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mercoledì 28 febbraio 2018


VEDERE CON LE MANI

“Io sono cieca, signor giudice! Cieca! Non è giusto quello che mi han fatto gli assistenti sociali!”
“Si calmi signora, si calmi, siamo qui proprio per capire cosa è successo. Avvocato, cerchi anche lei di tranquillizzare la sua cliente, la sento molto turbata.”
“No! No! Non posso rimanere calma, loro hanno cercato di portarmi via la bambina.”
“Forse avranno avuto le loro ragioni, leggiamo la relazione degli assistenti sociali di zona…”
“O mioddio, aiutatemi, son disperata. Non ho mai fatto nulla di male! Sono al buio qui.”
“Avvocato, cerchi di calmare la signora. In questa relazione c’è scritto che lei mandava sua figlia a scuola trasandata e che più volte le maestre si sono lamentate di quanto fosse trascurata.”
“Non è vero, non è vero! Io amo mia figlia e l’ho sempre mandata a scuola meglio che ho potuto! A volte quando di notte sto male mi sveglio tardi e non c’è nessuno che mi aiuta. Mio marito, che mi ha accompagnato qui oggi, di solito è già andato al lavoro e devo fare tutto da sola.”
“E se lei accettasse di farsi aiutare in quelle occasioni? Allora non ci sarebbero più problemi. Se vuole diremo ai Servizi Sociali di trovare qualche volontario per la mattina e tutto si risolverà. Vi sta bene?”
“Certo, c’è una mia zia che mi aiuta ma non può venire tutte le mattine.”
“Vedremo di trovare qualcosa di più stabile. Avvisiamo allora noi i Servizi Sociali.”
“Ah! Buoni quelli! Me lo lasci dire, signor giudice, è tanto che volevo dirlo. Sono cieca ma ho una gran rabbia dentro. Sono stati cattivi con me, mi hanno spaventata! Ingiusti! Mi hanno trascinata qui in Tribunale e sono morta di paura! Non posso difendermi, sono al buio e mi hanno spaventata a morte! A morte! E non sapevo come difendermi!... (mentre la signora si sfoga il giudice onorario si mette un dito sulle labbra per avvisare tutti di stare zitti)… Ho vissuto nel terrore mi portassero via mia figlia! Nel terrore! Non è giusto!”
“Va bene signora, porterò subito il suo caso agli altri giudici perché si prenda una decisione in merito. La situazione mi sembra comunque abbastanza chiara e poi avete accettato di essere aiutati. Basta così per adesso.”
“Allora io e mio marito possiamo andare?”
“Certamente…ah signora, posso chiederle un ultimo favore?”
“Sì, mi dica.”
“Io ho visto lei, anche se lei ovviamente non ha visto me. Però so che molti non vedenti imparano ad usare le mani al posto degli occhi e penso che sia giusto pareggiare il conto. Se lo desidera può toccarmi il viso per farsi un’idea.”
“Posso? Veramente?”
(guidata dal marito, la signora si avvicina piano e posa le mani sul volto del giudice)
“Ah, lei ha la barba…e anche gli occhiali…mi sembra giovane…”
“La ringrazio per il giovane, signora, ma ho più di 50 anni.”
“Mi aiuti per favore, signor giudice, non voglio più aver paura.”
(che strana sensazione ho provato mentre la signora cieca mi esplorava il viso, Aveva dita forti ma sensibili, stavano come disegnando il mio volto).






