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sabato 29 giugno 2024

TOTORO 

Ieri sera ho finalmente visto "IL MIO VICINO TOTORO", un acclamatissimo film giapponese del 1988.

E' un film che ha vinto una sciabolata di premi, è stato inserito 275° nella classifica dei 500 Film Migliori di tutti i tempi, ha avuto un successo strepitoso ovunque, generato una marea di sequel e pupazzetti, insomma è un Film Cult.

Insomma, l'ho visto con la migliore disposizione, contate poi che dura solo 86 minuti. E' un cartone animato (ma si sapeva) che narra la storia di due sorelline che traslocano nella campagna giapponese vicino a una foresta dove incontrano creature come Totoro, un gigante bonaccione a metà tra un orso e un procione che dorme sempre, sorride e si esprime a grugniti. Quando la sorellina più piccola si perde sarà lui a ritrovarla con l'aiuto di Gatto-bus, altro personaggio fantastico. Tutto è bene quel che finisce bene

Quando il film è finito mi son detto "Tutto qui?". Non riuscivo a capire dove stava tutta questa bellezza, mi sembrava una semplice favoletta per preadolescenti, uguale a tante altre. In questi casi scatta in me "l'effetto Harry Potter".

Mi spiego: quando lessi il primo libro di Harry Potter tantissimi anni fa lo bollai come l'ennesima storia di maghi e draghetti, dimenticabile. E invece lungo gli anni assistetti alla crescita di un successo mostruoso, interplanetario, tanto che oggi il primo di Harry Potter è nella lista dei dieci libri più letti al mondo (!!!) dopo la Bibbia e il Corano (!!!). Qualcosa non va.

NON ERO RIUSCITO A COGLIERNE LA BELLEZZA, A CARPIRNE LA MAGIA, IL SIGNIFICATO PROFONDO. E questo vale sia per Harry Potter che per Totoro. Ma perché?

  1. In questo film giapponese la Natura è buona, non è quella minacciosa con orchi o lupi e piena di pericoli che c'è nelle fiabe occidentali. Le foreste sono abitate da creature pacioccose, le case sono infestate da fantasmi piccini e innocui, gli adulti sono tutti benevolenti etc. Il mondo è un bel posto insomma, fiducia e amore.
  2. Sono alla mia età (63) troppo adulto, sovradeterminato. Non riesco più ad ascoltare il fanciullino in me, troppo lontano. Quando osservo una vetrina di giocattoli guardo i prezzi mentre i bambini intorno a me hanno gli occhi sgranati. Questo a pensarci è un po' triste, penso troppo, la magia mi sfugge.
  3. Se non l'avete visto e volete vederlo, prima di cominciare vi dò allora un suggerimento: ritornate bambini per 86 minuti, mettete il cuore nella disposizione giusta, tornate a vivere in un mondo che vi ama e dove tutto è ancora possibile.

venerdì 28 giugno 2024

CHE CI MANCA DOPO LA PANDEMIA E LE GUERRE? L'ASTEROIDE?

Pericoloso far queste domande, il Dio della Sfiga è sempre in agguato e ascolta tutto. Mai sfidarlo, il guaio poi è che gioca senza regole precise. Tu pensi di essere al sicuro, che dopo pandemie, guerre, terremoti, inondazioni e cavallette non ti può statisticamente più accadere nulla e invece lui zax! colpisce inesorabile.

Sono in molti a pensare che queste sono fòle, superstizioni, favole per bambini paurosi e invece io ho le prove che il Dio della Sfiga esiste! Avete mai preparato qualcosa dicendovi "ho previsto tutto, niente può andare storto"? Siete mai usciti di casa senza prendere l'ombrello borbottando che "ma sì, tanto è una bella giornata"? Guidando vi è mai capitato di esclamare "che bello, oggi non c'è traffico"?

E vi ricordate certo quello che è successo dopo. Il merito, diciamo così, è tutto suo. Ha orecchie delicatissime.



giovedì 27 giugno 2024

DA COSA DERIVA LA PAROLA GENTILE

L'etimologia una volta tanto è molto chiara, deriva dal latino "gens", la famiglia romana in senso largo, e nella Bibbia indica una persona non ebrea o non cristiana, insomma è l'equivalente di "pagano". In teoria quindi indicherebbe una persona da convertire, spiritualmente inferiore, non è uno dei nostri, relegato al secondo piano.

