MORTO UN GENIO NON SE NE FA UN ALTRO
L’adolescenza è un tempo difficile, lo sapete bene. Un periodo così importante….tante volte ci ho ripensato dopo. Incredibile come riescano ad essere gli anni migliori e insieme peggiori della nostra vita.
E allora che facevi Luca, topino di biblioteca occhialuto che eri?
Leggevo fumetti. Sempre fumetti, tanti fumetti: l’Uomo Ragno, i Fantastici Quattro, Hulk, Silver Surfer, il Dottor Strange. Avevo la stanza piena di ”giornaletti” per la disperazione di mia madre quando doveva pulire.
Li compravo in edicola e neanche aspettavo di essere a casa, li leggevo per strada. Mi rapivano, mi insegnavano a sognare. Quante storie.
E se oggi sono in lutto, è perché è morto chi con la sua fantasia li aveva inventati tutti: Stan Lee. Forse a qualcuno non dirà nulla, ma tra 100 anni il suo nome verrà ricordato ancora.
Prima del suo arrivo ai giovani si proponevano figure invincibili e inarrivabili come Superman, i super eroi non conoscevano la paura e la sconfitta, fu Stan a scovare il lato umano e tormentato in ogni identità segreta.
Detta così sembra quasi una banalità, che dietro ad ogni adulto si nasconde una persona con i suoi dubbi e che vuole essere amata, ma così non è. “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, una frase forte, usata spesso da Barack Obama nei suoi discorsi.
Il capolavoro di Stan Lee a mio parere fu l’Uomo Ragno. Avete mai visto Superman piangere per amore? Far la fila per una bolletta? L’Arrampicamuri lo faceva e io lo amavo per questo. Ho ancora da qualche parte i suoi primi preziosissimi 100 numeri. No mamma, non buttarli, sono importanti per me, mi insegnano tante cose.
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