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giovedì 1 giugno 2023

VESTIRSI A MILANO NEGLI ANNI '70

Prendete la vostra macchina del tempo, infilatevi dentro il tubone, digitate Milano 1975 e woooosh! trasportatevi in pieni anni '70. Avete una missione, scrivere un articolo sulla moda di quegli anni, l’abbigliamento che andava per la maggiore (ancora non si usava il fighetto termine look).

Subito camminando per le strade e osservando i vestiti vi accorgete di una cosa, c’è una netta divisione e chi era giovane negli anni ‘70 sa di cosa sto parlando. Una divisione netta e politicizzata, o stavi di qua o di là. Un adolescente milanese doveva subito scegliere se inserirsi nel gruppo alternativo (sinistra)

o sanbabilino (destra)

Perché anche se non si poteva dirlo per non essere tacciati di atteggiamento “borghese” (il massimo insulto per l’epoca) c’erano mode rigidissime e capi di abbigliamento permessi e altri da bruciare.

Io ero nel gruppo “zecche” sinistrorse per la cronaca. I due gruppi bene o male si equivalevano e i vestiti li identificavano da lontano. Chiedo aiuto alle fanciulle di allora in ascolto, notoriamente più attente, all’epoca come bisognava vestirsi? Quali capi andavano per la maggiore? So benissimo che l’abito fa il monaco e la monaca.

Quante tragedie davanti allo specchio. “Vado bene se esco così?” Io per esempio ricordo per la mia parte l’eskimo,

i jeans a zampa di elefante (sempre odiati, stanno bene solo a chi è spilungone),

camicie militari, loden verde con i tagli alle maniche (comodo, potevi grattarti le balle senza essere visto), scarpe timberland, maglioni casual.

Per le ragazze gonne a fiori, zingarate

e capelli ricci o mossi.

Anni di piombo, se eri nel posto sbagliato nel momento sbagliato erano mazzi.

(forse nella foto si vede anche il nostro Marco Bini)

Ovvio che dall’altra “parte” cambiava tutto. Il rayban nero era un occhiale che ti identificava a cento metri.

Non li ho mai indossati in vita mia. Il diavolo veste Prada… anzi, Naj Oleari e Fiorucci!

Vade retro Satana! Tu e le discoteche.

Alla fine però hanno vinto loro . Ma qualche capo ce l’ho ancora nell’armadio. Ogni tanto li guardo e sospiro. Vabbè, alla fine qualcosa ho scritto, penso accarezzando il vecchio loden.

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