PSYCHOLOGIES
Le fitte al
cuore arrivano senza avvisare.
Una notizia
piccina letta quasi per caso avvisava che entro giugno chiuderà la rivista
mensile PSYCHOLOGIES, rivista rivolta al grande pubblico, prevalentemente
femminile come si intuisce dal taglio degli articoli (Anna Galliena ci parla
del conflitto con suo padre, Lo shopping compulsivo, Telepatia: una capacità da
sviluppare?, etc etc).
Negli USA e
altri paesi la rivista va forte ma forse in Italia è ancora troppo presto o il
mercato non è grande abbastanza o altro. Come al solito attendiamo tempi
migliori.
Mi è spiaciuto soprattutto
per un lato personale: c’è stato un periodo in cui, avendo conosciuto la allora
direttrice Anna Zanardi, collaboravo volentieri con la rivista. Venivo
intervistato al telefono come professionista parecchie volte sui temi più
disparati, ero diventato una sorta di “tuttologo” (lo so, frenate il vostro
sdegno). Capiterà anche a voi che vi chiedano un parere; aggratis naturalmente,
ma è tutta pubblicità.
Sono andato a
spulciare nella mia bibliotechina personale e ho ritrovato un vecchio numero di
Psychologies del giugno 2006 (tempus fugit) con una mia intervista sul tema “Non
sopporto che mi si tocchi: perché questo rifiuto del contatto fisico?”.
Confesso che
l’ho aperta con qualche timore, non me la ricordavo affatto e temevo di aver
detto qualche stupidata o banalità. Comunque ecco qui le parti che mi
riguardano dell’articolo.
“Love is touch,
touch is love”, cantava John Lennon. “L’amore è toccare e il toccare è amore”. Tra
i cinque sensi infatti, quello del tatto è sicuramente il più sensuale. ”I
seduttori, per esempio, cercano conferma della disponibilità della loro preda nel
contatto fisico”, spiega Luca Tartaro, psicologo e psicoterapeuta a Milano. Una
carezza, una mano sulla spalla e anche il semplice sfiorarsi assumono quindi un
significato molto intimo e profondo. Ma possono anche spaventare. A più
livelli.
…Prima di tutto
è la relazione con i genitori a influenzare il rapporto con il tatto. “Nei primi
mesi di vita, i pediatri consigliano alla madre e al padre di fare sentire al
figlio la loro presenza fisica, per farlo crescere equilibrato”, spiega Tartaro,
“ma anche l’eccesso di amore prolungato nel tempo, può avere conseguenze”….
…Non vogliamo
essere toccati, vogliamo difendere i nostri confini psichici e corporei. Esagerazioni?
“No –risponde Tartaro- la nostra società è per così dire “toccofobica”. Come
reazione al sovraffollamento e alla frenesia abbiamo un po’ perso il piacere
del tatto. Ognuno di noi ha uno spazio privato, una sorta di cerchio magico
oltre il quale si sente minacciato”.
Ma c’è anche una
paura più personale. “Quella di essere privati della propria intimità –precisa l’esperto-,
per questo concediamo di di toccarci solo a chi amiamo o a chi vogliamo che ci
ami: è il segnale della volontà di instaurare una relazione emotiva”…
CONSIGLI: se
avete amici che arricciano il naso quando stringete loro la mano con troppo
calore o che non sanno cosa siano le carezze, evitate di mettere il muso e
sentirvi offesi.
“Nella maggior
parte dei casi non si tratta di un rifiuto nei vostri confronti, ma di un
problema con il significato simbolico di quel determinato gesto, che può
includere amore, interesse o cordialità”, spiega lo psicoterapeuta Luca
Tartaro.
Non aggredite
dicendo per esempio “Perché mi eviti? Non ho la peste” e non forzateli ad
assumere atteggiamenti che li imbarazzano. Provate invece a fare il primo passo
con discrezione. Se rivedete dopo qualche tempo un amico restio al contatto,
non abbracciatelo ma chiedetegli piuttosto “Ma non mi abbracci?” Lasciandogli
la libertà di decidere si sentirà meno invaso.
Spiegategli
anche che, a volte, è bello lasciarsi andare. Il calore umano è la chiave delle
relazioni di successo.
(articolo di Vania Crippa)
Concludendo: la società
“toccofobica” me l’ero proprio scordata ma direi che il resto potrei
confermarlo anche oggi. Uff, anche questa è andata!
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