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venerdì 16 febbraio 2018

CHI SONO IO?

“Ma tu sei proprio uno psicologo?”
“Mmmm…questa domanda di solito ne nasconde un’altra. Cosa vuoi sapere?”
“In effetti una curiosità ce l’avrei. Secondo te io chi sono? Che personalità ho?”
“Scusa, e che ne so io? Ti conosco da poco, perché lo chiedi a me?”
“Ma perché sei uno psicologo e studi le persone, no? Se non lo sapete voi…”
“Guarda, io ti posso dire, anche se so che rimarrai un po’ deluso, che nessuno al mondo lo sa tranne te.”
“Grazie al cavolo, io non lo so, per questo lo chiedo a te.”
“Al massimo ti posso dare un metodo per scoprirlo, ma niente di più.”
“Cos’è, una roba lunga? Niente robe strane per favore.”
“Ma no anzi, è un test che puoi anzi devi fare da solo. Potrebbero uscire cose di te che non vorresti fossero pubbliche. E’ molto semplice e dura una mezzoretta. Hai solo bisogno di un foglio di carta e una penna.”
“Ma è una cosa seria?”
“Molto. E’ stata escogitata dagli americani negli anni ’60, si chiama Twenty Statement Test, e devi scrivere 20 risposte alla stessa domanda: io chi sono?”
“Tutto qui?”
“Tutto qui. Ma attenzione c’è un’unica regola: ogni volta devi rispondere in maniera diversa.”
“Mica so se ce la faccio.”
“Ce la farai, tranquillo. All’inizio tenderai come tutti a rispondere con le varie etichette sociali (il nome, la professione, la famiglia etc) ma dopo inizierai a spaziare. E scoprirai risvolti interessanti di te.”
“Dici?”
“Prova. Il bello di questo test sta anche nel fatto che lo potrai ripetere in varie fasi della vita, ogni volta che avrai il dubbio sulla tua identità, su chi sei.”
“E se poi il foglio con le risposte va in mano ad altre persone? Non c’è qualcosa di meno compromettente?”
“Puoi sempre esaminare quello che un francese, Emile Zolà, scriveva nell’800: «Si forgia il proprio stile sulla terribile incudine delle scadenze quotidiane». Se analizzi cioè le tue abitudini (come ti svegli, come ti vesti, come scegli i vestiti, come ti relazioni con gli sconosciuti, come lavori etc) con onestà allora capirai che tipo sei, se abitudinario, disordinato, espansivo, introverso etc. In questo caso per esempio tu sei uno a cui piace far domande. E io a rispondere.”
“Tutto bello per carità e magari molto utile. Ma se permetti io ci vedo un rischio serio.”
“Quale?”
“Quello di scoprire solo cose che in fondo so già, delle banalità. Se mi chiedo Chi sono io? è perché ho dei dubbi su me stesso e sospetto risvolti nuovi.”
“Ah, allora tu sei pronto per il terzo passo.”
“E quale?”
“Quello che suggeriva quel gran burlone di Groddeck, lo “psicoanalista selvaggio” amico di Freud. Lui diceva che se vogliamo vedere un lato poco piacevole di noi c’è un metodo sicuro. Sei pronto?”
“Gulp! Colpisci.”
“Devi andare da un amico o la fidanzata o un fratello e dirgli “insultami!”. All’inizio lui nicchierà ma poi se insisti timidamente inizierà a dire qualcosa e poi di più, sempre di più. E alla fine sai cosa verrà fuori?”
“Cosa?”
“La verità su te stesso! Quella che non volevi vedere!”





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