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lunedì 31 gennaio 2022

 SAI CHE GIORNO E' OGGI?

Certo, oggi 31 gennaio è una ricorrenza indimenticabile per me. Oggi infatti in tutta Italia si festeggia SAN GIOVANNI BOSCO, l’umile prete piemontese che fondò nell’800 l’ordine dei Salesiani per i bambini disagiati, che tanto successo ebbe in tutto il mondo.

Sempre sia lodato e interessante ma a noi che ce ne cala?” Miscredenti, voi non siete andati come il sottoscritto a scuola dai preti (si capiscono tante cose di me dopo questa rivelazione, mi sa). Siete bestie di Satana e non potete sapere che il 31 gennaio 1934 Don Bosco venne canonizzato e dichiarato Santo dal Papa. Miscredenti senza Dio!

E come gran premio, da quel giorno per noi studenti dei Salesiani il 31 gennaio era sempre festa e non si andava a scuola! Eravamo gli unici studenti di Milano che avevamo la giornata libera! Eravamo AUTORIZZATI a bighellonare. Che soddisfazione.

Ed era bellissimo andare sotto le finestre delle altre scuole, soprattutto quelle dei Gesuiti figli di papà frequentati dal piccolo Mario Draghi, piene di studenti incollati ai banchi, e fare col braccio “Tiè! Tiè! Pappappero...e noi andiamo in giro e voi noooo! E noi adesso andiamo in Piazza Duomo a mangiarci un bombolone caldo e voi nooo!”. E loro ci guardavano con invidia invidiosa,

Goduria indimenticabile. Grazie Don Bosco!

Don Bosco ritornaaaa tra i giovani ancooooraaa...”



 COSA MI HA STUPITO IN QUESTA PANDEMIA

Molte sono state le mie "scoperte", nel bene e nel male, durante questa pandemia. Ne avevo parlato tempo fa (il fatto che la natura si riprendesse veloce gli spazi, che lo smart working fosse decollato, che a volte gli scienziati si comportano da primedonne, che ci adattiamo etc).
Qualcuno sorriderà delle mie ingenuità. A quelle considerazioni -che confermo- dell'agosto 2020 di "stupore" oggi ne aggiungo una ottava: NON IMMAGINAVO FOSSE COSI' DIFFUSA UNA TALE DIFFIDENZA ANTISCIENTIFICA.
Mi spiego: non era "sbagliato" essere di partenza un no-vax, anzi un po' di sano scetticismo è sempre lecito (soprattutto quando ci è entrata dentro la politica, che incasina sempre tutto). Ma io avverto sicuramente qualcosa di distorto e ottuso nell'ostinarsi oggi ad esserlo.
Nella Scienza non bisogna "credere", nella Scienza bisogna "avere fiducia" che è cosa ben diversa. La Scienza ci aveva poi insegnato a cambiare punto di vista e adattarci senza farne un dramma. O così mi ero illuso.
E invece noto tantissimi italiani no vax, anche se stime precise non si possono fare su un sentimento tanto sotterraneo. Ma non credo di sbagliare tanto se affermo che un italiano su dieci prova sentimenti no vax. Si ribella alle vaccinazioni, si oppone al Green Pass, si protegge a modo suo, cerca scappatoie etc.
Un italiano su dieci! Sarebbero… sei milioni! Son tantissimi! Non stiamo parlando di qualche isolato fuori di testa. Certo la stragrande maggioranza segue le indicazioni ma in tanti si "ribellano" (cambiatelo col verbo che volete).
Ecco, che i no vax siano così tanti mi ha stupito molto. E mi stupisce ogni volta che ci penso. Pensavo di vivere in un mondo diverso



domenica 30 gennaio 2022

 UN GESTO CHE CAMBIO' UNO SPORT

Nel 1968 ero bambino e quell'estate mi guardai tutta l'olimpiade di Città del Messico. Che forza! Che atleti! Che eroi! 

Rimasi come tutti impressionatissimo dal nuovo record per il salto in lungo di Bob Beamon (8.90), che sgretolò il precedente record mondiale di ben 55 centimetri Sembrava che stesse volando. Un salto nel futuro.

Ma questo in fondo fu niente in confronto alla nuova tecnica di salto in alto, quella attuata dall'americano Dick Fosbury. Lo vedemmo saltare in alto di schiena (la cosiddetta "tecnica Fosbury" appunto, oggi usatissima) e ricordo ci mettemmo tutti a ridere. Era buffissimo guardare un uomo saltare in alto ALL'INDIETRO così, sinora tutti adottavano il salto cosiddetto ventrale, di fronte.

