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mercoledì 19 giugno 2024

LA PREMUTA

"Finalmente a Napoli!", pensai scendendo dal treno. Dovevate capirmi: il giovin milanese di 20 anni veniva dalla nebbia ed era una vita che voleva visitare la città del sole, del Vesuvio, di Pulcinella. Ricordo che uscii dalla Stazione incantato. Uè incredibile, tutti parlano napoletano qui!

Mentre seduto sulla valigia aspettavo l'amico Alfonso mi venne sete. Era estate e il sole picchiava. Mi avvicinai ad un baracchino con l'insegna "PREMUTE D'ARANCIA" e sorrisi. Con un moto di benevola compassione, l'odiosissimo maestrino tartarino disse al guappo del baracchino cercando di mascherare il suo accento alla Renato Pozzetto:

"Ehm, gradirei per favore una spremuta d'arancia. Guardi che sul cartello avete scritto male, manca una S prima di spremute."

Non dimenticherò mai la faccia del guappo mentre mi guardava, mi sentivo osservato come uno scemo. A cui non si può neanche dire che è scemo.

"Gradite a' premuta?"

"Sì grazie."

Fu così, in presa diretta, che Luchino imparò sul campo la fondamentale differenza: mentre la spremuta si fa spremendo le arance sullo spremiagrumi, la premuta viene realizzata strizzando con la mano nuda il mezzo arancio e lasciando colare il liquido oro nel vaso. Ci vogliono mani d'acciaio per far la premuta e stritolare l'agrume, ma mi dicono che i vecchi napoletani il succo d'arancia solo così lo vogliono.

"Vulite favurì?"

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