ULISSE E TELEMACO
“Papà,
raccontami una delle tue storie per favore, una di quelle avventure che ti sono
capitate mentre tornavi a casa da noi. Il camino è acceso, mi piace ascoltare
mentre guardo le fiamme.”
“Che figlio pieno
di sentimento che ho avuto. Però sono contento. Telemaco, quale vuoi sentire?”
“Oh ce ne sono
tante. Una qualsiasi, papà, son tutte belle.”
“Prima di
tornare a Itaca dopo la guerra in effetti di avventure me ne sono capitate
tante. Roba da scriverci un libro.”
“Però… ce n’è
una che mi piace più di tutte, sai? Quando tu e i tuoi compagni siete scappati
dal gigante Polifemo aggrappati alla pancia delle pecore. Mi fa troppo ridere.”
“Ah quella…Ho
giocato d’astuzia quella volta, Polifemo era accecato, ci cercava ma tastava le
sue pecore. E’ per il trucco che ti piace?”
“Mi sei
mancato tanto, papà.”
“Anche tu e
tua madre, figlio mio. Ho attraversato sette mari pur di tornare da voi. Non
vedevo l’ora di tornare a casa ma non è sempre stato facile. Nel mare tra
Scilla e Cariddi ho temuto veramente per la mia vita, la tempesta e i venti
hanno scosso così violentemente il battello che è naufragato e mi sono salvato
per un pelo. Molti dei marinai non ce l’hanno fatta. Li conoscevo uno per uno.”
“E le Sirene? Voglio
essere anch’io come te. Partire per il mondo. E se incontro le Sirene voglio
vedere se riesco a resistere come te al loro canto.”
“Non scherzare
e ascolta tuo padre Ulisse invece. Anche io avevo il tuo stesso spirito
irrequieto, ma mi son reso conto che talvolta diventa pericoloso. Bisogna
tenerlo a freno, può rovinare la vita, figlio mio.”
“Ma io voglio
viaggiare! E’ un po’ che ci penso, ho già trovato degli amici che mi
accompagnerebbero.”
“Telemaco, non
essere irragionevole. Il mondo è un posto pericoloso. Meglio stare per il
momento qui a Itaca, con me e tua madre
Penelope. Ti ho appena trovato, non vorrei perderti di nuovo.”
“Ma perché non
mi vuoi far partire e provare le stesse cose che hai provato tu? Non mi sembra
giusto negarmi l’esperienza di andare dietro al sole, di incontrare popoli
nuovi.”
“Calmo, figlio
mio, obbedisci a tuo padre che ne sa più di te. I limiti esistono.”
“E io li
voglio superare. Voglio partire, realizzare la mia odissea, non posso stare
tutta la vita sotto la tua ombra.”
“Non avrei mai
pensato di essere coinvolto in una discussione così. Comunque sei troppo
giovane. Magari un domani…”
“Non più di te
quando sei partito per la guerra. Hai lasciato mamma e me che ero ancora in
fasce.”
“Altri tempi.
Ascolta Telemaco, la tua è un’età particolare, “l’età della distruzione” come
cantava Esiodo il poeta, io e tua madre vogliamo solo proteggerti.”
“Io voglio
partire!”
“Ho paura per lui ma non posso fermare questo ragazzo. E forse neanche voglio.”
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