Era un buffo gesto rivoluzionario. Che però funzionava! Aò, l'americano saltando in quel modo vinse la medaglia d'oro! Ricordo che il giorno dopo nei cortili tutti cercavamo di saltare in alto così. Cavoli è vero, molto meglio.

Grazie Fosbury!



sabato 29 gennaio 2022

 IL VECCHIO MARINAIO

“Tommaso, a che età ha iniziato a fare il marinaio?”
“Dai 13 anni fino ai 30, quando sono venuto su a Milano dalla Sicilia. La parte più bella della mia vita l’ho trascorsa in mare. Che bei ricordi.”
”E allora perché sei venuto a Milano?”
“Eh, per noi c’era sempre meno lavoro. Una vita troppo dura. Per mantenere la mia famiglia ho dovuto emigrare.”
“Però il mare ce l’hai sempre nel cuore, noto.”
“Sempre. C’era un punto con il mare limpidissimo. Quando mi tuffavo restavo a braccia e occhi aperti, guardavo in basso e mi sembrava di volare nel cielo. Tutto un blu meraviglioso. E poi la sera ci facevamo le canne e guardavamo il tramonto. Io ero il più giovane e avevo il compito di rollare.”
“Vita di bordo, tutti uniti.”
“Eh sì, una volta però abbiamo fatto una stupidata. Era un pomeriggio caldissimo, c’erano almeno 50°, la bonaccia con il mare calmo e il comandante stava schiacciando un pisolino, così ci siamo tuffati. Solo che abbiamo commesso un errore…”
“Quale, Tommaso?”
“Eravamo così intenti a nuotare che la nave in pochi minuti si era allontanata a più di cento metri ed era sempre più lontana. Meno male che ero giovane e nuotavo alla svelta. Che paura però quella volta, come si è incazzato il comandante!”
“E’ stata la volta che in mare hai avuto più paura?”
“No e nemmeno con una tempesta forza 7 ho provato una paura simile come una notte...”
“Che è successo?”
Stavamo andando a caccia di pescispada. Un lavoro duro, ma eravamo abituati a lottare e usavamo ami grandi come un braccio solo che una notte c’era qualcosa in mare che stava tirando con una resistenza fortissima. Ci siamo messi in dieci e quando abbiamo recuperata la lenza era senza preda. Ma ho avuto una sorpresa enorme e ho cominciato a tremare.”
“Cosa hai visto?”
“L’amo a forma di gancio... era diventato dirittissimo, come un enorme stuzzicadenti di ferro. In nome di Dio, che bestia di Satana poteva avere avuto una simile forza? Cosa c’era sotto di noi?”


COME FARE IL PRUGNOLINO

 Mio padre si è dilettato per un certo periodo della vita a produrre liquori ad uso e consumo casalingo. La sua specialità era il Prugnolino, un liquore al buonissimo sapore di prugna. Ne produceva solo qualche litro e non ci volle mai rivelare il segreto della sua fattura.

Oltre ad essere infatti buonissimo, il liquore non era affatto torbido o venato o poco amalgamato, era invece molto puro. Da escludere che mio padre ci avesse spremuto delle prugne, come avevo pensato all'inizio, o le avesse lasciate a macerare come si fa con altri frutti. Ma allora come aveva fatto? Lui sogghignava sotto i baffi. Mistero.

Fino a quando una sera capitai a casa loro e scopri il suo segretissimo segreto artigianale. Dentro un boccione di alcool purissimo aveva semplicemente infilato una ventina di semi di prugna. Poi si metteva davanti alla tv con il boccione sulla pancia e lo faceva rotolare mentre guardava i programmi. Sera dopo sera.

Aveva "scoperto" che rotolando nell'alcool pian piano i semi trasudavano un liquido al sapore di prugna. In un paio di mesi di giravolte davanti alla tv il liquore era pronto, viola e saporitissimo. Dopodiché toglieva i semi e tappava la bottiglia dal liquido ambrato.

