CREARE AMORE
“Signor giudice, posso dire la verità?”
“Forse è meglio, signora, ci dica.”
“Ho conosciuto tre anni fa la mamma di Abibi in parrocchia, era spaventata e continuava a cullare la bimba che dormiva. Era appena arrivata dall’Africa con la figlioletta appena nata e non sapeva cosa fare e dove andare. Allora ho offerto rifugio a entrambe per qualche giorno.”
“Un bel gesto da parte sua.”
“Sa, io vivo sola e mi faceva piacere avere un po’ di compagnia. E poi dopo pochi giorni…. posso dire la verità?”
“Certo.”
“La mamma, una bella ragazza giovane, era sempre più irrequieta e una sera ha detto che se ne andava. Nel frattempo che cercava lavoro e casa però mi chiedeva di tenere la bambina, che si chiamava Abìbi.”
“Abìbi vuol dire amore in arabo. Chissà se è il vero nome o un soprannome.”
“Io l’ho sempre chiamata così. Comunque da quel giorno la bimba è rimasta con me, dormiamo insieme nel lettone, è il mio cioccolatino. La vesto con cura, le ho insegnato a parlare e adesso la mando all’asilo, sta diventando proprio una bella bambina. La mamma viene a trovarla ogni settimana ma...posso dire la verità?”
“Avanti.”
“Ci sono stati mesi in cui non veniva a trovarla e spesso è irreperibile. Non ho mai capito del resto dove abita o che lavoro fa.”
“Meretricio?”
“Veramente non lo so. Comunque in tutti questi anni Abibi è cresciuta con me, ci siamo affezionate e ho pensato io a tutto. A poco a poco si è creato un legame di amore tra noi due. Mi chiama Zia e stiamo sempre insieme.”
“Il tribunale la ringrazia signora, lei ha salvato questa bambina. Che però non ha nessun documento. Avete avvisato i servizi sociali o altro di questa situazione?”
“No, le dico la verità.”
“Eh infatti, noi siamo venuti a saperlo per caso, per una segnalazione dell’asilo. Perdoni una domanda indiscreta, se vuole non risponda, ma di salute come sta? Ce la farà a reggere una bambina?”
“Certo, ho 59 anni… 60, sto bene e per Abibi mi sono imposta di curarmi senza lasciarmi andare. Inoltre ho tanti parenti o amiche che mi daranno una mano. Lasciatela con me, signor giudice, non datela a qualcun altro. Io e lei siamo una piccola famiglia e ci vogliamo bene.”
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