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sabato 26 giugno 2021

 SEI MAI ENTRATO IN UNA MOSCHEA?

Tanti anni fa, visitando un paese mussulmano accompagnato da una guida locale, entrai per curiosità in una moschea al momento vuota. I sacerdoti, in tunica e baffoni, mi vennero subito incontro ma la mia guida li tranquillizzò spiegando che ero un innocuo turista con gli occhiali (non so perché questo dettaglio li rassicurò molto).
Io intanto mi guardavo in giro.

L’impressione era molto diversa dall’entrare in una delle nostre chiese. Era praticamente un grande spazio vuoto, ricoperto da tappeti. Non c’erano altari o panche e alle pareti non era appesa nessuna immagine ma pochi arabeschi su sfondo azzurro. Rimasi stupito da un ENORME lampadario sulla mia testa che illuminava discretamente il grande spazio rotondo.
L’impressione era… di serenità. Anche un estraneo come me capiva che quello era un posto diverso dagli altri e sacro (sacer in latino vuol dire appunto separato). Il silenzio, la mancanza di immagini e di addobbi conferivano una idea di essenzialità che a noi francamente manca.
Anche visitando un tempio buddista provai la stessa impressione. In una chiesa cattolica ovunque ti volti c’è qualcosa da guardare, spesso sofferente (il vincente cattivo gusto del cristianesimo è noto in tutto il mondo). Qui, il nulla.
In una nicchia intravidi un libro verde, il Corano. Lo presi e iniziai a sfogliarlo. Con la coda dell’occhio intravidi che i sacerdoti allarmati non perdevano ogni mio gesto. Ovviamente essendo in arabo non ci capivo niente e dopo qualche pagina feci per rimetterlo a posto ma un sacerdote mi fermò. Prese lui il libro, lo “spolverò” dicendogli sottovoce qualcosa e poi inchinandosi lo rimise lui a posto. Mi senti proprio un infedele che era entrato a contatto con qualcosa di più grande di lui.
Io e la guida uscimmo per tornare in albergo. Presi in silenzio una decisione, di leggermi tornato a casa il Corano. Avevo già letto i Vangeli e gran parte della Bibbia anni prima e vi ho raccontato come è andata a finire (male, persi la fede), magari stavolta trovavo qualcosa di diverso. Me ne procurai una copia in italiano, lo lessi da cima a fondo e fu una lettura sorprendente. Ma di questo ve ne parlerò un’altra volta.
Quel giorno la guida mi confessò una cosa. Era un ragazzo locale con cui parlavo un misto di franco-anglo-italiano-lingua dei gesti e ci capivamo, era un ragazzo intelligente e alla fine gli lasciai una bella mancia (che loro chiamano “zucchero”). Mi rivelò che si era stupito che mi avessero lasciato entrare, ai non mussulmani di solito l’entrata in una moschea è interdetto. “Beh -pensai-, meno male che le Crociate son finite, i tempi son cambiati”.
Era il 2003, chissà se ancora c’è la stessa tolleranza.



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