Olè! Come ottenere un ottimo liquore senza spendere nulla, solo con tanta pazienza. Ho scoperto allora che la pazienza unita alla costanza sono i segreti per chi vuol fare una buona cosa. Buono a sapersi.



giovedì 27 gennaio 2022

MONGOLIAN ART

In tanti mi han chiesto, sapendo che ero stato nella sperduta Mongolia, cosa aveva di così diverso dall’Italia. Me lo son chiesto anch’io. La nostra guida di Ulan Bator, Nami una ragazza sui 30 anni, vedendoci curiosi pensò bene allora di portarci ad uno spettacolo di Mongolian Art in un grande teatro della capitale. Nel teatro -molto simile, anzi identico ai nostri- è tutto coloratissimo. Nemi ci spiega che assisteremo al meglio dell'arte mongola, musica, danze contorsionismo ecc. Un teatro mongolo in Mongolia, e quando mi ricapita?

Si fa buio, il sipario si alza. Musica simile a quella di Godzilla in sottofondo. Appare una orchestra di circa quaranta elementi, tutti vestiti di bianca seta con però in testa un cappellino rotondo rosso con la punta (nel pomeriggio avevo visto una foto dell’elefante reale con un cappellone simile).

Il direttore si inchina verso il pubblico e inizia a dirigere brani strumentali. Ogni pezzo è preceduto da una breve presentazione in mongolo e in inglese. Evidente l’intenzione di compiacere il turista occidentale, presentandogli una sorta d The Best Of. Gli strumenti sono diversi dai nostri, al posto dei violini hanno una sorta di sitar, il pianoforte è sostituito dal glockenspiel, i flauti hanno una conformazione diversa e così via. Il tutto produce un suono decisamente orientale.

Per fortuna i brani sinfonici durano poco. Poi é il turno di un donnone vestito di rosso stile Paciarotti che appena inizia a gorgheggiare devo trattenere uno sbuffo di risa. Dopo è il turno di un omone vestito tutto di bianco, che canta con lei un duetto lirico in mongolo, lì mi sono trattenuto ancora. Gengis Khan, nun te incazzà!

Per fortuna il livello si alza: cori, un atletico e muscolare balletto, l'orchestra che suona all'orientale We are the champions dei Queen (vi lascio immaginare il risultato con i flauti) e soprattutto un uomo da solo che con una semplice chitarrina, senza nessun fronzolo, canta una SPLENDIDA canzone su un uomo che cerca il suo cavallo usando la famosa trifonia dei mongoli. Tre minuti meravigliosi che valevano lo spettacolo, sono restato a bocca aperta. Un occidentale non riuscirebbe a cantare così. L'ho cercato invano su YouTube ma inutilmente, questo è quello che si avvicina di più. Come farvi capire? Non avevo mai sentito qualcuno cantare così.

(notare nel video gli esemplari del Cavallo di Przewalski, specie molto tozza e robusta di cavallo, presente solo in Mongolia)



Lo spettacolo di Mongolian Art da lì in poi è declinato: balletti insulsi, canzoni noiose, un esercizio di contorsionismo fatto da una bimba già visto però al circo tante volte, costumi coloratissimi con cui si nascondeva la pochezza di idee, maschere che dovevano far paura ecc. Dopo due ore finisce, certo non era entusiasmante ma neanche noioso dai, pieno di suoni e colori. Le eccezionali trifonie vocali però mi hanno toccato nel profondo.

mercoledì 26 gennaio 2022

UN CAPOLAVORO SUONATO MERAVIGLIOSAMENTE

 Questa è una di quelle canzoni che resteranno: KASHMIR dei Led Zeppelin, Il riff di chitarra è geniale e scopiazzatissimo e qui il gruppo inglese viene accompagnato da una DOPPIA orchestra, occidentale ed egiziana, tanto per far capire come la doppia anima del brano sia un miracolo.

Una versione esaltante e commovente di un capolavoro. Musicisti più che professionisti, ispirati da un dio dionisiaco. Ed è incredibile notare nel finale come il gruppo riesca a trascinare e far improvvisare una intera orchestra.

"Oh let the sun beat on my face with stars to fill my dreams

I am a traveler of both time and space to be where I have been"



lunedì 24 gennaio 2022

L'EREDITA' DI BOB MARLEY

 Glenn Gould, stimatissimo pianista classico, parlando di Mozart disse che in fondo era un bene che fosse morto così giovane. Altrimenti Amadeus avrebbe scritto pagine e pagine di musica talmente meravigliosa che per secoli si sarebbe suonata solo la sua, senza lasciare spazio agli altri.

L’ho sempre considerata una sciocchezza, una provocazione quando ultimamente mi sono accorto che nei tempi moderni in fondo è successa una cosa simile con Bob Marley.

