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giovedì 25 luglio 2024

 LA PROVA DI CORAGGIO

Per fare parte con onore del gruppo estivo di bambini bisognava superare una prova di coraggio. Nella fattoria c'era un enorme cane nero che era lo spauracchio di tutti i piccini. Non mi ricordo più come si chiamava ma me lo ricordo bene, avevo 9 anni ed era più grande di me. I grandi ci dicevano di stare lontani da lui. Era brutto, massiccio, un molosso, legato sempre alla catena e quando mostrava i denti bavosi faceva paura.

La prova di coraggio consisteva nell'avvicinarsi a lui e accarezzarlo. Chi si rifiutava veniva deriso con brutte parole e allontanato per sempre dal gruppo, come sono crudeli i bambini. Prendevano in giro me, il milanese, quello di città, dicevano che non avrei avuto il coraggio. Ma vi faccio vedere io, vi faccio.

Il giorno che venne il mio turno me lo ricorderò sempre. Mi avvicinai al cagnone senza timore ma tenendo la testa e gli occhi bassi. In fondo a lui non avevo mai fatto nulla, non gli avevo tirato i sassi, speriamo si ricordi. Lo toccai delicato sul pelo, con rispetto e l’enorme mastino, un cane da guerra, non reagì. Eravamo vicinissimi. Ricordo che per un attimo io e il cagnone incrociammo lo sguardo, aveva gli occhi umidi. Nei suoi occhi vidi indifferenza. Ma anche un avvertimento, “attento, non fare nulla di sbagliato o ti morderò.

La gerarchia con uno sguardo era stata stabilita. Mi avrebbe maciullato con i suoi canini, di questo sono sicuro, e prima che qualcuno intervenisse. Ma per lui sarebbe stata una semplice formalità, era stato addestrato per questo. Sempre mi ricordo di quel molosso quando sono davanti a qualcosa molto più forte di me.



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