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mercoledì 28 novembre 2018

UNA STORIA DI FANTASCIENZA
seconda parte


(riassunto prima parte: esplorando un pianeta lontano, gli astronauti scoprono che gli alieni si erano trasformati in aria, che in quei giorni avevano respirato a fondo)
...Dopo la rivelazione ci fu un attimo di silenzio. Ognuno degli astronauti stava ascoltando se stesso per vedere se era cambiato qualcosa.
Qualcuno commentò: “Questa atmosfera è una gelatina di spiriti...”.
“Lo sapevo che non bisognava togliere il casco, lo sapevo. Adesso che ci succederà?”
“Se scopro che mi sto trasformando in un alieno la faccio finita prima! Vi ricordate cosa è successo alla Jazzi?”
“Non si sa ancora cosa sia successo a quella astronave, l’hanno solo trovata vuota che vagava.”
“Lo sai anche tu ch….”
“Basta così -gridò il comandante della nave, la bulgara Jana Pliski-, non voglio sentire un’altra parola. Ho già avvisato il comando centrale, sanno tutto e quando torneremo ci metteranno in quarantena. Per precauzione nessuno uscirà dall’astronave fino a nuovo ordine. E vi sottoporrete ad un esame medico completo in Cabina entro domani mattina. D’accordo?”.
Jana guardò severa gli astronauti.
“D’accordo”, risposero tutti. L’esame medico completo non era una passeggiata ma nessuno si oppose.
“Agli psichiatri del centro, per avere un quadro completo, piacerebbe sapere se qualcuno di voi ha avuto sogni insoliti”.
“Io...io stanotte ne ho fatto uno veramente strano.”
Era il più giovane dell’equipaggio, un giovane ingegnere spaziale, forse quello più timido e sensibile di tutti. Un buon acquisto, ma molto troppo silenzioso.
La Comandante, notando che nessuno faceva i soliti commenti scherzosi, si accorse che stava succedendo qualcosa di non detto. Quello era un momento cruciale, doveva dimostrare a tutti la sua stoffa di capo.
“Vieni con me”, ordinò perentoria al giovane.
Andarono nella Cabina medica, sfrattò chi c’era e con l’aiuto di un tecnico sistemò sulla testa del giovane l’apparecchio che mostrava i sogni dell’ultimo mese. Come macchina era poco potente, a terra ne avevano altre che andavano indietro anche di qualche anno. Ma per loro andava benissimo..
“Di solito la macchina non viene usata, ma questo è un caso speciale. Se ci dai la tua autorizzazione procediamo. Ogni notte facciamo circa 15 sogni, bisognerà scoprire quale è il tuo. Alla fine del sogno ti sei svegliato?”
“Sì, ma è stato un bel sogno, non un incubo”.
“Meglio così. Partiamo dall’ultimo allora. Tieni gli occhi chiusi per almeno 10 minuti”.
Il tecnico accese il dispositivo e dopo qualche secondo venne proiettata sulla parete una immagine confusa, sempre più nitida. Si intravedeva il giovane ingegnere vagare tra i corridoi del grande Uovo. Dalla stanza dove avevano trovato la cassa con i progetti sembrava provenire un rumore selvaggio.
Il giovane si affacciò alla porta e vide dentro un’orgia, tutti avevano sesso con tutti. Tra i vari corpi nudi si potevano riconoscere gli elementi dell’equipaggio. Jana si vide come la vedeva il giovane, una donna selvatica. Il giovane ingegnere nel sogno non diceva una parola, non aveva dimostrato neanche sorpresa davanti alla scena dell’orgia.
Poi il ragazzo proseguì ed entrò in una stanza dove lo aspettava una ragazza. Lei si alzò dal letto, gli sfiorò i polmoni e disse “Stai con me, liberati”. I due giovani si baciarono e iniziarono a far l’amore con passione, alla maniera dei giovani innamorati, guardandosi e baciandosi.
Mentre guardava la scena Jana non poteva fare a meno di pensare che… erano andati fino alla fine dell’Universo per scoprire cosa?
Che nonostante tutto nessuno di loro voleva rinunciare al suo corpo, che il paradiso vero non era certo vivere in estasi e immateriali come l’aria ma godere e amare dal vivo il proprio amore... che emozione!


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