Bob Marley ha ucciso il reggae. In vita ha infatti registrato canzoni così belle e indimenticabili che nessuno dopo la sua morte (1981) si è sobbarcato la sua eredità. Troppo ingombrante, il reggae è morto con lui, ritornando dentro i piccoli confini della Giamaica.

Paradossalmente infatti da allora per il reggae c’è il deserto e non so se Bob ne sarebbe contento. Qualcuno sa elencare qualche canzone o qualche artista reggae recente di caratura internazionale? Nessuno si azzarda a proporsi come il “nuovo” Bob Marley. Un paradiso cristallizzato in una immagine di 40 anni fa e che da lì non si è più spostato.

Che peccato. Eppure io sono convinto che qualcosa si può, si deve ancora dire. Che non è tutto finito, le potenzialità di sono. Troppo facile sostenere che la musica reggae è finita con la generazione di Bob Marley. Non so se riesco a farmi capire, non bisogna essere egoisti e ripetere "eh, ai miei tempi...", dì certo Bob è stato un gigante ma adesso aspetto le nuove generazioni per una rinascita.






domenica 23 gennaio 2022

SEI DI DESTRA O DI SINISTRA?

 Fin da ragazzo io mi sono sempre sentito a “sinistra”, politicamente parlando, e ho sempre votato di conseguenza. Chiamatemi zecca, buonista, extraparlamentare etc, mica è una novità.

Tempo fa mi sono però chiesto: “Al di là di quello che dico di essere ma io realmente cosa sono?”. Mi era infatti capitato di leggere i discorsi di alcuni seri esponenti della Destra (non i cialtroni che si vedono in tv) e in alcuni punti… avevo sentito in me con sgomento una certa risonanza. Il rispetto per la tradizione, la concordia e pace sociale (non certo quella imposta a colpi di manganello), la libertà imprenditoriale, il patriottismo e altri punti mi trovavano stranamente concorde.

Oh cavoli e se avessero ragione? Ma io allora in politica dove mi colloco veramente? Dovevo scoprirlo e risolvere questo dubbio esistenziale. Per tagliare la testa al toro mi sono buttato in uno di quei test molto lunghi e con domande scomode che ci sono su internet. Finalmente il web serve a qualcosa. Se volete farlo anche voi questo secondo me è uno dei migliori: The Political Compass . Questo è stato il mio risultato:

Sì, insomma sono a sinistra ma non COSI’ a sinistra, libertario ma con moderazione. Ah, ma allora... Certo da quello che risulta non sono un barricadero o un estremista. Si potrebbe quasi dire che sono un uomo di (gulp!)… centro. E se devo essere sincero con me stesso il test ci ha preso, è così che in effetti mi sento.

Tendenzialmente di “sinistra” ma in fondo disponibile ad ascoltare e seguire qualunque voce che sia diversa dalla mia, anche se con un colore diverso. E gli estremismi non mi piacciono, anzi si può dire che più invecchio meno mi aggradano.

Però...però c’è un problema: in Italia il “centro” è stato sp#ttanato da 50 anni di Democrazia Cristiana, al punto tale che oggi se dici “sono un uomo di centro” non ci fai una bella figura. Bisogna decidere, o stai di qui o stai di là.

Per cui a chi mi chiede da che parte sto io rispondo “sinistra” ma io so dentro di me che la risposta è un filo più articolata.

sabato 22 gennaio 2022

 PERCHE' SIAMO ARRIVATI AD UN LIVELLO IN CUI L'INTELLETTUALISMO E' DISPREZZATO NELLA SOCIETA'?

Perché i cosiddetti "intellettuali" in genere se lo meritano.
Essere infatti un "intellettuale", avere una vasta cultura, usare un linguaggio preciso, esprimere una grave opinione su eventi importanti etc comporta infatti un serio pericolo, di cui molti "intellettuali" non si rendono mai conto malgrado la loro cultura: la perdita di umiltà.

Essendo "diversi" dagli altri si sentono in definitiva "superiori" e si perdono in complicate e astruse teorie che tanto il volgo non può capire, espresse poi con un linguaggio forbito per rimarcare la loro diversità.
Guardate, è il modo migliore per farsi ridere dietro ed essere disprezzati. Quanti ne ho visti così in questi anni. Esempi ce ne sono a bizzeffe, dai politicanti a Sgarbi (….) ai cosiddetti "scienziati" e "tuttologi". Robe da vergognarsi.
Il rimedio per evitare le accuse di "intellettualismo" ho visto che in fondo sono tre: umiltà, semplicità, buon umore. Umiltà (sapere riconoscere i propri limiti), Semplicità (sapere spiegare un concetto complesso in parole semplici). Buon Umore (essere divertenti e non pallosi)

Esempi per me illuminanti di questo, fari nella notte su "come essere un vero intellettuale", sono Isaac Asimov e Albert Einstein: studiosi coltissimi e intelligentissimi, che riuscivano a farti capire concetti complicati ma in maniera semplice e spiritosa. Ascoltandoli c'è sempre da imparare.