Eppure "gentile" -e qui sta la stranezza- è un aggettivo che ha acquistato nei secoli un valore molto positivo. Indica una persona con un buon cuore, capace di sentimenti nobili, elevati, delicati, cortesi.

Forse gli antichi, penso io, mi stavano lanciando un messaggio di tolleranza: non è detto che chi è diverso da te sia una persona da combattere, di cui fidarsi poco, un potenziale nemico. Anzi. Forse è più civile e avanti di te, da lui ci sarà solo da imparare.

Faccio un esempio pratico: ogni volta che incontro degli asiatici, soprattutto indiani e giapponesi, rimango stupito dalla loro gentilezza, cortesia ed educazione. Mi rendo conto a volte con vergogna che il vero barbaro sono io. Sono gentili in ogni senso.

Insomma Luca, basta con i pregiudizi, i preconcetti e tutto il resto. Chi è diverso da me potrebbe essere anche migliore di me, questo mi insegna la parola "gentile".



martedì 25 giugno 2024

COME NON VEDERE PIU' CERTE DOMANDE SU QUORA

E' molto semplice, io ci sono riuscito in una settimana. Quando vedi una domanda, noterai che sotto di essa ci sono tre pulsanti: Rispondi, Segui, Declina. Se un argomento non ti piace tu clicca Declina.

Continua ogni volta che vedi la parola narcisismo et similia. Dopo un po' di giorni l'Intelligenza Artificiale capirà che l'argomento non ti interessa e non te lo proporrà più. E se te lo propone tu zac! clicchi Declina.

E così ti godrai su Quora solo le domande che ti interessano e vivrai rilassato come un Pascià. Ahhhhh

SENTIRSE INCORPOREO

Venni licenziato senza un motivo valido. Non ero ancora laureato e lavoravo in una ditta per arrivare a fine mese onestamente. Ricordo che svolgevo il mio lavoro meglio che potevo senza mancare un giorno e allora perché?

Il nuovo temutissimo Ufficio del Personale aveva fatto tagli idioti dei dipendenti a destra e sinistra. Manager del cavolo, la mia stima per i Manager da allora non è molto alta, Tanto più che quel lavoro era necessario alla ditta e avrebbero dovuto assumere un altro. Ho fatto ricorso e l'ho vinto facilmente, venendo riassunto già il mese dopo con tutti gli oneri ed onori.

Perché però vi parlo di questa in fondo banale disavventura? Perché ad essa è collegato il ricordo più surreale della mia vita successo proprio in quei giorni.

Erano i primi tempi, in ditta vigeva un clima di terrore e già si contavano le prime vittime (io). Tutti stavano schisci, nessuno voleva essere licenziato. Un giorno dovetti passare dalla vecchia ditta, non so per che cosa, e camminando per i corridoi ebbi una esperienza straniante.

ERO DIVENTATO INVISIBILE. Tutti che quando passavo abbassavano la testa, nessuno che mi salutava, colleghi che andavano di fretta e facevano finta di non conoscermi. Avevo perso la mia corporeità.

Come fossi invisibile. Non una bella sensazione. Mi sentivo più che solo, neanche voluto o pensato. Mi resi conto allora di quanto sono importanti le PICCOLE RELAZIONI SOCIALI per sentirsi vivi. Un saluto, un sorriso, un gesto, una parola, un messaggino, una telefonatina non costano niente e sembrano formalità inutili ma vi assicuro che non sono stupidate, hanno un valore incredibile. Non risparmiatele, scaldano il cuore a voi e a chi le riceve, meglio una in più che una in meno. E' molto importante, anzi indispensabile per il proprio benessere mentale, sentirsi parte di una comunità.

Altrimenti rischi di diventare invisibile.

lunedì 24 giugno 2024

IL SAPORE DEL LATTE UMANO

Esiste un raffinato strumento di tortura che si chiama TIRALATTE. Viene usato dalle donne per estrarre il latte che rimane nelle tette dopo che il neonato ha finito di ciucciare e a parer di tutte è doloroso. Questa è una versione meccanica ma adesso ne esistono anche di elettrici.

