LA TESTA IN MEZZO
“…al mio tre
vi sveglierete…e uno… e due…e tre!....bene, bene, piano piano riprendete
contatto con il vostro corpo, con la luce, con il materassino sotto di voi, con
ciò che vi circonda… Allora, come è andata la vostra prima seduta di Training
Autogeno? Qualcuno del gruppo vuole parlare?...Nessuno?...Ah, eccone uno che
alza la mano. Dicci chi sei.”
“Mi chiamo
Luca. Molto bello. Sono ancora scombussolato. La prima volta è stata
meravigliosa, profonda. Lei ha un timbro di voce che mi ha rilassato molto.”
“Grazie. Che
sensazioni hai provato? Le vuoi condividere con noi?”
“Dopo un paio
di minuti che lei parlava pacata sono riuscito a prendere il ritmo, ero con gli
occhi chiusi e immaginavo ad ogni respiro di spostare un velo. Sentivo quasi
come…una assenza del mio corpo… Non so come definirla.”
“Molti dicono
che percepiscono le loro estremità, mani e piedi, diventare sempre più caldi.”
“Sì sì,
verissimo! Ero completamente rilassato. La seconda volta invece malgrado tutto
non sono riuscito a trovare l’occhio del ciclone. Il training autogeno era
iniziato bene, mi stavo abbandonando… immaginavo di correre in un viale
alberato…poi ho pensato ad una barca che scivolava sul mare. E io che sprofondavo
in un mare tiepido, sempre più giù e ho pensato: ma è possibile essere immersi
e respirare?”
“Se non ci si
mettesse la testa di mezzo, eh Luca?”
“Beh, io
penso. Mi piace mettere la testa in mezzo, mi piace pensare.”
“Conosco altre persone come te,
ne ho incontrate parecchie in questi anni e tutte erano affette da una grave malattia.”
“Quale?”
”La malattia del pensare. Si può
guarire, ma non è facile. Tu pensi troppo ed è difficile lasciarti andare.”
“Ma io la ritengo una cosa
nobile, pensare è ciò che ci rende umani.”
“Certo, ma è anche ciò che a
volte ci blocca, ci impedisce di vivere una emozione nuova, come è capitato a
te oggi. Il pensiero può diventare un potente nemico per la nostra vita emotiva.”
“Lei dice che si può guarire?”
“Tu riesci a NON pensare, Luca?
Ti mai capitato?”
“…Beh, una volta mi ricordo che
non ho pensato per un intero minuto buono.”
“E’ un buon inizio. Quando è
successo?”
“Tempo fa, quando mi sono buttato
col paracadute. Volevo provare questa esperienza ma ricordo che dopo essermi buttato
nel vuoto per un minuto non ho pensato a nulla. Precipitavo e basta, sentivo
l’aria che mi colpiva e vedevo la terra sotto di me. Soltanto ad un certo punto
ho pensato “ah ma è vero, ho l’istruttore legato alle mie spalle, sarà lui che azionerà
il paracadute”. E così è stato, lo ha aperto e siamo atterrati.”
“E’ stato un minuto bello o
brutto?”
“Non lo so, non pensavo a nulla.
Semplicemente è stato. E’ come se la mia mente razionale si fosse fermata. E’
il ricordo più intenso che mi è rimasto di quella giornata.”
“Bene, è proprio quello che
speravo di sentire. Mi hai suggerito il tema della prossima volta, il più
potente nemico e altre sciocchezze.”
“Sciocchezze?”
“Sciocchezze, Luca, sciocchezze.”
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