LA MALEDIZIONE A QUATTRO RUOTE
“Oh, potente Demonio, mio signore e padrone,
concedimi di realizzare un desiderio.”
“Parla, piccolo uomo.”
“Perdona la mia superbia, se ho osato
disturbare il tuo regale riposo, ma solo tu puoi risolvere il mio infimo problema,
e finalmente ho trovato il coraggio per parlarti.”
“Sei fortunato, piccolino. Sono di buon
umore, una guerra sanguinosa è appena iniziata e prevedo tanta….freschezza.
Chiedi pure.”
“Tu sai che io voglio essere ricordato come
un grande personaggio, e che il mio nome venga ripetuto nei secoli.”
“Non sei il primo.”
“Concedimi dunque di ottenere la felicità per
il mio popolo. Solo tu, o Bassissimo, mi puoi aiutare.”
“Vuoi vincere una guerra ed espandere i tuoi
dominio? Vuoi costruire un impero?”
“No, voglio di più.”
“Addirittura. E… sentiamo, cosa vorresti esattamente?
Felicità è un poco vago come termine. Cerca di essere più preciso se non vuoi
irritarmi.”
“Voglio la gioia per tutti i miei sudditi nel
mondo, potente Demonio.”
“Questo non è difficile, caro. Un morbo
mortale chiamato Gioia si diffonda per tutto il globo!”
“No, aspetta. Non così.”
“Vuoi forse che abbia un nome tedesco? Il
tedesco incute paura.”
“No no. Io
volevo… qualcosa che diffondesse la gioia, la prosperità. Che unisse i
popoli, riducesse le fatiche. Che salvasse le vite. Che aiutasse l’amore.”
“E’ una richiesta molto onerosa la tua.”
“Sì, mio padrone di tutto ciò che si mormora.
Prendi la mia anima, anche ora. E’ immortale, fanne ciò che vuoi.”
“Quanta retorica. Non mi interessa, ho tutte
le anime che voglio. Io desidero ben altro.”
“Chiedimi. Sono pronto. Un tuo cenno, e tutto
il mio regno venererà per sempre la tua immonda immagine.”
“Sei banale. Da tempo non voglio parole e
canti. Voglio il sangue, il dolore, la morte. Io voglio centomila vittime ogni
anno. E feriti, e relitti e lacrime. E le voglio scelte a caso queste persone,
nessuno potrà sentirsi al sicuro, anche se il mondo è grande. Nemmeno tu.”
“Centomila vittime? Ma.. ma è tantissimo! E come
fare?”
“Con la stessa invenzione che diffonderà la
gioia, è ovvio. Ho qui giusto qualcosa con quattro ruote che pare fatta
apposta. E perché il suo motore funzioni si potrebbe ricorrere ai sedimenti
petroliferi. Lo sapevo che mi sarebbero serviti prima o poi. Si scatenerebbero
altre guerre per… Mmm, sì sì va bene, ci penserò dopo. Allora, accetti, piccolo
uomo?”
“E… questo tributo di sangue, solo una
volta?”
“Ogni anno.”
“Ma darai ciò che ho chiesto alla mia gente?
Ci saranno prosperità e benessere?”
“Oh sì, e per sempre, te l’assicuro. Nessuno
vorrà tornare indietro.”
Si
calcola che circa una famiglia italiana su dieci sia stata coinvolta in un
grave incidente stradale. Nemmeno la mia famiglia è rimasta immune a questa
statistica, e per fortuna ci è andata bene. Guidare un’automobile, a pensarci
bene, è molto pericoloso, è come girare con una pistola carica e la tua vita
può cambiare in pochi istanti.
Eppure
nessuno rinuncia al piacere e alla comodità dell’automobile o di qualche altro
mezzo a benzina. Al massimo si rinuncia a guidare, e allora si fa guidare qualcun
altro. Non si rinuncia, anche se conosciamo benissimo il prezzo, il dolore, l’inquinamento,
l’impoverimento che causa tutto questo. E avendo lavorato in passato nelle
ambulanze so benissimo cosa può accadere negli incidenti.
Ma
nemmeno io rinuncio, nemmeno io voglio tornare indietro. Sono così pazzo? Sono così dipendente? Sono così… moderno?
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