lunedì 26 febbraio 2018

LA CAPOBANDA

“Siete voi i genitori di Serena?”
 “Sì.”
“Buongiorno, sono il Preside della scuola elementare di vostra figlia. Vi ho chiamati perché volevo parlarvi un momento di lei.”
“Oddio, la bimba ha combinato qualcosa?”
“No no, non preoccupatevi. Però ha avuto un comportamento insolito che ha suscitato perplessità.”
“Cioè?”
“Voi certo ricordate quanto era timida Serena quando è arrivata, il primo giorno nella nostra scuola.”
“E’ sempre stata timidissima, signor Preside.”
“Cero, ce ne siamo accorti subito anche noi. E proprio per contrastare questo suo timore abbiamo attuato uno stratagemma che aveva già funzionato in passato: l’abbiamo messa negli ultimi banchi, dove si riuniscono sempre quelli più agitati.”
“Perché? Funziona?”
“Funziona. Ragazzi in genere troppo timidi, a contatto con loro, perdono via via la loro paura e iniziano a sciogliersi un po’. Noi ovviamente controlliamo il tutto da lontano. Solo che Serena ci ha veramente sorpreso.”
“Che ha fatto?”
“Nel giro di pochi giorni si è trasformata, è diventata la capobanda! Ha menato tutti ed è diventata la leader indiscussa.”
“Davvero? La nostra piccola Serena?”
“Proprio lei. Ha stupito tutti, chi se lo immaginava. E così in fretta poi. Ha tirato fuori le unghiette, una vera piccola tigre.”
“Ah, ecco perché adesso la mattina non vuole più mettere il gonnellino per venire a scuola…!”
“C’è da capirla. Ogni giorno partecipa a qualche zuffa. L’ho vista io stesso dalla finestra di questo ufficio fare a botte in cortile durante l’intervallo, come una furia. E uscirne vincitrice.”
“In effetti ieri era tornata a casa tutta scarmigliata. Ci aveva detto che aveva giocato con la terra.”
“Comunque intanto ho parlato con le maestre e l’abbiamo rimessa tra i primi banchi, non vogliamo allevare bulletti. Però mi è rimasto un dubbio e volevo parlarne con voi.”
“Ci dica signor Preside.”
“A questa età i bambini sono molto sensibili all’esempio più che alle parole, come in genere tutti i giovani. A casa ha assistito a scene di violenza?”
“Ma no!”
“Ci sono tensioni tra di voi? Litigate?”
“Mai, certo ogni tanto noi due discutiamo ma quando ci siamo sposati lo abbiamo deciso insieme: non ci saremmo mai addormentati con il broncio. Avremmo fatto pace prima.”
“E infatti mi pareva strano, mi sembrate a occhio persone a posto. Voi poi sapete come ci si comporta con un bambino quando si mostra aggressivo, vero?”
“Ehmmm….”
“Niente paura, è semplice. Anche qui i genitori per primi devono dare il buon esempio e dire con calma al ragazzo “Lo so che sei arrabbiato, ma adesso calmiamoci. Vai a sederti in camera tua, rifletti e poi ne riparliamo”. Con calma e senza urlare o gesticolare. Insomma insegnare a rimandare la rabbia, a raffreddarla per così dire, per poterla gestire meglio e capire come risolvere il problema che l’ha fatta scattare. C’è sempre un problema.”
“Ce ne ricorderemo. Lei dice che funziona?”
“Nessuno può saperlo con esattezza prima, ma abbiamo il dovere di provarci. C’è una bella differenza tra una bambina violenta e una bambina fiera. E tutti noi vogliamo che i nostri ragazzi non siano violenti ma siano fieri.”





GIURARE SUL VANGELO

Salvini giura sul Vangelo. 
Strano, se ben ricordo dal catechismo l'insegnamento di Gesù è riassunto nella frase "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te" e non mi sembra che Salvini sia su questa linea. Ma forse mi sbaglio. 

Su una cosa però non sbaglio: sentire "Dio è con noi" mi ha evocato brutti ricordi storici. E anche la sensazione che la religione serva come al solito a giustificare comportamenti non belli.

Non si dovrebbe usare insomma la religione per fini politici. Ma purtroppo siamo in campagna elettorale, è una guerra e tutto serve allo scopo.

"Guai ai vinti" mi sembra più veritiero.



UN MONDO DI DONNE

Negli anni '60 le classi elementari erano ancora rigidamente suddivise in maschili e femminili. 
Nella mia scuola dell'epoca, la Geremia Meleri, per un errore burocratico però 6 maschi finirono in una classe femminile e 6 femmine in quella maschile. Quando se ne accorsero era tardi e "l'errore" rimase.

Che poi, con il senno di poi, tanto errore non era. Oggi le classi sono dappertutto miste e per un valido motivo: si è notato (e vari studi l'hanno confermato) che un gruppo "misto" è psicologicamente più robusto e dal punto di vista educativo si ottengono risultati migliori. 

Tornando alla Geremia Meleri, io ero uno dei sei maschietti (nella foto, l'ultimo in basso a sinistra). All'epoca ovviamente nulla sapevo di studi psicologici e compagnia bella ma una cosa ricordo: nella mia testolina immaginavo che il mondo fosse pieno di donne. 

