UNA BRUTTA ESPERIENZA
“Cos’è
quello?”
“Quello cosa?”
“Quella sorta
di…di pallone azzurro di plastica sopra il tuo letto.”
“Ah quello. Si
chiama Ambu, è il mio polmone di scorta. Lo uso ogni mattina per la ginnastica
respiratoria.”
“Ah perché,
esiste la ginnastica per respirare?”
“Certo. L’Ambu
soffia l’aria dentro i polmoni e me li allarga. Che bello sentirsi dilatare i
polmoni, la gente normale non ci fa più caso ma respirare è bellissimo.”
“Come mai
questa ginnastica?”
“La
insufficienza respiratoria è uno dei regali della mia malattia. Con la sclerosi
multipla respiro male, ho sempre “fame d’aria”. L’Ambu mi serve appunto per
evitare l’inferno.”
“Eh?”
“La settimana
scorsa, mentre ero solo in casa, ho passato una esperienza indimenticabile.”
“Indimenticabile?
Interessante, racconta.”
“E’ iniziato
tutto banalmente. Mi era andato di traverso qualcosa ma anche se sforzavo non
riuscivo a tossire, la malattia proprio in quel momento mi aveva bloccato la
gola. Non riuscivo più a respirare, non avevo più aria ed ero entrato in apnea.
Mi è arrivato addosso il panico, ero diventato in pochi secondi un fascio di
nervi.”
“Come negli
attacchi d’asma.”
“Una cosa
simile. E’ stato terribile, non ci crederai ma ho creduto seriamente di morire.
Ho pensato “muoio soffocato, oddio muoio, mi ritroveranno freddo”. L’aria mi
circondava ma non riuscivo a farla entrare dentro.”
“Te la sei
vista brutta insomma. Ma è un pericolo immaginato o è qualcosa che è già
successo?”
“Purtroppo è
già successo. Non dimenticherò mai quei pochi metri in apnea per andare al
divano, prendere l’Ambu, ficcarmi il tubo in gola e finalmente respirare. Se in
quei momenti inciampavo e cadevo ero morto.”
“Ma non c’era
nessuno ad aiutarti?”
“La gatta, che
chissà cosa pensava vedendomi annaspare e rosso in faccia. Nel suo mondo la
sclerosi multipla deve essere una malattia da prede.”
“Beh, anche se
abbacchiato comunque sei ancora tra noi a romperci le balle. Dai, è finita.”
“Sì, sono
vivo. Ma da allora tengo l’Ambu sul letto a portata di mano. Ho avuto troppa
paura quel giorno, pensavo veramente che la mia ora fosse arrivata.”
“Senti, ma si
rivede tutta la propria vita?”
“Dopo ci ho
pensato. No, non ho rivisto niente però ricordo che un pensiero è arrivato come
un lampo: ciò che è stato è stato, non ti affannare più, il tempo è finito. Con
le ultime forze ho afferrato l’Ambu, ho respirato ancora e la vita è tornata.”
“Meno male,
dai, tutto è bene ciò che finisce bene.”
“Dante aveva
ragione, sai? I gironi dell’inferno sono tanti.”
“Milioni di milioni.”
“Tu ci
scherzi, ma con questa malattia l’inferno in forme sempre diverse lo sperimento
ogni giorno. E meno male che in questi casi ho l’Ambu, l’amico fedele che dorme accanto a me.”
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