LA SPESA FINTA
Da
ragazzino, a parte i soliti giochi dell’età (calcio, biglie, figurine etc), ce
n’era uno che ci divertiva assai. Non potevamo farlo molto spesso, per motivi
che capirete poi, ma quando accadeva era un vero spasso. Chiedo già scusa
adesso a chi si irriterà, contate che eravamo ragazzotti di 12 anni dell’hinterland
milanese. “E che vuol dire?” Periferia, ma quella mooolto periferica.
Si
chiamava La Spesa Finta e consisteva in questo: ogni tanto facevamo finta di
essere ricconi che dovevano far la spesa al supermercato, con moltissimi soldi
da spendere. Allora andavamo nel supermercato di zona (una Esselunga già allora
gigantesca), prendevamo un carrello grande e giravamo baldanzosi per i corridoi.
Il
nostro obiettivo era semplice, riempire il carrello con gli articoli più
costosi che c’erano: frutta esotica, primizie, salmone, vini pregiati, liquori,
profumi, surgelati costosissimi, torte speciali, chillo che costa e ‘cchiù inzomma.
Era
divertentissimo vagare per i corridoi pieni di merce, stipando il carrello con i
prodotti più bizzarri e dispendiosi, sotto gli occhi stupiti e scandalizzati
delle massaie. Come tocco finale, i nostri dialoghi erano molto snob e caratterizzati
dalla erre moscia francese, come parlavano i ricchi dei film.
“Gustavo
per favove, pvendimi dello Champagne ma quello buono mi vaccomando.”
“Sicuvamente,
l’ultimo sapeva di tappo.”
“Vevo.
Che voba dozzinale si tvova in questo posto.”
“E’ tutta
mevda qui! Meglio se pvendiamo un Bvandy.”
“Ma che
sia il migliove!”
Quando
il carrello era strapieno di ogni bendidio, dopo vari frizzi e lazzi, la
missione era compiuta e ce ne andavamo. Lo si abbandonava da qualche parte e si
usciva senza comprare nulla.
Non
rubavamo e non facevamo nulla di male (a parte i sacramenti, mi viene in mente
ora, di chi doveva rimettere tutto a posto), ci eravamo divertiti.
Infatti,
e forse vi farà ridere, in quei momenti ci sentivamo veramente ricchi e privilegiati.
Era un gioco innocente, solo una illusione, ma per qualche tempo funzionava.
Per
farvi capire è come quei giovanotti di oggi che si appassionano con i
videogiochi e fanno finta di volta in volta di essere soldati, pirati o
astronauti. Sanno benissimo che non lo sono ma usano la fantasia, che è una
bellissima qualità.
E se
non fai queste cose da ragazzino quando le fai? Anche ai nostri tempi c’era la
realtà virtuale!
Comunque
qualcosa è rimasto. Quando incontro un vecchio amico e capita un momento
difficile… per superarlo basta guardarsi negli
occhi e dire “Tutta mevda qui!” e giù a ridere come scemi.
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