E quando leggo che sulla terra ci sono più donne (52%) che uomini (48%) io ripenso subito alla classe B e penso "ostrega, hanno ragione!"



mercoledì 21 febbraio 2018

SE NE INDOVINI 25 SEI UN GENIO

“A cosa stai pensando?”
“Mmmm cosa? Dici a me?”
“Sì, ti vedevo assorto con gli occhi chiusi. Cos’hai? O stavi dormendo?”
“No no, stavo organizzando nella mia testa il viaggio di domani. Ripassavo se ho previsto tutto.”
“Quello in treno? Ma non hai già preso i biglietti e richiesto l’assistenza in quanto disabile? Sei a posto. Di che ti preoccupi?”
“No, non basta purtroppo. Non basta mai.”
“Non capisco. Come portatore di handicap viaggi bello comodo, servito e riverito. Non è più come una volta. Adesso ho visto che li assistono in tutto. Cosa vuoi di più?”
“Tantissimi inconvenienti possono accadere a chi è in sedia a rotelle. Come dicono nei film, almeno 50 cose possono andare storte e se ne indovini 25 sei un genio.”
“Fammi qualche esempio.”
“Ti farà sorridere ma la pipì è un problema serio. Se a te scappa che succede? Ti alzi e vai a farla. Ecco, questo uno come me non può farlo. Tra lo stimolo e sedersi sul wc passa tanto di quel tempo che succede l’innominabile.”
“Ah.”
“Non è semplice. E poi devo considerare ogni minima barriera. Badare a come mi vesto. Preparare con molto anticipo lo zaino, non posso più dire “ho dimenticato una cosa, faccio un salto su a prenderla”. Deve essere tutto già pronto. E senza cascare nell’ansia, che offusca la mente.”
“Insomma, nel tuo caso è valido quel vecchio proverbio, chi non ha gambe abbia testa. Ti conosco, so che ce la puoi fare.”
“Grazie. Anche perché pensare è l’unica arma che ho, devo usarla bene. E in generale noi malati cerchiamo di prevedere ogni ostacolo. E un qualcosa che dal di fuori non si vede, ma chi è malato conosce molto bene.”
“Stai riferendoti pure alle barriere architettoniche, presumo.”
“Anche. Si impara subito la lezione, l’assenza di barriere deve essere TOTALE, al 100%, non basta mettere una rampetta o una discesina. Un gradino di pochi centimetri a metà strada può diventare una montagna e bloccare tutto. Non è per niente facile immaginarsi un percorso.”
“A dirlo così sembra una follia.”
“Di certo è uno stress, di cui un sano ti ripeto non si rende conto. Scambia per ansia una paura reale. Lo noto anche nella vita di tutti i giorni.”
“Mica andrai sul treno ogni giorno.”
“No, mi riferivo alla vita in casa. Se posiziono le cose in una certa maniera è perché c’è una profonda ragione strutturale che però raramente viene capita. Nella mia vita nulla è per caso. Se tu però arrivi e sposti le cose senza rimetterle a posto, magari perché hai dato una pulita, mi metti nei casini e mi fai fare una fatica terribile.”
“Beh, in quel caso basta spiegarlo.”
“E’ quello che faccio ogni volta ma non immagini la faccia stupita dei miei interlocutori. Si intuisce che pensano come sia una stupidata e che se lo faranno è solo per farmi stare buono. Ma non sono inezie, ti assicuro.”
“Anche qui, fammi degli esempi.”
“Un cuscino spostato, il telecomando messo lontano, un piatto rovesciato, una sedia in mezzo al percorso, uno spazzolino distante, la carta igienica introvabile, le fasciature strettissime, un bicchiere lasciato nel lavello, un bottone allacciato, un tappo stretto troppo…ogni giorno ce n’è una.”
“E allora?”
“E allora l’unica è pensarci prima, estendere il controllo e osservare un poco tutto. E prevenire. Sì lo so, sono un rompicoglioni. Ma in definitiva per me meglio così che immobile o affaticato.”
“Sarai mica circondato da gente cattiva.”
“No, non ho detto questo. Ma la gente normale non ci pensa, beati loro, e allora devo pensarci io. In fondo io… voglio solo vivere tranquillo.”



domenica 18 febbraio 2018

L'ORA PIU' BUIA

Gran bel film, pieno di dignità. Recitato in maniera superba, le 8 nomination agli Oscar se le merita tutte.
Se combatti ogni giorno contro le difficoltà e rifiuti di arrenderti è il film per te.

