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venerdì 5 gennaio 2018


PSYCHOLOGIES

Le fitte al cuore arrivano senza avvisare.
Una notizia piccina letta quasi per caso avvisava che entro giugno chiuderà la rivista mensile PSYCHOLOGIES, rivista rivolta al grande pubblico, prevalentemente femminile come si intuisce dal taglio degli articoli (Anna Galliena ci parla del conflitto con suo padre, Lo shopping compulsivo, Telepatia: una capacità da sviluppare?, etc etc).

Negli USA e altri paesi la rivista va forte ma forse in Italia è ancora troppo presto o il mercato non è grande abbastanza o altro. Come al solito attendiamo tempi migliori.
Mi è spiaciuto soprattutto per un lato personale: c’è stato un periodo in cui, avendo conosciuto la allora direttrice Anna Zanardi, collaboravo volentieri con la rivista. Venivo intervistato al telefono come professionista parecchie volte sui temi più disparati, ero diventato una sorta di “tuttologo” (lo so, frenate il vostro sdegno). Capiterà anche a voi che vi chiedano un parere; aggratis naturalmente, ma è tutta pubblicità.

Sono andato a spulciare nella mia bibliotechina personale e ho ritrovato un vecchio numero di Psychologies del giugno 2006 (tempus fugit) con una mia intervista sul tema “Non sopporto che mi si tocchi: perché questo rifiuto del contatto fisico?”.
Confesso che l’ho aperta con qualche timore, non me la ricordavo affatto e temevo di aver detto qualche stupidata o banalità. Comunque ecco qui le parti che mi riguardano dell’articolo.

“Love is touch, touch is love”, cantava John Lennon. “L’amore è toccare e il toccare è amore”. Tra i cinque sensi infatti, quello del tatto è sicuramente il più sensuale. ”I seduttori, per esempio, cercano conferma della disponibilità della loro preda nel contatto fisico”, spiega Luca Tartaro, psicologo e psicoterapeuta a Milano. Una carezza, una mano sulla spalla e anche il semplice sfiorarsi assumono quindi un significato molto intimo e profondo. Ma possono anche spaventare. A più livelli.

…Prima di tutto è la relazione con i genitori a influenzare il rapporto con il tatto. “Nei primi mesi di vita, i pediatri consigliano alla madre e al padre di fare sentire al figlio la loro presenza fisica, per farlo crescere equilibrato”, spiega Tartaro, “ma anche l’eccesso di amore prolungato nel tempo, può avere conseguenze”….

…Non vogliamo essere toccati, vogliamo difendere i nostri confini psichici e corporei. Esagerazioni? “No –risponde Tartaro- la nostra società è per così dire “toccofobica”. Come reazione al sovraffollamento e alla frenesia abbiamo un po’ perso il piacere del tatto. Ognuno di noi ha uno spazio privato, una sorta di cerchio magico oltre il quale si sente minacciato”.

Ma c’è anche una paura più personale. “Quella di essere privati della propria intimità –precisa l’esperto-, per questo concediamo di di toccarci solo a chi amiamo o a chi vogliamo che ci ami: è il segnale della volontà di instaurare una relazione emotiva”…

CONSIGLI: se avete amici che arricciano il naso quando stringete loro la mano con troppo calore o che non sanno cosa siano le carezze, evitate di mettere il muso e sentirvi offesi.
“Nella maggior parte dei casi non si tratta di un rifiuto nei vostri confronti, ma di un problema con il significato simbolico di quel determinato gesto, che può includere amore, interesse o cordialità”, spiega lo psicoterapeuta Luca Tartaro.

Non aggredite dicendo per esempio “Perché mi eviti? Non ho la peste” e non forzateli ad assumere atteggiamenti che li imbarazzano. Provate invece a fare il primo passo con discrezione. Se rivedete dopo qualche tempo un amico restio al contatto, non abbracciatelo ma chiedetegli piuttosto “Ma non mi abbracci?” Lasciandogli la libertà di decidere si sentirà meno invaso.
Spiegategli anche che, a volte, è bello lasciarsi andare. Il calore umano è la chiave delle relazioni di successo.

(articolo di Vania Crippa)


Concludendo: la società “toccofobica” me l’ero proprio scordata ma direi che il resto potrei confermarlo anche oggi. Uff, anche questa è andata!




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