Altrimenti, se non sei capace di adattarti e spiegare in maniera semplice e gradevole puoi sempre rifugiarti nella tua torre d'avorio. Non lamentarti però se dopo verrai isolato e in fondo disprezzato. Dire bene la verità, solo i grandi ci riescono.


giovedì 20 gennaio 2022

A COSA SERVE IL FUNERALE

Oggi parlerò di un argomento triste, per motivi che spiegherò poi, chi vuole eviti.

E‘ noto che la cerimonia del FUNERALE assolve a vari compiti sociali. Senza entrare troppo nello specifico, col servizio funebre il morto dà l’addio alla comunità dei vivi e tutti ricordano la sua memoria. Dopo le esequie inizierà il periodo del lutto, tanto più intenso e prolungato quanto più forte era il legame con lo scomparso. Il “periodo di lutto” è importantissimo, parlo da psicologo ma lo si intuisce: i vivi affrontano il dolore della morte e, poco a poco, se la lasciano alle spalle e possono tornare a vivere tra i vivi. Ho semplificato un processo inevitabile e doloroso ma necessario, guai se non parte.

Un esempio del passato: affrontai lo stesso tema anni fa, da neolaureato in Psicologia, ai tempi dei DESAPARECIDOS argentini, giovani fatti “sparire” dai despoti Vileda e Pinochet per il Cile. Già le storie erano brutte, ma c’era un risvolto ancora più brutto. I parenti dei ragazzi, non sapendo bene se erano vivi o morti, passavano anni e anni (penso alle madri) in attesa nella vana speranza che tornassero. Era una tortura nella tortura. Il “lutto”, non essendoci stata una dichiarazione di morte ufficiale, non poteva iniziare e oscillavano per anni tra dolore e attesa. Terribile, uno strazio eterno.

Senza andare tanto lontano, anche in Italia con i casi di LUPARA BIANCA (gente fatta sparire e mai più ritrovata) tra i familiari si viveva uno stato di incertezza simile, sino a quando veniva pietosamente emessa, 10 o 20 anni dopo, una dichiarazione di morte presunta.

Un esempio di questi anni: non so altrove, ma qui a Milano non si incontrano più funerali per strada, da fermarsi e togliersi il cappello. E’ anni che non ne vedo uno, eppure la gente continua a morire, c’è quasi un TABU’ della morte. Una rapida cerimonia in chiesa e poi ci si incontra al cimitero per l’inumazione della salma. Tutto quasi di nascosto.

Un esempio del presente: quando giro sui vari SOCIAL di internet noto che ormai… ormai sono pieni di morti. Facebook è diventato un enorme cimitero. Vedo tanti nomi di amici e amiche ormai scomparsi, profili che brillano vivi e scintillanti ed è un dolore notarli ogni volta. Qualcuno è segnato a lutto ma tanti altri no. Sono morti, sono morti, perché ci ostiniamo a farli vivere? La inesorabile morte viene negata e a me, che li ho nel cuore, non rimane che piangerli di nascosto.



mercoledì 19 gennaio 2022

QUANDO SI RAGGIUNGE LA PACE DEI SENSI?

Porcaputt@na!”

“Cosa c’è Gavino? Possibile che sei sempre arrabbiato?”

“E’ questo kazzo di catetere che mi han messo gli infermieri e che mi fa un male cane! Non ne posso più, ora me lo levo da solo!”

“Ma sei matto? Stai bono Gavino, fai fare agli infermieri dell’ospedale! Gesù, un compagno di stanza cocciuto come te mai.”

“Mi fa male kazzomerda, non ne posso più! Che già non mi tira più se poi mi fa male è la fine! Manco per pisciare mi serve!”

“Oddio Gavino cosa mi tocca sentire, ma tu in che anno sei nato?”

“Nel 1929, classe di ferro.”

“Quindi adesso hai 93 anni e ancora fai questi discorsi del cavolo?”

“Eh, una volta andavo a ballare il tango a Porta Genova a Milano e le castigavo tutte. Ballavo con una, mi si alzava il pippo, andavo in bagno, mi facevo una sega e ritornavo a ballare. Ma si alzava ancora!”

