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giovedì 4 gennaio 2018


PIERO

A soli 19 anni Piero ebbe un gravissimo incidente stradale. Batté violentemente la testa sul cruscotto e cadde in coma. Quando si risvegliò dopo alcune settimane era destinato a non tornare più quello di prima. Praticamente vegetava, non riconosceva le persone ed era in un costante stato stuporoso. Storia già sentita purtroppo, andate piano santodio.

Vidi per la prima volta Piero durante una cerimonia religiosa. La madre, che non aveva mai smesso di amarlo, accudirlo e pregare per lui, lo aveva portato nella chiesa in barella sperando in chissà quale miracolo. Di solito in queste occasioni la prima fila sembra la corsia di un ospedale, è riservata ai malati gravissimi, la loro fede è arrivata in luoghi dove la medicina ha abbassato le braccia.

Non so se avete presente cosa succede al fisico nelle condizioni di Piero. I muscoli si rattrappiscono, la pelle diventa quasi trasparente, la persona in un certo senso si accorcia, dorme in continuazione e deve essere accudita in tutto. Ci vuole un grande amore per stargli vicino, non sempre è un bello spettacolo.

Anche io ero in prima fila, uno dei rari privilegi accordati a chi è in sedia a rotelle. Nel classico momento riservato agli abbracci e al segno di pace io scelsi di accostarmi a Piero. Gli presi una sua mano ciondoloni e iniziai a guardarlo. Non so esattamente perché l’ho fatto o cosa mi aspettassi. Forse in quei momenti mi sentivo molto simile a lui: io per la malattia lui per un incidente ma ci affratellava un destino comune, eravamo diventati “les cocus du monde”. Ci aspettava un futuro d’inferno, motivo più che sufficiente per tenersi la mano,

Dopo un paio di minuti che stringevo la mano notai che Piero apriva gli occhi, forse incuriosito. Imparai che le persone in stato vegetativo hanno reazioni lentissime, bisogna aspettare. Lentamente, molto lentamente, Piero sgranò gli occhi, mi guardò e mi diede un sorriso incerto. Quanto ci mettete voi per sorridere? Un secondo, non di più. Piero ci mise un minuto. Da qualche abisso profondo, senza la minima parola, emerse un sorriso che ricorderò per sempre. A modo suo mi ringraziava. Gli strinsi la mano e più stringevo più lui sorrideva. Intorno a noi tutti si abbracciavano e si davano pacche sulle spalle, noi ci scambiavamo solo un sorriso.


Piero Piero, ragazzo mio, dovevi restare a casa quella sera. Avevi una vita da vivere.

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