Una sera che la mia ex moglie aveva appena finito di allattare il pupo, la sentii esclamare: "Luca per favore, portami il tiralatte, mi è rimasto del latte nelle tette, le sento dure e mi fanno male. Mi devo liberare!". Glie lo portai e dopo 5 minuti mi richiamò. Mi consegnò un recipiente pieno di liquido lattiginoso e disse "butta via". Deferente presi e me ne andai verso il lavello.

Solo che a mezzo corridoio mi fermai e un pensiero emerse nella testolina del vostro affezionatissimo: "e quando mi ricapita?" Guardai il liquido e in un attimo lo trangugiai. Glub. …Che sapore aveva? LATTE MOLTO ANNACQUATO. Come se in un bicchiere metteste 1/4 di latte e 3/4 di acqua. Nessun sapore particolare. Lavai il recipiente e lo riportai indietro con un sorrisino. E anche questa è fatta.

Dicono (dicono) che il latte dei mammiferi in generale sia così, in pratica si tratta di acqua arricchita con sostanze e nutrienti ma sempre acqua è. Quello che noi chiamiamo "latte" in realtà è il LATTE VACCINO, il risultato di una lunga selezione operata dai contadini. In origine le mucche non erano certo così.

Ma non solo: mi resi conto viaggiando nel Nord Europa che il latte bevuto da quelle parti è molto molto più denso e saporito di quello a cui siamo abituati in Italia. Quando a Londra ho bevuto il loro milk la prima volta l'ho trovato buonissimo e deciso, simile alla panna. Veramente si tratta di liquid food.

Una amica finlandese lo diceva sconsolata: "qua in Italia il vostro latte è acqua". Ah sì? Sarà che noi bimbi italiani siamo più delicatini :)

sabato 22 giugno 2024

PAT

A Milano c'è un palazzo che è una istituzione, il PIO ALBERGO TRIVULZIO, più brevemente detto PAT ma anche "Baggina" dai vecchi meneghini (é sulla strada per andare a Baggio).

Praticamente sconosciuto però fuori dalla città, è un noto ospizio per vecchietti, pardon come si dice adesso una R.S.A. (residenza sanitaria anziani) gestito ai tempi dal comune. Una volta era un posto immenso e molto degradato, finire i propri giorni alla Baggina ai tempi di mia nonna era considerato uno smacco. Meno male però che c'era, penso, altrove per gli anziani non c'era niente di niente.

Con gli anni però si è riqualificato e pulito, adesso è molto dignitoso, per certi campi anzi all'avanguardia e ormai ha perso quell'aura maledetta di anticamera del purgatorio che aveva una volta. Tutto pulito e ordinato, una piccola città nella città. Non ci sono più stanzoni promiscui e corridoi bui, è come un ospedale ma in un palazzo d'epoca. O perlomeno spero.

Ne parlo perché oggi mi sono recato proprio lì a trovare il mio anziano padre, che 20 giorni fa si è rotto il femore ed è ricoverato per un ciclo di fisioterapia. Che strano, nella strada davanti al PAT dove ho parcheggiato ho contato almeno tre negozi di onoranze funebri (sì, in questo post indirettamente si parla di morte). E' un luogo tutto particolare, forza.

Entrando ho ricevuto una impressione di "normalità" che non mi aspettavo, vista la passata cattiva nomea del posto. Che sollievo. Mio padre era in una stanza con tre letti, molto tranquilla, col televisore spento, a norma e imbiancata da poco con colori tenui, lui era pure seduto e vigile. Infermiere sudamericane passavano ogni 10 minuti ("in questo posto lo spagnolo è la seconda lingua"). Stanotte avevo fatto brutti pensieri (cosa si dice a un padre che forse vedrai vivo l'ultima volta?) ma destino permettendo lo rivedrò ancora. Io e lui ci siamo detti… no, meglio se queste cose rimangono tra noi.

(nella foto, i Tartari)

Per passare dal particulare al generale, come diceva Guicciardini, son curioso: come gestite il "problema" anziani nella vostra città? Ci sono posti per tutti? O la cosa è delegata alle famiglie? E' cambiato qualcosa ultimamente? Cosa si potrebbe proporre, fare?

venerdì 21 giugno 2024


TRE LIBRI DI LUCA SERGIO TARTARO

Ecco le sinossi dei libri che ti ho spedito e che ti arriveranno sabato 15 giugno.


