IL MATRIMONIO DI VENERE
“Uffa, mi annoio. Dai, raccontami
una delle tue storie.”
“Pigliamone una dai miti greci
che lì dove si pesca si pesca sempre bene. Ti va di sentire la storia di
Afrodite ed Efesto?”
“Afrodite la donna più bella di
tutte, la dea dell’amore sensuale?”
“Certo, già da bambina si intuiva
che sarebbe diventata bellissima da grande. E quando compì 12 anni (a quei
tempi quando scattava l’età giusta), Zeus, capo di tutti gli dei, la destinò
come sposa ad Efesto, il dio fabbro dei vulcani che lavorava i metalli, bruttino
ma bravo guaglione e lavoratore. Lavorava anche di notte, hai mai visto un
vulcano che erutta lava di notte?”
“Come lo Stromboli nelle isole
Eolie! Spettacolare.”
“E’ lui che ci sta dando dentro. Magari
l’hai anche visto Efesto, era quello raffigurato nelle vecchie monete da 50
lire. Si meritava proprio una bella moglie, però teneva un difetto…”
“Sarebbe?”
“Gli antichi avevano notato che
chi lavorava nelle miniere presto diventava sciancato, probabilmente per l’intossicazione
da piombo. Il dio dei fabbri e dei minatori non poteva che essere come loro,
zoppo e nu’ poco stortarello.”
“Efesto era dunque un dio
handicappato?”
“Tutti hanno bisogno di
protezione. E Afrodite ed Efesto secondo il volere di Zeus si sposarono ma
presto ahimè accadde quello che spesso succede in questi casi.”
“Non mi dire che…”
“Proprio così. Gli dei greci sono
come gli esseri umani, hanno tutti i loro pregi e difetti. La sposina Afrodite,
frizzante e giovane, si annoiava in questo matrimonio combinato e presto iniziò
a guardarsi in giro.”
“Ahia.”
“Presto Afrodite iniziò una
tresca con il baldanzoso Ares, il dio della guerra bello muscoloso, altro che
Efesto. I due amanti si incontravano a casa di lei nelle notti in cui Efesto
lavorava…”
“Un classico.”
“I due avevano dato incarico ad
un servo di svegliarli appena nasceva il sole, solo che una notte il servo si
addormentò, il Sole sorse e appena vide i due amanti subito andò ad avvisare il
povero Efesto, che scoprendosi cornuto diventò una furia e iniziò a pensare
come vendicarsi.”
“Vendetta tremenda vendetta…”
“Essendo un fabbro abilissimo,
Efesto costruì una rete metallica resistente ma così sottile da essere quasi invisibile,
poi la mise sotto il letto. Dopodiche disse ad Afrodite che per qualche giorno
doveva assentarsi per andare in un vulcano lontano. Afrodite cascò nella
trappola, salutò il maritino…”
“Vai caro vai…”
“E appena Efesto partì, lei
chiamò subito Ares per un incontro di fuoco. Solo che appena i due amanti
balzarono sul letto la trappola scattò e i due vennero imprigionati dalla rete in
una morsa indistruttibile. In quel momento si spalancò la porta e comparve un
incazzatissimo Efesto con tutti gli dei, che videro i due amanti nudi e abbracciati.
Una foto inequivocabile.”
“Che sputtanamento! E poi?”
“Zeus scacciò Afrodite su una
isoletta lontana, dove comunque mise ancora in atto le sue tresche. Efesto,
stanco di tutto questo, lasciò l’Olimpo e tornò per sempre sulla terra per
insegnare agli uomini l’arte del metallo e delle costruzioni. Si dice che
adesso abiti sotto l’Etna, dove si sente ancora lavorare mentre riflette sulla
morale di questa storia.”
“Quale morale?”
“Ce ne sono almeno due. La prima
è evidente: occhio ai matrimoni combinati, se superficiali rischiano di
generare solo tanta infelicità. E poi la seconda, che è valida ancora oggi, che
di matrimoni “combinati” ce ne sono sempre meno.”
“E meno male.”
“Il mito lancia un messaggio
chiaro a quelli onesti ma non tanto belli come lui: lasciate perdere le varie
Veneri, prima o poi vi tradiranno. Prendetevi una donna normale se volete
essere felici. Efesto, pensaci mentre lavori!”
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