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venerdì 30 novembre 2018


IL RADIO AMATORE


La moglie alzò gli occhi al cielo quando il marito iniziò a parlarmi con entusiasmo del suo hobby, la radio! Nel sottotetto, il suo rifugio segreto, aveva accumulato tutta una serie di costosi e modernissimi apparecchi.

E se avevano invitato a pranzo un ragazzo come me (tanti anni fa ormai) non era solo per compiere una buona azione. Sospettai nella mia testolina che così lui ne poteva parlare finalmente con qualcuno che ascoltava senza sbuffare.

Gli brillava lo sguardo quando iniziò a discutere di frequenze, onde radio, cavi e altre cose che francamente non ricordo più. Era la prima volta che incontravo un vero radio amatore, razza misteriosa di gente che lavorava al buio e a suo dire era in contatto radio con mezzo mondo.
All’epoca non era come adesso, che con il computer è facilissimo connettersi al mondo, bastano pochi clic e vai sui vari social (facebook, twitter, intagram etc). I computer allora erano grossi come stanze, se lo potevano permettere solo banche e aziende e non c’era ancora internet. E una vera radio era come un piccolo mobile.

A fine pranzo mi disse di seguirlo e mentre mi accompagnava in soffitta mi rivelò un suo segreto: “In realtà ho comperato questa casa perché è in una posizione favorevole, è ben esposta e riceve onde radio da tutto il mondo. Ma tu non dirlo a mia moglie eh!”

Dopo una scaletta aprì una porticina ed entrammo nel suo regno, una soffitta piena di ronzii, cuffie e strumenti vari. Si sedette davanti ad una grande radio e la accese. “Sentirai adesso, sono in contatto con un immigrato in Australia!”

Bzzzz….bzzz….la connessione venne stabilita e iniziò a parlare ad un microfono.
“Ciao amico! Sono Gino dall’Italia….come stai?….come va la famiglia?….sì, ho preso un microfono nuovo…. Cosa avete mangiato oggi? Che tempo fa da voi?...”

Andò avanti così per 10 minuti. Mi sembrava di ascoltare tante banalità, ma l’importante era la connessione in sé e non certo il suo contenuto. Ero stupito dal contrasto tra la spesa, la fatica, l’impegno etc e la qualità della conversazione, simile a quella che poteva avere col portinaio sotto casa. Non dissi nulla, ovvio, non volevo scontentarlo e inoltre lui era troppo entusiasta. Chissà se anche per gli altri radio amatori era così.

Quando finì chiuse il microfono e si voltò verso di me con gli occhi brillanti: “Hai visto che roba? Eravamo in diretta con l’Australia! Ma quando ti ricapita!”
Io annuii e sorrisi, senza dirgli delle mie perplessità di prima.

Anche oggi, quando sento qualche vecchio saggio lamentarsi che molti usano il potentissimo internet per scambiarsi solo foto di gattini, sciocchezze varie e notiziole non posso fare a meno di pensare a lui: “Tranquillo, anche una volta era così, solo che non se ne accorgeva nessuno!”

Caro vecchio radio amatore in anticipo sui tempi moderni, forse hai scoperto qualcosa. Quante cose sono cambiate, chissà cosa sei diventato ora.



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