I CANI RABBIOSI

È un romanzo storico, ambientato nella Milano prerivoluzionaria del 1847 in cui racconto i mesi che precedono le famose Cinque Giornate di Milano. I Cani Rabbiosi sono i giovani ribelli, sia contadini che cittadini, che non si rassegnano a vivere sotto il giogo della dominazione austriaca e preparano la rivoluzione. Ah, la gioventù rabbiosa, che bei tempi.

Un viaggio nella Milano più nascosta e malfamata dell’800, dove le vite di tre ragazzi si intrecciano con quelle più note di personaggi che abbiamo studiato sul libri di storia, come il filosofo e patriota Carlo Cattaneo, il famigerato commissario Luigi Bolza, la combattente Luisa Battistotti-Sassi, l’arcivescovo Romilli, e tanti altri. Un romanzo “ardente come un sole che scalda”.

Bello da scrivere ma molto impegnativo. TUTTO infatti è cambiato a Milano e si conti che parlavo della mia città. Il linguaggio, i costumi, cosa si mangiava, se c'era la luce elettrica, com'erano fatte le finestre, le strade che han cambiato nome, alcuni quartieri (come il malfamato Bottonuto) che non esistono più… Ogni riga doveva essere controllata. Ma scriverlo è stato entusiasmante.





DUNQUE

Dopo il serioso e corposo Cani Rabbiosi, per par condicio ti presento allora alcune tra le mie pagine meno serie: DUNQUE (una telefonata sconcia), in cui racconto brevemente un episodio divertente ma ehm privato. Talmente privé che l'ho firmato col nome del mio alter ego, il Dr Monetone. Ogni pagina una citazione, mi sono divertito a scriverlo, chi le trova tutte vincerà una bambolina! (Il Dottor Monetone si è espresso anche in un altro mio breve romanzo, La Stiratrice, che se vuoi ti invierò.)



IL MAESTRO CHE DISEGNAVA LE NUVOLE

Dicono che questo sia il mio scritto migliore poiché diretto, intimo e sincero,. Se è così ne sono contento, perché è una sorta di autobiografia scritta attraverso tanti raccontini più o meno in ordine temporale. Gli scritti sono personali, ma facilmente ci si rispecchia nelle emozioni che descrivono, poiché tutti abbiamo sperimentato un’infanzia, un amore, una malattia. I raccontini sono più di cento... scegliete il vostro :) .


CIAK!

Quando suonavo in gruppo c'era un chitarrista con una abitudine odiosa. Spesso durante le registrazioni c'erano scintille tra noi, eravamo spesso in contrasto. So che lui mi trovava antipatico mentre io non lo sopportavo. A volte anche nei concerti faceva così, che nervi!

Ma cosa faceva di così brutto? Tra una canzone e l'altra continuava a suonare. C'era sempre la sua cazzo di chitarrina di sottofondo. Non si riusciva mai a parlare serenamente tra di noi di cosa era andato bene o male perché c'era sempre la chitarra che disturbava. Spesso dovevo zittirlo per provare qualcosa di nuovo.

Quando poi si facevano vari take (versioni) dello stesso brano era un delirio. Bisogna continuare a dirgli "stai fermo un attimo", "non suonare", "scusa non sento" etc. Soffriva secondo me di manie di protagonismo e primadonna, patologia frequente nei chitarristi solisti, per cui l'umiltà è virtù da scemi.

Ecco per me allora la benedetta funzione del "ciak" in musica. Almeno quando si dava il tempo one two three four stava zitto e c'era un sacro silenzio. Che sollievo. Oh a volte suonava pure quando si dava il tempo! Viuleeenza!




ALTRI TRE LIBRI DI LUCA SERGIO TARTARO

Caro Luciano, in vista dell’incontro presso la Biblioteca “Falcone & Borsellino” del 5 luglio, ecco le sinossi di altri tre libri miei che ti ho spedito e che ti arriveranno presto. Insieme agli altri tre (I cani rabbiosi, Dunque, Il maestro che disegnava le nuvole) ci sarà da parlare.