“Il fallimento non è definitivo, il successo non è totale. Quello che veramente conta è la volontà di continuare”
-Winston Churchill-


LA BELLA FIGURA

“Guido, che cos’hai da guardare?”
“Ah, ti sei accorta? Scusa, è che mi parevi molto dimagrita e mi chiedevo se stessi bene. Tutto ok?”
“Certo, che domande. Sto benissimo. Cosa vuoi insinuare?”
“Niente, non ti offendere. Sotto la luce delle lampade mi sembravi quasi secca, troppo magra. Ma evidentemente mi sbagliavo.”
“Cosa? Io non sono secca, ho tutta la mia ciccetta ai posti giusti. E porto la mia bella taglia 42 con orgoglio.”
“Ma la 42 non è un po’ troppo piccola? Non è una taglia da ragazzine?”
“Ma che stupidate dici, le modelle portano la 38. Mia madre lo ripeteva sempre: “una volta raggiunta una taglia poi bisogna mantenerla tutta la vita”. E io la mia l’ho raggiunta.”
“Tipica milanese tua madre.”
“Ma sai la soddisfazione di mettersi gli abiti anche di 10 anni fa e che ti stanno ancora. E poi con la 42 si indossa qualsiasi cosa, ti assicuro. Ma già, tu sei un uomo. Avete certe panze che sembrano cocomeri e non vi vergognate. Che ne puoi capire.”
“Capisco benissimo invece. Le vedo anch’io le donne perennemente a dieta e che poi si pavoneggiano in corso Vittorio Emanuele.”
“E allora, che male c’è? Ci vorresti chiuse in casa?”
“Per carità e poi se in Italia esiste il culto della “bella figura” ci sarà un motivo.”
“E non riguarda solo le donne, come magari starai pensando tu. Lo noto io come sbavano gli uomini quando passa una bella donna.”
“E deve essere per forza magra? Sarò onesto, il mio concetto di bella donna non ha nulla a che vedere con la 42. Quei culini piccoli, nervosi, duri…brrr che impressione…”
“Bugiardo.”
“E’ la verità. Le donne vere hanno le curve, come diceva un film di qualche anno fa. Attizzano quando sono femminili, sontuose, cariche di vitalità e ormoni. Guarda per esempio quella che sta passando adesso, non ha certo la 42 ma è tutta da pastrugnare. Fa venire in testa certe idee…”
“Quella cicciona? Non mi dire, Guido, che a te piacciono larghe!”
“Ma che larghe e larghe! La verità è un’altra: una donna a cui piace mangiare, capisci a me, piace anche il resto. Non fatevi venire i complessi, il mondo maschile se ne frega altamente della bella figura, queste sono paturnie tra donne. Non sei d’accordo?”
“No, io ho 42 anni e sono fiera di dire a tutti che porto la 42!”
“D’accordo, non ti arrabbiare allora, alla fine la bellezza è nell’occhio di chi guarda e l'importante è accettarsi. Voglio darti un bacio adesso, facciamo pace?
“Come vuoi. Attento però a non sgualcirmi il vestito.”







SE L'È MERITATO

La sparatoria nella scuola di Parkland, dove sono stati uccisi tanti ragazzi innocenti, è la diciottesima sparatoria in una scuola americana DALL'INIZIO DELL'ANNO. 

In qualunque altro paese del mondo si prenderebbero subito precauzioni per evitare altre stragi, limitando al massimo l'uso delle armi. 

Ma non negli USA, dove la vendita di armi è un affare colossale e si sa che business is business. E se aggiungiamo il clima di paura e il culto della violenza è facile prevedere che ci saranno altre stragi. 

Se sei minorenne non puoi acquistare alcolici, sigarette, riviste per adulti ma un fucile puoi comprarlo. Follia. Vera, suprema follia. 

E quel fanfarone di Trump che non trova di meglio che l'invito ad elevare una preghiera per le vittime. 
Bene ha fatto allora una studentessa che ha visto morire i suoi compagni a non volere le sue condoglianze invitandolo invece a fare qualcosa di concreto per il Gun Control. 

Ma scommettiamo che non succederà niente? Il lato peggiore della politica, quando pensa ai vantaggi di pochi privilegiati invece che al benessere di tutti.


DRIN!

Ore 9, drin!
“Buongiuorno io sono Emma e chiamo per cuonto di Vuodafone…”
“Buongiorno Emma, non me ne frega una ceppa.”
Click.

