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giovedì 27 gennaio 2022

MONGOLIAN ART

In tanti mi han chiesto, sapendo che ero stato nella sperduta Mongolia, cosa aveva di così diverso dall’Italia. Me lo son chiesto anch’io. La nostra guida di Ulan Bator, Nami una ragazza sui 30 anni, vedendoci curiosi pensò bene allora di portarci ad uno spettacolo di Mongolian Art in un grande teatro della capitale. Nel teatro -molto simile, anzi identico ai nostri- è tutto coloratissimo. Nemi ci spiega che assisteremo al meglio dell'arte mongola, musica, danze contorsionismo ecc. Un teatro mongolo in Mongolia, e quando mi ricapita?

Si fa buio, il sipario si alza. Musica simile a quella di Godzilla in sottofondo. Appare una orchestra di circa quaranta elementi, tutti vestiti di bianca seta con però in testa un cappellino rotondo rosso con la punta (nel pomeriggio avevo visto una foto dell’elefante reale con un cappellone simile).

Il direttore si inchina verso il pubblico e inizia a dirigere brani strumentali. Ogni pezzo è preceduto da una breve presentazione in mongolo e in inglese. Evidente l’intenzione di compiacere il turista occidentale, presentandogli una sorta d The Best Of. Gli strumenti sono diversi dai nostri, al posto dei violini hanno una sorta di sitar, il pianoforte è sostituito dal glockenspiel, i flauti hanno una conformazione diversa e così via. Il tutto produce un suono decisamente orientale.

Per fortuna i brani sinfonici durano poco. Poi é il turno di un donnone vestito di rosso stile Paciarotti che appena inizia a gorgheggiare devo trattenere uno sbuffo di risa. Dopo è il turno di un omone vestito tutto di bianco, che canta con lei un duetto lirico in mongolo, lì mi sono trattenuto ancora. Gengis Khan, nun te incazzà!

Per fortuna il livello si alza: cori, un atletico e muscolare balletto, l'orchestra che suona all'orientale We are the champions dei Queen (vi lascio immaginare il risultato con i flauti) e soprattutto un uomo da solo che con una semplice chitarrina, senza nessun fronzolo, canta una SPLENDIDA canzone su un uomo che cerca il suo cavallo usando la famosa trifonia dei mongoli. Tre minuti meravigliosi che valevano lo spettacolo, sono restato a bocca aperta. Un occidentale non riuscirebbe a cantare così. L'ho cercato invano su YouTube ma inutilmente, questo è quello che si avvicina di più. Come farvi capire? Non avevo mai sentito qualcuno cantare così.

(notare nel video gli esemplari del Cavallo di Przewalski, specie molto tozza e robusta di cavallo, presente solo in Mongolia)



Lo spettacolo di Mongolian Art da lì in poi è declinato: balletti insulsi, canzoni noiose, un esercizio di contorsionismo fatto da una bimba già visto però al circo tante volte, costumi coloratissimi con cui si nascondeva la pochezza di idee, maschere che dovevano far paura ecc. Dopo due ore finisce, certo non era entusiasmante ma neanche noioso dai, pieno di suoni e colori. Le eccezionali trifonie vocali però mi hanno toccato nel profondo.

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