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giovedì 14 maggio 2015

LO SFASCIACARROZZE
Oggi vi parlo di un mio raccontino un po’ particolare, perché non esiste più. Non ho assolutamente idea di dove sia finito, sospetto fosse dentro uno scatolone e che si sia perso tra un trasloco e l’altro. Magari un giorno lo troverò ma ne dubito, è un bel po’ che non lo vedo.
L’avevo scritto anni fa, e me lo ricordo vagamente. Parlava di un ragazzo che passava per caso davanti ad uno sfasciacarrozze, intravedeva una macchina, se ne innamorava a prima vista e faceva di tutto per convincere il burbero proprietario a vendergliela per poco. Il racconto si concludeva con il ragazzo che usciva alla guida della macchinetta e si avviava felice verso casa.
Neanche una decina di paginette, scritte larghe e tutte da rivedere. Anche volendo essere generosi, non era niente de che. Lo misi dentro un cassetto e me ne scordai. Non una gran perdita.
Orbene, passò del tempo e un pomeriggio mi misi a leggere “Christine, la macchina infernale” di Stephen King. Fu una lettura sconvolgente, rimasi senza fiato. Non so se avete presente come inizia il romanzo. Con un ragazzo che passava per caso davanti ad uno sfasciacarrozze, intravedeva una macchina, se ne innamorava a prima vista e faceva di tutto per convincere il burbero proprietario a vendergliela per poco. Il primo capitolo si concludeva così, con il ragazzo che usciva alla guida della macchinetta e si avviava felice verso casa.
Sessanta pagine scritte fitte fitte, l’inizio di un romanzo con più di 600 pagine che aveva venduto un miliardo di copie e da cui avevano tratto anche un film, che aveva fruttato una valanga di diritti all’autore.
Cazzo. Io e Stephen King avevamo avuto la stessa idea, solo che io mi ero limitato ad accendere un fiammifero, lui aveva sviluppato un incendio che aveva distrutto l’Amazzonia. Non si era fermato, aveva sviluppato tutta una trama con personaggi, eventi, finale.
Quel giorno ho ricevuto una lezione che non ho più dimenticato, e Christine è diventato per questo il libro più importante della mia vita. Ricordati Luca: nessuna, nessuna idea è troppo piccola da essere scartata come insignificante. Cresci, espandila, trova connessioni. Sarai tu a renderla bella. Anche quella che sembra una minuzia può essere l’inizio di qualcosa di favoloso. Non ci credi? Ricordati di Christine.
Come giovin scrittore ricordo che ero sempre alla ricerca dello spunto bello, forte, originale, da cui dipanare uno scritto favoloso. La vita quotidiana mi offriva tante idee che scartavo come banali.
Ma no, non bisogna fare così. Stephen King –ingiustamente bistrattato dalla critica pura e dura, ma è uno dei pochi che resteranno- mi ha insegnato a dare dignità a tutte le idee, ad ascoltare con passione anche quelle che sembrano più sbilenche e deboli. Non devo certo star lì ad aspettare che venga “l’ispirazione”, sarebbe una scusa. Lavorare, l’importante è lavorare se vuoi creare qualcosa di significativo. Coltivare giorno dopo giorno quello che ho, poco o tanto che sia, con amore, cura, impegno.

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