IL RADIO AMATORE
La
moglie alzò gli occhi al cielo quando il marito iniziò a parlarmi
con entusiasmo del suo hobby, la radio! Nel sottotetto, il suo
rifugio segreto, aveva accumulato tutta una serie di costosi e
modernissimi apparecchi.
E se
avevano invitato a pranzo un ragazzo come me (tanti anni fa ormai)
non era solo per compiere una buona azione. Sospettai nella mia
testolina che così lui ne poteva parlare finalmente con qualcuno che
ascoltava senza sbuffare.
Gli
brillava lo sguardo quando iniziò a discutere di frequenze, onde
radio, cavi e altre cose che francamente non ricordo più. Era la
prima volta che incontravo un vero radio amatore, razza misteriosa di
gente che lavorava al buio e a suo dire era in contatto radio con
mezzo mondo.
All’epoca
non era come adesso, che con il computer è facilissimo connettersi
al mondo, bastano pochi clic e vai sui vari social (facebook,
twitter, intagram etc). I computer allora erano grossi come stanze,
se lo potevano permettere solo banche e aziende e non c’era ancora
internet. E una vera radio era come un piccolo mobile.
A
fine pranzo mi disse di seguirlo e mentre mi accompagnava in soffitta
mi rivelò un suo segreto: “In realtà ho comperato questa casa
perché è in una posizione favorevole, è ben esposta e riceve onde
radio da tutto il mondo. Ma tu non dirlo a mia moglie eh!”
Dopo
una scaletta aprì una porticina ed entrammo nel suo regno, una
soffitta piena di ronzii, cuffie e strumenti vari. Si sedette davanti
ad una grande radio e la accese. “Sentirai adesso, sono in contatto
con un immigrato in Australia!”
Bzzzz….bzzz….la
connessione venne stabilita e iniziò a parlare ad un microfono.
“Ciao
amico! Sono Gino dall’Italia….come stai?….come va la
famiglia?….sì, ho preso un microfono nuovo…. Cosa avete mangiato
oggi? Che tempo fa da voi?...”
Andò
avanti così per 10 minuti. Mi sembrava di ascoltare tante banalità,
ma l’importante era la connessione in sé e non certo il suo
contenuto. Ero stupito dal contrasto tra la spesa, la fatica,
l’impegno etc e la qualità della conversazione, simile a quella
che poteva avere col portinaio sotto casa. Non dissi nulla, ovvio,
non volevo scontentarlo e inoltre lui era troppo entusiasta. Chissà
se anche per gli altri radio amatori era così.
Quando
finì chiuse il microfono e si voltò verso di me con gli occhi
brillanti: “Hai visto che roba? Eravamo in diretta con l’Australia!
Ma quando ti ricapita!”
Io
annuii e sorrisi, senza dirgli delle mie perplessità di prima.
Anche
oggi, quando sento qualche vecchio saggio lamentarsi che molti usano
il potentissimo internet per scambiarsi solo foto di gattini,
sciocchezze varie e notiziole non posso fare a meno di pensare a lui:
“Tranquillo, anche una volta era così, solo che non se ne
accorgeva nessuno!”
Caro
vecchio radio amatore in anticipo sui tempi moderni, forse hai
scoperto qualcosa. Quante cose sono cambiate, chissà cosa sei
diventato ora.
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