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venerdì 12 gennaio 2018

MONSIEUR!

“Gianni! Finalmente sei arrivato! E’ una… anzi no, due vite che non ti vedevo!”
“Ciao Luca. E ringraziamo anche questo menga di Facebook che ci ha messo in contatto, è una bella cosa, no? Scusa il ritardo, ma anche se ero in Vespa oggi a Milano il traffico era tutto ingolfato.”
“Ah già, la tua mitica Vespa, sempre sul pezzo. Ma non ti sei ancora stancato del vespino? Perché non passi a qualcosa di meglio?”
“Scherzi, e cosa c’è di meglio? E’ comodissima. Mezza Europa ho girato e me ne manca ancora metà. Ogni tanto sento proprio nascere in me l’esigenza di viaggiare. Allora hop! Prendo e parto anche se i danè sono pochi. Via che si va! Tra una settimana mi reco in Polonia, c’è una bellissima strada in mezzo ad un bosco di betulle che mi aspetta. E vai!”
“Bravo tu che ti muovi il più possibile, fallo anche per me. Che coraggio. Ma non dirmi che non ti è mai successo nulla che non ti credo. Non ti hanno mai fermato?”
“A me, il cavaliere rombante e trombante? Ma va, e poi perché dovrebbero fermarmi, non faccio mica del male a qualcuno. Anzi no, una volta ci han provato.”
“E dove?”
“Sul ponte di Le Havre in Normandia, a nord della Francia, non so se hai presente, quello costruito da poco sulla Senna. E’ troppo bello, mi ha sgraffignato il cuore.”
“E che ha di speciale?”
“E’ una figata galattica guarda, è uno dei ponti più grandi del mondo. E’ così togo che col vespino l’ho riattraversato due o tre volte di fila. Solo che l’ultima i poliziotti mi han fermato.”
“Chissà cosa pensavano, con quella faccia da pirla che hai.”
“Ma mica è la faccia di un terrorista! Comunque alzano la paletta, mi fermano e chiedono Monsieur, pourquoi va avanti e indrè sur le pont?”
“E tu che hai risposto?”
“Ho detto la verità. Che mi piaceva perché quel ponte era tres jolìe, che poi son le uniche parole che so in francese. Ma notavo dai loro volti che non mi credevano. Mi guardavano come fossi un deficiente.”
“Sì, conosco la sensazione. E poi?”
“Alla fine, visto che non mi capivano, mi sono alzato in piedi sul sellino e con le mani attaccate al manubrio ho gridato Je suis italien! Appena han sentito che ero italiano han sorriso e borbottato qualcosa tipo Ah, ces italiens e mi han lasciato andare.”

“Incredibile! Ci conoscono dappertutto, che forza. W l’Italia!”

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