HITLER IS DEAD!
Questa
storia mi ha fatto molto pensare.
L’inizio
però non è stato dei più allegri: Maureen, la vecchissima suocera inglese di
mia sorella, soffre del morbo di Alzheimer e vive in un verde ospizio del
Sussex, insieme a tanti come lei. Ogni settimana mia sorella e suo marito la
vanno a trovare anche se lei da tempo non li riconosce più.
E’ infatti
inevitabile il destino mentale di questi anziani, ancora non si è trovata una
cura: con questo male perdono loro tutti i ricordi. Finiscono presto le loro
giornate immobili, accuditi in tutto. Qualcuno ritorna come bambino e accarezza
sempre un pupazzo di stoffa, unico contatto affettivo col mondo. Non mi
dilungo, avete presente.
Ogni
settimana un gruppo di volontari si reca nell’istituto per uno spettacolino di
musica e cabaret nella speranza di portare un poco di movimento, come fanno
tanti bravi giovani nel mondo. Essendo il materiale umano a disposizione non
dei migliori, malgrado le buone intenzioni gli show vengono fuori sempre un
poco artificiali, con una allegria quasi finta. Beh, almeno loro ci hanno
provato.
Orbene,
un giorno uno di questi ragazzi durante un intervallo si mise a fischiettare
una marcetta della Seconda Guerra Mondiale e notò con stupore che alcuni vecchietti,
di solito attivi come statue, lo seguivano e canticchiavano pure loro.
Miracolo!
I volontari
intuirono cosa era successo e in poco tempo vennero rispolverate vecchie
canzoni di guerra. Niente smuove il cuore come la musica ma, e non me l’aspettavo,
niente smuove anche la mente con una tale forza.
Ogni
settimana adesso sembra di assistere ad una riunione di vecchi commilitoni e pure
le donne partecipano con entusiasmo allo show. Maureen stessa si sveglia dal
suo torpore, ritorna ragazza e canta. Canta tutte le parole! E non riconosce
suo figlio! Che mistero è la mente umana.
Tutti
cantano a squarciagola canzoni che per noi italiani sono perfette sconosciute: Washing
on the Siegfried Line, There’ll always be an England, la strappalacrime When we’ll
meet again, It’s a long way to Tipperary (forse l’unica che conosco pure io, quella
cantata da Snoopy), Der Fuehrer’s Face. Ah, niente rende più vivi che avere un
nemico.
Il
culmine dello spettacolo arriva alla fine quando un giovane tenente irrompe sul
palco e grida: “Hitler is dead!”.
A
quelle parole i vecchietti esplodono in un boato, esultano e si abbracciano.
Gli infermieri fanno fatica a contenerli, sembra di essere a Londra nel 1945 durante
la Parata della Vittoria.
E moltissimi di
loro passeranno il resto della settimana catatonici a letto, in stato stuporoso
e senza riconoscere nemmeno la loro faccia quando passano davanti allo specchio
(negli ospizi gli specchi sono stati del resto levati tutti).
Insomma, questa
storia fa capire che in fondo al mio di cuore si trova qualche canzone e quando
toccherà a me diventare vecchio e rincoglionito (manca poco, a proposito ho già
il mio pupazzo) basterà canticchiarmela per rendermi felice.
Quali canzoni?
Scavando dentro i ricordi ho scoperto che… vabbè, ognuno di noi avrà le sue
personali, certo diverse dalle canzoni di guerra inglesi anni ‘40. Non sottovalutate la musica.
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