“Eh, bei tempi quelli.”

“Tra 1945 e il 1950 dopo la guerra in Italia c’era una euforia incontenibile. Andavamo tutti in viale Zara, aspettavamo le commesse all’uscita, ne prendevo una e via a trombare in albergo!”

“Il porno nonno sboccato come compagno di camera mi mancava. E per quanto tempo sei andato avanti così?”

“Fino al 1952, poi mi sono sposato con Mara, una di Pianosa, guarda che bella ragazza!”

“Bella. Bella foto.”

“Quando l’ho sposata era ancora minorenne, è venuto suo padre a firmare. Guarda, guarda le altre foto del mio matrimonio, guarda che belle cosce hanno quelle di Pianosa!”

“Mi sa che dopo il matrimonio non ti sei calmato molto. Comunque quanta vitalità che hai, Gavino.”

“Tu ce l ‘hai la ragazza? Fammi vedere che cosce tiene.”

“Buono Gavino, a cuccia che sei sposato!”

“No no, non più, mia moglie è morta nel 2002, Mara Mara... (si commuove)...era una santa! Dopo mi sono messo con una di Manfredonia, ma era una stronza che mi prendeva in giro perché non mi tirava più bene!”

“Ma scusa, tu quanti anni avevi?”

“Quasi 80.”

“Ci sta ci sta. E tu allora cosa hai fatto?”

“L’ho mandata a fanculo e adesso vado al bar del paese a giocare a scopa. Mi diverto di più e ai tornei non mi batte nessuno, porcaputt#na. Fante cavallo e re!”




 E' VERO CHE "LA MELA NON CADE MAI LONTANO DALL'ALBERO" E CHE I FIGLI ASSOMIGLIANO AI GENITORI?

La Psicologia cosa dice a riguardo? È vero che i figli assomigliano sempre ai genitori e seguono il loro destino?
No. Capita spesso ma ci sono state troppe eccezioni.
Ogni caso è a sè, si è visto che non sono automatismi. Siamo infatti esseri umani, e questo vuol dire che non ci sono regole valide per tutti. Molte persone per esempio che hanno avuto infanzie povere, comuni se non disastrose etc, ne sono uscite alla grande.
Sigmund Freud era figlio di un fallito, Ray Charles crebbe cieco con la madre poverissima, il pastorello Giotto disegnava sui sassi, nel paesino dove viveva tutti prendevano in giro il ragazzino albino Andy Warhol, Gesù era figlio di un falegname, nessuno conosce le origini di Spartacus, Giovanna d'Arco era una semplice pastorella… eccetera si potrebbe andare avanti a lungo.
Dobbiamo stare attenti ai nostri pregiudizi, a volte la mela rotola veramente lontano. I nostri figli possono anche assomigliarci, ma andranno in posti e sapranno cose che noi nemmeno immaginiamo. Il futuro è sconosciuto.
Per esempio, chi è questa ragazza? Che ne sarà di lei?


 UNA DONNA PUO' CHIEDERE LA "PROVA D'AMORE" AD UN UOMO?


Certamente. La cantante jazz Julie London negli anni '50 affrontò proprio questo tema in "Cry me a river", la prova che una donna si aspetta da un uomo.

E la sua era una richiesta assai particolare. Una grande prova. Niente draghi o lune, qualcosa di molto più personale.

"Ora dici che mi ami, faresti tutto per me,
È tutta notte che lo dici
Bene, allora se è così piangi,
Io ho pianto un fiume di lacrime per te.
Adesso dici che sei pentito
Di avermi raccontato così tante bugie
Bene, allora piangi per me
Io ho pianto un fiume di lacrime per te
Mi hai ferita, umiliata, delusa
E non hai mai sparso una lacrima
Dicevi, me lo ricordo bene,
Che l'amore è una sciocchezza
Che era meglio non illudermi
E ora sei tornato e dici che ti senti solo
E faresti qualunque cosa per me
Forza allora, piangi, piangi per me,
Io ho pianto un fiume di lacrime per te
Io ho pianto un fiume di lacrime per te "
(1956)


 RAGAZZI SORDI


Anni fa nelle serate ai pub di Milano spesso capitava un fatto curioso. Eravamo lì a bere una birra e farci quattro chiacchiere, quando arrivava un ragazzo che senza dire una parola e rapido appoggiava sul tavolo qualcosa e poi se ne andava. Più veloce di un fulmine.

