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venerdì 19 gennaio 2018


LA SPESA FINTA

Da ragazzino, a parte i soliti giochi dell’età (calcio, biglie, figurine etc), ce n’era uno che ci divertiva assai. Non potevamo farlo molto spesso, per motivi che capirete poi, ma quando accadeva era un vero spasso. Chiedo già scusa adesso a chi si irriterà, contate che eravamo ragazzotti di 12 anni dell’hinterland milanese. “E che vuol dire?” Periferia, ma quella mooolto periferica.

Si chiamava La Spesa Finta e consisteva in questo: ogni tanto facevamo finta di essere ricconi che dovevano far la spesa al supermercato, con moltissimi soldi da spendere. Allora andavamo nel supermercato di zona (una Esselunga già allora gigantesca), prendevamo un carrello grande e giravamo baldanzosi per i corridoi.
Il nostro obiettivo era semplice, riempire il carrello con gli articoli più costosi che c’erano: frutta esotica, primizie, salmone, vini pregiati, liquori, profumi, surgelati costosissimi, torte speciali, chillo che costa e ‘cchiù inzomma.

Era divertentissimo vagare per i corridoi pieni di merce, stipando il carrello con i prodotti più bizzarri e dispendiosi, sotto gli occhi stupiti e scandalizzati delle massaie. Come tocco finale, i nostri dialoghi erano molto snob e caratterizzati dalla erre moscia francese, come parlavano i ricchi dei film.

“Gustavo per favove, pvendimi dello Champagne ma quello buono mi vaccomando.”
“Sicuvamente, l’ultimo sapeva di tappo.”
“Vevo. Che voba dozzinale si tvova in questo posto.”
“E’ tutta mevda qui! Meglio se pvendiamo un Bvandy.”
“Ma che sia il migliove!”

Quando il carrello era strapieno di ogni bendidio, dopo vari frizzi e lazzi, la missione era compiuta e ce ne andavamo. Lo si abbandonava da qualche parte e si usciva senza comprare nulla.
Non rubavamo e non facevamo nulla di male (a parte i sacramenti, mi viene in mente ora, di chi doveva rimettere tutto a posto), ci eravamo divertiti.
Infatti, e forse vi farà ridere, in quei momenti ci sentivamo veramente ricchi e privilegiati. Era un gioco innocente, solo una illusione, ma per qualche tempo funzionava.

Per farvi capire è come quei giovanotti di oggi che si appassionano con i videogiochi e fanno finta di volta in volta di essere soldati, pirati o astronauti. Sanno benissimo che non lo sono ma usano la fantasia, che è una bellissima qualità.
E se non fai queste cose da ragazzino quando le fai? Anche ai nostri tempi c’era la realtà virtuale!
Comunque qualcosa è rimasto. Quando incontro un vecchio amico e capita un momento difficile… per superarlo basta guardarsi negli occhi e dire “Tutta mevda qui!” e giù a ridere come scemi.



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