TIGRI SIBERIANE IN AMORE -un viaggio sconsigliato-

Tigri” è il resoconto del mio viaggio sulla Transiberiana, il treno che va da Mosca a Pechino, insieme a mio figlio e mio nipote allora ventenni. Viaggio molto avventuroso, in 10 giorni di treno abbiamo attraversato tutta l’Asia: Russia, Mongolia che ho trovato affascinante e Cina. “Sconsigliato” da tutti, non da me, perché io ero già in sedia a rotelle e a molti, più che un viaggio, pareva un malcelato tentativo di suicidio. Ho tentato di prevedere il più possibile ma ce ne sono capitate di ogni, anche cose ridicole. Era la prima volta che andavo in Asia, mi sono ricreduto su molti aspetti, ci sono mille popoli e mille culture. Ripensarci per me è ancora emozionante. In copertina Gengis Khan, eroe nazionale della Mongolia.




LA STIRATRICE

Vergognandomi come una biscia, ho lavorato e “tartarizzato” come ghost writer una novella erotica scritta tanti anni fa in gruppo, pubblicandola sotto lo pseudonimo del Dr Monetone. Con mio grande scorno, è attualmente lo scritto che ha avuto più riscontri in termini di vendita e royalty. Ho sbagliato tutto. Come Boccaccio, che del Decamerone è ricordato solo per le tre novelle spinte su cento (metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno, “boccaccesco” è ormai eloquente aggettivo), io e lui ci sediamo sulla riva del fiume a meditare su come gira il mondo.


CASINI CLINICI

La raccolta dei casi clinici più interessanti che ho affrontato nella mia carriera di psicologo, dagli inizi da giovane psicoterapeuta, sino agli adolescenti ribelli per finire con i grandi criminali come Totò Riina. Uno cerca di fare del suo meglio. Un lavoro scelto dopo un sogno fatto da ragazzo che descrivo nel libro e che mi ha portato ad esercitare in tutta la Lombardia. In copertina il disegno spontaneo di un ragazzino, sette anni prima che veramente diventasse un omicida.




QUANTO E' IMPORTANTE L'ARTE

Amedeo Modigliani è stato il prototipo dell'artista maledetto. Bello, giovane, squattrinato, talentuoso, alcolizzato. Nella Parigi di inizio '900 conduceva, insieme ai compari Picasso e Utrillo una vita che definire bohemienne è un eufemismo. Altro che Jim Morrison. Molti sono gli aneddoti su di lui.

Eccolo nel suo atelier parisienne

La sua musa ispiratrice era la bella Jeanne Hèbuterne, con la quale aveva un rapporto intensissimo

e che ha ritratto in moltissimi quadri che oggi hanno raggiunto cifre vertiginose, nel suo tipico e riconoscibilissimo stile: collo allungato, occhietti e bocca piccoli, pelle diafana, lineamenti nobili.

Quando nel 1920 Modì morì (capita dopo una vita di vizi e stravizi), la sua compagna Jeanne non resistette al dolore e si buttò dalla finestra. Purtroppo era anche incinta di otto mesi.

Malgrado queste tragedie o forse proprio grazie ad esse, la fama di Modigliani è cresciuta moltissimo dopo la sua morte tanto è vero che oggi i suoi quadri valgono una fortuna e in molti si rispecchiano nei suoi dipinti, considerati proprio belli. Modigliani nella sua dannazione è riuscito a cogliere qualcosa di eterno.

Ecco per esempio la recentemente scomparsa Ainouk Aimèee (qualcuno la ricorderà mentre eseguiva una scatenata danza del ventre ne La Dolce Vita di Fellini) in posa davanti al suo quadro. Oh Jeanne.

E' successo a molti di riconoscersi in un'opera d'arte. A me è successo con un quadro del giapponese Hokusai, il vecchio pazzo per la pittura, "vecchia tigre nella neve" che adesso ho appeso proprio sopra il mio pc e mi guarda. Riflette quello che vorrei fosse la mia anima: vecchia, circondata da una natura ostile ma ancora vigile, pronta a dare l'ultima zampata.

Frequentemente si riconosce qualcosa di se stessi se non proprio tutto. A te lettore è mai capitato di rispecchiarti in un'opera d'arte? L'arte è importante perché ti consente di specchiarti in essa, non ti senti più solo. A volte girare per i musei non è così noioso.

Oh mon Dieu!