Ore 10, drin!
“Luca, ha già sentito delle nostre offe…”
“Telefonate ancora e vi denuncio.”
Click.

Ore 11, drin!
“Buongiorno Luca, sono Omar e volevo parlarti di una vantaggiosa proposta!”
“Omar, rimani in linea mentre ci penso.”
Click.

Ore 12, drin!
“Luca, sono Nunzia e volevo sapere…”
“Nunzia, solo se usciamo insieme.”
Click.

Ore 13, drin!
“Buongiorno, Luca! Sono Roberto e ho una strepitosa…”
“Roberto, ma vaffanculo!”
Click.

Ore 14, drin!
“E’ la Telecom e le telefoniamo per sapere…”
“Sono a posto, grazie.”
Click

Ore15, drin!
“Buongiorno, stiamo svolgendo una indagine…”
“Chi vi ha dato il mio numero? Polizia, polizia!”
Click

Ore 16, drin!
“Buonasera, posso parlarle un momento?”
“No grazie, non sono interessato.”
Click

Ore 17, drin!
“Le telefono per conto di una grande società…”
“E sti gran cazzi!”
Click

Ore 18, drin!
“Buonasera, ha già sentito parlare delle nostre tariffe?”
“No.”
Click.

Ore 19, drin!
“Buonasera, è la Wind.”
“Ma che me frega, ma lassateme magnà in pace!”
Click

Ore 20, drin!
“Scusi per l’orario, ma abbiamo nuove…”
“Basta! Dimenticatevi il mio numero! Sparite dalla mia vita! Non telefonate più! Bastaaarrrggh!”
Click.




venerdì 16 febbraio 2018

CHI SONO IO?

“Ma tu sei proprio uno psicologo?”
“Mmmm…questa domanda di solito ne nasconde un’altra. Cosa vuoi sapere?”
“In effetti una curiosità ce l’avrei. Secondo te io chi sono? Che personalità ho?”
“Scusa, e che ne so io? Ti conosco da poco, perché lo chiedi a me?”
“Ma perché sei uno psicologo e studi le persone, no? Se non lo sapete voi…”
“Guarda, io ti posso dire, anche se so che rimarrai un po’ deluso, che nessuno al mondo lo sa tranne te.”
“Grazie al cavolo, io non lo so, per questo lo chiedo a te.”
“Al massimo ti posso dare un metodo per scoprirlo, ma niente di più.”
“Cos’è, una roba lunga? Niente robe strane per favore.”
“Ma no anzi, è un test che puoi anzi devi fare da solo. Potrebbero uscire cose di te che non vorresti fossero pubbliche. E’ molto semplice e dura una mezzoretta. Hai solo bisogno di un foglio di carta e una penna.”
“Ma è una cosa seria?”
“Molto. E’ stata escogitata dagli americani negli anni ’60, si chiama Twenty Statement Test, e devi scrivere 20 risposte alla stessa domanda: io chi sono?”
“Tutto qui?”
“Tutto qui. Ma attenzione c’è un’unica regola: ogni volta devi rispondere in maniera diversa.”
“Mica so se ce la faccio.”
“Ce la farai, tranquillo. All’inizio tenderai come tutti a rispondere con le varie etichette sociali (il nome, la professione, la famiglia etc) ma dopo inizierai a spaziare. E scoprirai risvolti interessanti di te.”
“Dici?”
“Prova. Il bello di questo test sta anche nel fatto che lo potrai ripetere in varie fasi della vita, ogni volta che avrai il dubbio sulla tua identità, su chi sei.”
“E se poi il foglio con le risposte va in mano ad altre persone? Non c’è qualcosa di meno compromettente?”
“Puoi sempre esaminare quello che un francese, Emile Zolà, scriveva nell’800: «Si forgia il proprio stile sulla terribile incudine delle scadenze quotidiane». Se analizzi cioè le tue abitudini (come ti svegli, come ti vesti, come scegli i vestiti, come ti relazioni con gli sconosciuti, come lavori etc) con onestà allora capirai che tipo sei, se abitudinario, disordinato, espansivo, introverso etc. In questo caso per esempio tu sei uno a cui piace far domande. E io a rispondere.”
“Tutto bello per carità e magari molto utile. Ma se permetti io ci vedo un rischio serio.”
“Quale?”
“Quello di scoprire solo cose che in fondo so già, delle banalità. Se mi chiedo Chi sono io? è perché ho dei dubbi su me stesso e sospetto risvolti nuovi.”
“Ah, allora tu sei pronto per il terzo passo.”
“E quale?”
“Quello che suggeriva quel gran burlone di Groddeck, lo “psicoanalista selvaggio” amico di Freud. Lui diceva che se vogliamo vedere un lato poco piacevole di noi c’è un metodo sicuro. Sei pronto?”
“Gulp! Colpisci.”
“Devi andare da un amico o la fidanzata o un fratello e dirgli “insultami!”. All’inizio lui nicchierà ma poi se insisti timidamente inizierà a dire qualcosa e poi di più, sempre di più. E alla fine sai cosa verrà fuori?”
“Cosa?”
“La verità su te stesso! Quella che non volevi vedere!”





