MIO DIO!
Dopo una vita
piena di sesso e stravizi, in cui ha realizzato tanto e fatto del bene a tutti,
T. muore a 106 anni nel sonno circondato dalle sue concubine piangenti e 68
nipoti. Le sue ultime parole furono: "un attimo, poi ricomincio...
ah!", e poi perse conoscenza per sempre e cadde nel buio.
Si risvegliò e
uscì da un tunnel per entrare in un prato bianchissimo, circondato da nuvolette
candide. Più proseguiva nel prato, più la sua sensazione di pace interiore
aumentava. Dentro non si era mai sentito così, nemmeno a 9 anni. "Però, è
bello qui, che bel posto." Davanti a lui intravide una immensa scalinata,
e in alto una grande scritta luminosa: "Paradise".
"Oh kz
-pensa- ma è lunghissima! Barriere architettoniche anche qui? Vabbè, tanto di
tempo ne ho..."
Anche lì T porta
gli occhiali e si muove col bastone. Si rivolge a uno che sta correndo verso la
scala e gli chiede: "Scusi, sa mica se c'è l'ascensore?"
"No, non lo
so -risponde quello senza fermarsi mentre inizia a salire-, provi a fischiare,
magari vengono a prenderla!"
"Fisch...
ma non ho mai imparato!". Inutile, il tipo è già andato. A T allora viene
l'idea, estrae il telefonino ma è muto. "Non c'è campo! Non c’è campo
nell’aldilà! E adesso?"
Non sapendo che
fare si mette a gridare "C'è qualcuno? Hey, venitemi a prendere!". Ma
non c’è nessuno…aspetta vedo qualcosa…
Il cielo si
squarcia e arriva un enorme angelone tutto biondo, simile a Robert Plant dei
Led Zeppelin. Le sue gigantesche ali che sbattono forte allontanano le nuvole.
"Robert!
Grazie a Dio!"
"Vieni con
me. Sono stato promosso di grado e ora ti porto da Pietro"
Raccoglie con le
sue forti braccia T, con bastone occhiali e tutto e volando lo porta su, verso
una grande luce.
"Che bello!
Sto volando! E' come quando mi son lanciato col paracadute, solo che qui si va
su!"
E dato che il
viaggio è lungo e la grande luce serena, T alla fine si addormenta beato e
sicuro cullato dall'angelo Robert, sicuro che nulla può accadergli di male.
Si risveglia
davanti ad un omone con un barbone bianco e un gran mazzo di chiavi alla
cintura. Dietro di lui si intravede la scritta luminosa "Paradise"
che lampeggia a intermittenza.
"San Pietro
immagino. Buongiorno. Dove mi mettete?"
L'omone lo
guarda, apre un librone e poi dice sottovoce "T... T... eccolo qui. Quarto
cielo, quello dei gaudenti per amore. Vada di là, e buona eternità." Gli
mostra una strada lunghissima, che si snoda in salita sino a perdersi
nell'orizzonte luminoso.
"Ah, bene
-esclama T-, non ci sarebbe un servizio pullman?"
"No, ci
deve andare con le sue gambe"
"Scusi, ma
qui in Paradiso abbiamo ancora le gambe il corpo e tutto l'ambaradan?"
"Certo, che
domande mi fa?"
"Pensavo di
no. Sa, io da vivo ero malatino, e in tutto il corpo."
"Vedo,
vedo... vada vada, che ho da fare."
"Forse non mi son spiegato bene, in vita avevo la sclerosi multipla e
camminavo maluccio. Pensavo che almeno qui..."
"La sclerosi
multipla progressiva? Penserà mica di farne a meno... La sclerosi multipla fa
parte di lei"
T è stupito e
tace, sconvolto dalla rivelazione di Pietro. Farfuglia qualcosa, si vede che
non se l’aspettava.
Quando riprende
la parola esclama: "mi scusi, non mi verrà mica a dire che la progressione
della sclerosi multipla continua anche dopo la morte?"
San Pietro è
stupito da tanta ingenuità, ma spiega con pazienza ad uno sconsolato T:
"le ferite inferte dal corpo all'anima di voi malati hanno lasciato segni
indelebili, che fan parte di voi e della vostra anima."
T sembra
addolorato ma si riprende presto. Una vita da malato gli ha insegnato a non
lamentarsi troppo, meglio usare le sue residue energie per cercare una
soluzione. "Insomma, ho capito và... son malato anche qui... Manco qui è
arrivato il miracolo delle staminali... –T mentre dice queste parole abbassa il
capino e piange, è troppo anche per lui- Malato per l'eternità..."
San Pietro
rincuora T, gli accarezza la capa e gli sussurra "Vai adesso, vai adesso,
ti abituerai...", e T si incammina sulla strada con la sua andatura
zoppicante, tirando su col naso.
Ma... miracolo!
La strada è mobile! Ed è pure tutta in discesa, altro che salita! Aveva
sbagliato la prospettiva! Oh che sollievo, pensa T, questa strada è un lungo
tappeto mobile, come quello visto in certi aeroporti. Solo che questo è
musicale e profumato. E solo quando arriva alla fine nota un vecchio seduto che
lo sta aspettando, circondato da angeli sorridenti.
"Mio Dio!
Ma chi sei?"
"Ciao T, ti
stavo aspettando. Benvenuto!"
"Ma... ma
sei tu? Il capo della baracca? E’ bellissimo qui."
"Certo
-risponde lui avvicinandosi con la sua carrozzina-, vieni di fianco a me"
"Ma... ma tu
sei in sedia a rotelle!"
Dio lo guarda,
si avvicina e lo bacia. “Problemi?”
"Mio
Dio!"
Io leggo in silenzio
RispondiEliminaun poeta che narra la vita
e chissà se lui sente il rumore
della poesia nel mio cuore
Su un treno che corre veloce
con la fronte poggiata sul vetro
mi carezzano tiepidi e lievi
i suoi raggi di sole nel cuore
Li porto con me
nei mattini nebbiosi
in questi giorni uguali
e in tutti i domani che non so
Dentro al rumore di questo treno
che ogni giorno mi porta in città
un poeta che narra la vita
scrive poesie nel mio cuore
E chissà se l'ha mai saputo
Daniela©
Che immagine potente, tenera e dolce quest'uomo che con tanta mestizia, tanta umiltà, tanta dignità si porta la propria croce, accetta il dolore, non perde le speranze. Sa soffrire, gioire stupirsi. Lascia fluire le sue lacrime, piange in silenzio e con mesta rassegnazione quando anche l'ultima speranza sembra delusa.
RispondiEliminaE infine la metafora terapeutica: il lieto fine.
Un grande messaggio di speranza e fiducia, una lezione di vita: accettatevi, accogliete la vostra sorte, vivete il bello ed il brutto, apritevi alla vita, tendetele la vostra mano e la vita vi verrà incontro. Non perdete mai la speranza, perché la felicità dipende da noi.