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domenica 23 luglio 2017

IL MATRIMONIO DI VENERE

“Uffa, mi annoio. Dai, raccontami una delle tue storie.”
“Pigliamone una dai miti greci che lì dove si pesca si pesca sempre bene. Ti va di sentire la storia di Afrodite ed Efesto?”
“Afrodite la donna più bella di tutte, la dea dell’amore sensuale?”
“Certo, già da bambina si intuiva che sarebbe diventata bellissima da grande. E quando compì 12 anni (a quei tempi quando scattava l’età giusta), Zeus, capo di tutti gli dei, la destinò come sposa ad Efesto, il dio fabbro dei vulcani che lavorava i metalli, bruttino ma bravo guaglione e lavoratore. Lavorava anche di notte, hai mai visto un vulcano che erutta lava di notte?”
“Come lo Stromboli nelle isole Eolie! Spettacolare.”
“E’ lui che ci sta dando dentro. Magari l’hai anche visto Efesto, era quello raffigurato nelle vecchie monete da 50 lire. Si meritava proprio una bella moglie, però teneva un difetto…”
“Sarebbe?”
“Gli antichi avevano notato che chi lavorava nelle miniere presto diventava sciancato, probabilmente per l’intossicazione da piombo. Il dio dei fabbri e dei minatori non poteva che essere come loro, zoppo e nu’ poco stortarello.”
“Efesto era dunque un dio handicappato?”
“Tutti hanno bisogno di protezione. E Afrodite ed Efesto secondo il volere di Zeus si sposarono ma presto ahimè accadde quello che spesso succede in questi casi.”
“Non mi dire che…”
“Proprio così. Gli dei greci sono come gli esseri umani, hanno tutti i loro pregi e difetti. La sposina Afrodite, frizzante e giovane, si annoiava in questo matrimonio combinato e presto iniziò a guardarsi in giro.”
“Ahia.”
“Presto Afrodite iniziò una tresca con il baldanzoso Ares, il dio della guerra bello muscoloso, altro che Efesto. I due amanti si incontravano a casa di lei nelle notti in cui Efesto lavorava…”
“Un classico.”
“I due avevano dato incarico ad un servo di svegliarli appena nasceva il sole, solo che una notte il servo si addormentò, il Sole sorse e appena vide i due amanti subito andò ad avvisare il povero Efesto, che scoprendosi cornuto diventò una furia e iniziò a pensare come vendicarsi.”
“Vendetta tremenda vendetta…”
“Essendo un fabbro abilissimo, Efesto costruì una rete metallica resistente ma così sottile da essere quasi invisibile, poi la mise sotto il letto. Dopodiche disse ad Afrodite che per qualche giorno doveva assentarsi per andare in un vulcano lontano. Afrodite cascò nella trappola, salutò il maritino…”
“Vai caro vai…”
“E appena Efesto partì, lei chiamò subito Ares per un incontro di fuoco. Solo che appena i due amanti balzarono sul letto la trappola scattò e i due vennero imprigionati dalla rete in una morsa indistruttibile. In quel momento si spalancò la porta e comparve un incazzatissimo Efesto con tutti gli dei, che videro i due amanti nudi e abbracciati. Una foto inequivocabile.”
“Che sputtanamento! E poi?”
“Zeus scacciò Afrodite su una isoletta lontana, dove comunque mise ancora in atto le sue tresche. Efesto, stanco di tutto questo, lasciò l’Olimpo e tornò per sempre sulla terra per insegnare agli uomini l’arte del metallo e delle costruzioni. Si dice che adesso abiti sotto l’Etna, dove si sente ancora lavorare mentre riflette sulla morale di questa storia.”
“Quale morale?”
“Ce ne sono almeno due. La prima è evidente: occhio ai matrimoni combinati, se superficiali rischiano di generare solo tanta infelicità. E poi la seconda, che è valida ancora oggi, che di matrimoni “combinati” ce ne sono sempre meno.”
“E meno male.”

“Il mito lancia un messaggio chiaro a quelli onesti ma non tanto belli come lui: lasciate perdere le varie Veneri, prima o poi vi tradiranno. Prendetevi una donna normale se volete essere felici. Efesto, pensaci mentre lavori!”

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