Cosa aveva lasciato sulla tovaglia? In genere pupazzetti ninnoli lavoretti accendini colorati robe così. Allegato c'era pure un bigliettino: Cooperativa di Ragazzi Sordi per imparare un lavoro artigianale. Ci andava di contribuire?

Dopo un po' il ragazzo sordo tornava e, aiutandoci con i gesti e con gli occhi, spesso compravamo qualcosa (andavano molto i braccialetti da regalare alle morose).

I ragazzi sordi erano timidissimi e sfuggenti, andavano sempre di fretta. Mai riuscito a "bloccarne" qualcuno. Rifiutavano sempre una birra. Si sentivano diversi, forse avevano una qualche paura.

Chissà se era vera la storia della cooperativa, mi è da allora rimasta la curiosità.

Probabilmente sì: vendevano piccole cose innocue ed erano troppo spaesati. Cercavano con timidezza il loro posto nel mondo, come li capisco ora.


 COSA HO CAPITO OGGI

Entrai in casa trionfante. "Sono tornato! E mò so' cazzi! Riprendo ufficialmente il comando dei miei possedimenti! E ora... ora so cosa fare!".
Ero stato ricoverato una settimana in ospedale per dei controlli (cose che capitano quando hai una salute delicatina come la mia), una settimana a purè e budino, minestrine e tè. Che roba triste, necessaria ma triste.
Non ce la facevo più. Appena giunto a casa l'avevo promesso: mi sarei abbuffato con una mega spaghettata, altroché. Me la meritavo dopo tanta ristrettezze. Erano giorni che la sognavo.
Preparai un rapido piattone ajo e ojo, porzione ignorante, mi avventai su di essa e... dopo due forchettate allontanai il piatto. Mi dava la nausea, ero già pieno. Di già? Di già. Il piatto mi guardava speranzoso ma mi spiace ragazzi non me la sento. Gli spaghetti fecero un ooohhh di delusione.
Eppure le avevo sentite anch'io le storie dei naufraghi che erano morti per essersi abbuffati dopo un lungo digiuno. Anche il mio corpo doveva riabituarsi piano piano alla normalità? Si vede che dopo un settimana di purè non ero poi così diverso da loro.
Il fantasma di mia nonna che esortava alla moderazione comparve al mio fianco. In ogni caso ho capito oggi che lo stomaco ha le sue regole che la mente non ha, che alla mia veneranda età (60) vince lui e che mi devo anche se a malincuore adattare. Non sono più tanto giovane e scemo, che facevo quello che volevo. Anzi scemo lo sono ancora ma meglio imparare.
LESSON: la prossima volta che sei reduce da una lunga astinenza vai pianino, bello mio, sennò rischi di sgangherarti subito. Ecco quello che ho capito oggi. Amici spaghetti, tornerò ve lo giuro e vi finisco, abbiate fiducia. Ci metterò solo un po' di tempo.


domenica 9 gennaio 2022

 UN ABITO SU MISURA


Non so altrove, ma a Milano è considerata una raffinatezza indossare abiti cuciti su misura, soprattutto se hanno le tue iniziali ricamate sopra.
Mia nonna Emilia, quella santa donna, fece qualcosa in più. Essendo stata da giovane una sartina provetta, mi cucì un bellissimo maglione con il nome LUCA ricamato a lettere d'oro all'altezza dell'appendicite. Andavo in giro tutto orgoglioso con il mio bellissimo maglione, esemplare unico, irripetibile e specialissimo.
Solo che una mattina, complice fretta e sbadataggine, lo indossai al contrario ed entrai in classe indossando la vistosa scritta ACUL sulla pancia.

Quanto mi hanno preso in giro. Rovesciai subito il maglione ma era troppo tardi. Per tutti ero diventato Acul e venni nel corso dei secoli perculato cosi: "Acul, vai alla lavagna... Acul, presentati volontario" etc. Son cose che segnano. Un professore addirittura una volta intervenne intimando di piantarla (senza sapere che così aveva firmato la mia condanna a morte).
Ho fatto fatica a liberarmi di quel soprannome. Da quel giorno solo abiti anonimi. La mia idea della delle bolge demoniache ancora oggi è entrare in un luogo dove tutti i diavoli mi chiamano Acul e intanto sghignazzano. Maledetti. 


sabato 8 gennaio 2022

 QUALI PERSONAGGI FAMOSI SONO MORTI GIOVANI?

