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lunedì 26 febbraio 2018

LA CAPOBANDA

“Siete voi i genitori di Serena?”
 “Sì.”
“Buongiorno, sono il Preside della scuola elementare di vostra figlia. Vi ho chiamati perché volevo parlarvi un momento di lei.”
“Oddio, la bimba ha combinato qualcosa?”
“No no, non preoccupatevi. Però ha avuto un comportamento insolito che ha suscitato perplessità.”
“Cioè?”
“Voi certo ricordate quanto era timida Serena quando è arrivata, il primo giorno nella nostra scuola.”
“E’ sempre stata timidissima, signor Preside.”
“Cero, ce ne siamo accorti subito anche noi. E proprio per contrastare questo suo timore abbiamo attuato uno stratagemma che aveva già funzionato in passato: l’abbiamo messa negli ultimi banchi, dove si riuniscono sempre quelli più agitati.”
“Perché? Funziona?”
“Funziona. Ragazzi in genere troppo timidi, a contatto con loro, perdono via via la loro paura e iniziano a sciogliersi un po’. Noi ovviamente controlliamo il tutto da lontano. Solo che Serena ci ha veramente sorpreso.”
“Che ha fatto?”
“Nel giro di pochi giorni si è trasformata, è diventata la capobanda! Ha menato tutti ed è diventata la leader indiscussa.”
“Davvero? La nostra piccola Serena?”
“Proprio lei. Ha stupito tutti, chi se lo immaginava. E così in fretta poi. Ha tirato fuori le unghiette, una vera piccola tigre.”
“Ah, ecco perché adesso la mattina non vuole più mettere il gonnellino per venire a scuola…!”
“C’è da capirla. Ogni giorno partecipa a qualche zuffa. L’ho vista io stesso dalla finestra di questo ufficio fare a botte in cortile durante l’intervallo, come una furia. E uscirne vincitrice.”
“In effetti ieri era tornata a casa tutta scarmigliata. Ci aveva detto che aveva giocato con la terra.”
“Comunque intanto ho parlato con le maestre e l’abbiamo rimessa tra i primi banchi, non vogliamo allevare bulletti. Però mi è rimasto un dubbio e volevo parlarne con voi.”
“Ci dica signor Preside.”
“A questa età i bambini sono molto sensibili all’esempio più che alle parole, come in genere tutti i giovani. A casa ha assistito a scene di violenza?”
“Ma no!”
“Ci sono tensioni tra di voi? Litigate?”
“Mai, certo ogni tanto noi due discutiamo ma quando ci siamo sposati lo abbiamo deciso insieme: non ci saremmo mai addormentati con il broncio. Avremmo fatto pace prima.”
“E infatti mi pareva strano, mi sembrate a occhio persone a posto. Voi poi sapete come ci si comporta con un bambino quando si mostra aggressivo, vero?”
“Ehmmm….”
“Niente paura, è semplice. Anche qui i genitori per primi devono dare il buon esempio e dire con calma al ragazzo “Lo so che sei arrabbiato, ma adesso calmiamoci. Vai a sederti in camera tua, rifletti e poi ne riparliamo”. Con calma e senza urlare o gesticolare. Insomma insegnare a rimandare la rabbia, a raffreddarla per così dire, per poterla gestire meglio e capire come risolvere il problema che l’ha fatta scattare. C’è sempre un problema.”
“Ce ne ricorderemo. Lei dice che funziona?”
“Nessuno può saperlo con esattezza prima, ma abbiamo il dovere di provarci. C’è una bella differenza tra una bambina violenta e una bambina fiera. E tutti noi vogliamo che i nostri ragazzi non siano violenti ma siano fieri.”




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