giovedì 15 febbraio 2018

ADAMO CACCIATO DAL PARADISO

Nelle prime edizioni della Bibbia, quando Adamo venne cacciato dal Paradiso era solo, senza compagna. Niente più colline argentate, niente più cibo squisito, niente più venti gentili. Adamo si ritrovava a vagare da solo e nudo per un mondo freddo e sconosciuto.
E adesso povero Adamo che farai? Continuerai a struggerti per il paradiso perduto o cercherai una nuova frontiera, nuove colline, un nuovo mare? Mentre il tuo cuore sta sanguinando ammalato sei arrivato in una spiaggia. Fine della corsa. Lunghe onde colpiscono la sabbia, il mare non ha fretta. Il mare sa come lenire il tuo dolore.

Ed ecco che, mentre Adamo arranca sulla sabbia, nella Bibbia dimenticata c’è scritto che intravede una donna camminare verso di lui. Una donna mai vista ma si guardano, si piacciono, si abbracciano. Il paradiso perduto è così lontano ora. Gli fa capire che lei è la sua regina, che come negli scacchi difenderà il suo re.

E sarà il mare, sarà questo sole caldo, saranno le sue braccia....ma il cuore di Adamo smette di sanguinare. Con pazienza lei ha ricucito i suoi strappi e può volare ancora.

Il sole guarda come ha fatto sempre. Quanti paradisi perduti che ha visto e quanti ritrovati.
Lancia un raggio di luce serena e il mare sorride mentre Adamo va a casa sua. Lei ha preparato cibo e un letto soffice. Fa tutto questo perché a lei non piace il sangue.




martedì 13 febbraio 2018

UN VULCANO DENTRO LA STANZA

Emily Dickinson ebbe una infanzia terribile. Il padre puritano non la faceva uscire dalla sua stanza per evitare che si contaminasse col mondo (come sono cattivi certi uomini); le comprava molti libri “ma mi prega di non leggerli perché ha paura che scuotano la mente".

Chiusa tra quattro mura, la piccola Emily scoprì presto di avere un mondo interiore molto più grande, si sentiva come “un vulcano dentro la stanza” e componeva poesie dove raccontava il suo amore per la natura e i suoi amori platonici. Aveva un cervello affilato come un diamante che coltivò in tutta solitudine e ai tempi, l’America dell’800, non esistevano certo tv o facebook. Il suo spirito essenziale volava.

Ossessionata (e ti credo) dalla purezza, ipersensibile, visse tutta la sua breve vita relegata in camera a parti fugaci visite ai parenti. Non uscì dalla sua stanza ai piani superiori nemmeno per il funerale dei genitori.
Dopo la sua morte la sorella trovò nel suo comodino quasi 2000 poesie cucite con ago e filo dentro una scatolina. Lentamente vennero pubblicate e tutti la scoprirono.

Ah Emily, estraniata dentro una stanza, guardando il mondo dalla finestra, con un mondo interiore vivo ma immersa in una realtà miserabile, come ti capisco. In molti malati siamo diventati così. Come cantano i Pink Floyd, dopo tutti questi anni, dopo tutto questo girare alla fine cosa abbiamo trovato? “Le stesse vecchie paure”.

Annoda i lacci alla mia Vita, Signore,
Poi, sarò pronta ad andare!
Solo un'occhiata ai Cavalli -
In fretta! Potrà bastare!
.....
Addio alla vita che ho vissuto
E al mondo che ho conosciuto
E bacia le colline, per me, basta una volta
Ora - sono pronta ad andare