MONSIEUR!
“Gianni!
Finalmente sei arrivato! E’ una… anzi no, due vite che non ti vedevo!”
“Ciao Luca. E
ringraziamo anche questo menga di Facebook che ci ha messo in contatto, è una
bella cosa, no? Scusa il ritardo, ma anche se ero in Vespa oggi a Milano il traffico
era tutto ingolfato.”
“Ah già, la tua
mitica Vespa, sempre sul pezzo. Ma non ti sei ancora stancato del vespino?
Perché non passi a qualcosa di meglio?”
“Scherzi, e cosa
c’è di meglio? E’ comodissima. Mezza Europa ho girato e me ne manca ancora
metà. Ogni tanto sento proprio nascere in me l’esigenza di viaggiare. Allora
hop! Prendo e parto anche se i danè sono pochi. Via che si va! Tra una
settimana mi reco in Polonia, c’è una bellissima strada in mezzo ad un bosco di
betulle che mi aspetta. E vai!”
“Bravo tu che ti
muovi il più possibile, fallo anche per me. Che coraggio. Ma non dirmi che non
ti è mai successo nulla che non ti credo. Non ti hanno mai fermato?”
“A me, il
cavaliere rombante e trombante? Ma va, e poi perché dovrebbero fermarmi, non
faccio mica del male a qualcuno. Anzi no, una volta ci han provato.”
“E dove?”
“Sul ponte di Le
Havre in Normandia, a nord della Francia, non so se hai presente, quello
costruito da poco sulla Senna. E’ troppo bello, mi ha sgraffignato il cuore.”
“E che ha di
speciale?”
“E’ una figata
galattica guarda, è uno dei ponti più grandi del mondo. E’ così togo che col
vespino l’ho riattraversato due o tre volte di fila. Solo che l’ultima i
poliziotti mi han fermato.”
“Chissà cosa pensavano,
con quella faccia da pirla che hai.”
“Ma mica è la
faccia di un terrorista! Comunque alzano la paletta, mi fermano e chiedono
Monsieur, pourquoi va avanti e indrè sur le pont?”
“E tu che hai
risposto?”
“Ho detto la
verità. Che mi piaceva perché quel ponte era tres jolìe, che poi son le uniche
parole che so in francese. Ma notavo dai loro volti che non mi credevano. Mi
guardavano come fossi un deficiente.”
“Sì, conosco la
sensazione. E poi?”
“Alla fine,
visto che non mi capivano, mi sono alzato in piedi sul sellino e con le mani attaccate
al manubrio ho gridato Je suis italien! Appena han sentito che ero italiano han
sorriso e borbottato qualcosa tipo Ah, ces italiens e mi han lasciato andare.”
“Incredibile! Ci
conoscono dappertutto, che forza. W l’Italia!”
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