"Muore giovane chi è caro agli dei", diceva il poeta Menandro. Forse per consolare i vivi, noi brutti che restiamo alla nostra brutta vita e diventiamo vecchi senza merito. Che nostalgia quando ripenso alla giovinezza, il cui ricordo mi incenerisce, alla forza che non sapevo di avere.
Perché non occorre vivere tanto per diventare immortali, si può fare qualcosa di importante e fondamentale anche da giovanissimi. Penso alla principessa Pocahontas, morta di TBC a 22 anni (senza di lei la storia degli USA sarebbe molto diversa), stessa età di Buddy Holly ma per lui fu fatale un incidente aereo. Chissà quante altre belle canzoni avrebbe scritto Buddy.
Nello stesso incidente aereo perì il giovanissimo Richie Valens (17), che tutti conosciamo per La Bamba. E fu invece l'eroina a stroncare a 21 anni l'indimenticato e maledetto Syd Vicious, bassista punk dei Sex Pistols.
Anche Billy the Kid, leggendario bandito del west e simbolo di libertà, morì a 21 anni, ma ucciso dall'ex amico Pat Garrett, nel frattempo diventato sceriffo. E qualcun si ricorda ancora dello studente di filosofia Jan Palach, che si immolò a 21 anni dando inizio alla Primavera di Praga?
Chi poi ha avuto una vita più breve, intensa, affascinante e misteriosa? La pulzella Giovanna d'Arco (19) o il faraone Tutankhamon (18)? Nessuno però batte Anna Frank, che ha scritto un capolavoro a 15 anni prima di essere stroncata dal tifo in un campo di concentramento.
Sono casi eccezionali certo, ma mi insegnano insomma che non è necessaria la maturità per compiere qualcosa che resterà nella memoria. E chissà quanti altri ho dimenticati. Ragazzi voi brillerete per sempre.


 GLI OCCHI DI STANLIO

Stan Laurel, la vera mente nel noto duo comico di Stanlio e Ollio, aveva le iridi così chiare e azzurre che i primi filmati in b/n non riuscivano a fissarle e sembrava cieco. A lui del resto non importava, voleva fare il regista e scrivere i copioni, per fortuna hanno insistito.
La tecnologia migliorò, il problema venne superato e la coppia ha regalato momenti indimenticabili. Io sono cresciuto a Stanlio e Ollio.


venerdì 7 gennaio 2022

 L'HO LETTO SU INTERNET = ME L'HA DETTO MIO CUGGINO

Verificare, verificare sempre. Confrontare, cercare le fonti, non fermarsi alle prime impressioni (per quanto suggestive), farsi una idea propria. Internet è un punto di partenza, non di arrivo.



giovedì 6 gennaio 2022

 REGALARE COSE BUONE

L'Universo è dolce. E il Signore nella sua infinita bontà volle concretizzarlo a Milano, in via Tibaldi 48 vicino alla casa dove abitava mia nonna.
Era un negozio con un delicato nome IL CARAMELLAIO, frequentato dal Luchino sin da quando era alto così e da altri bambini con la stessa devozione che oggi si vede a Lourdes.


Quattro vetrine con esposto ogni ben di Dio in forma dolciaria. Ci passavo mezzore a sognare e contemplare torte, cioccolatini, meringhe, caramelle di ogni forma e colore, dolci, pasticcini ahhh che sublimità. Chissà se esistono negozi così in altre città ma dubito, contro Il Caramellaio non può competere nessuno.
Un ricordo spicca su tutti. Dovete sapere che nei giorni prima della Befana Il Caramellaio era pieno così. Tutti che volevano dolci da mettere nella calza dei bambini e lui faceva affari d'oro.
E un indimenticabile pomeriggio… mia nonna mi prese in disparte e sussurrò: "Luca, tieni 5.000 lire, vai dal Caramellai a prendere i dolci per la calza di tua sorella".
Erano soldi, era quasi mezzo chilo di caramelle. Sapevo cosa fare: c'era uno scaffale pieno di tipo di dolciumi, dovevo solo prendere un sacchettone di carta e riempirlo a volontà. Per me era come entrare nella grotta di Alì Babà, era la felicità.


Tutto, tutto ho preso: praline, gocce alla menta, stringhe di liquerizia, bon bon al cioccolato, gommose, geleès, confetti, cicche, caramelline alla rosa, al caffè, al limone, all'arancio, al cocco, uvetta, noccioline, pistacchi…
Tornai a casa col mio bel sacchettone e un sorriso grande così.