LA MIA PRIMA VACANZA SENZA GENITORI
A 15 anni con un amico, Nino, decidemmo di passare una lunga
vacanza lontano dalle famiglie. Ero già andato in vacanza senza di loro ma
sempre in situazioni per così dire “protette” (colonie estive, casa dei nonni o
di amici di famiglia etc). Quell’anno ci
sentivamo pronti, volevamo provare l’autonomia.
Quella estate saremmo stati completamente liberi e per un
mese. Ah, la libertà, poter fare e andare dove si vuole. Era un sogno che si realizzava. Decidemmo di
fare “campeggio libero” nella verdissima e isolatissima valle bergamasca di
Lizzola, con un paesino dove rifornirci a pochi chilometri, un’ora di cammino.
In quegli anni si poteva ancora fare campeggio libero (oggi
è vietato un po’ ovunque) e montammo la tendina canadese in mezzo ad un prato.
Ci mettemmo dentro i nostri sacchi a pelo e i vestiti. Non c’era nessuno in
giro, a parte qualche mucca enorme che a volte veniva ad annusare la tenda. A
dirlo ora sembra un poco da incoscienti ma l’età era quella.
Come è andata quel mese? Mi dispiace dirlo ma ho un pessimo
ricordo di quel periodo. Io e Nino, giovani amiconi in città con tanti
interessi musicali in comune, ci rivelammo subito incompatibili, bianco e nero.
Io già a quella età ero un tipo introverso, meditabondo, a cui piaceva
esplorare i boschi e la natura con lunghe passeggiate. Nino invece era un
ragazzo “sociale” che voleva sempre andare in paese a conoscere ragazze e
passare le mezzore all’unico bar. Già.
Ma la cosa peggiore fu un’altra. Per “fare colpo” (quanto
eravamo scemi) sulle ragazzotte del paese Nino fece finta di essere un inglese
che non parlava italiano, e quando qualcuna voleva dirgli qualcosa io facevo
finta di tradurre in un inglese moooolto maccheronico mentre lui rispondeva a
tono. Perché il dettaglio da ridere è che nessuno di noi due sapeva bene l’inglese.
In pratica io dicevo dei testi di canzoni e lui faceva altrettanto.
Che scemi. Il primo giorno dalle panettiere fu divertente ma
passare settimane così, a fingere….presto divenne un incubo. Io ero stanco di
quella finzione ma oramai eravamo andati troppo avanti. Quante litigate tra noi
due. Lezione imparata: mai più fingere per qualcun altro. Le poche foto di quel
periodo sono eloquenti, entrambi con la faccia incazzosa.
E ho anche altri ricordi: il primo pomeriggio di libertà ci
spaparanzammo al sole a torso nudo. Ah, da veri piccoli uomini, liberi selvaggi
e rudi. Rudi un cazzo: entro sera ci venne una insolazione alle spalle
tremenda, la pelle arrossata che si staccava a lembi, non potevamo nemmeno
mettere le magliette. Non avevamo creme né altro e il telefono per chiamare le
mamme era in paese, che fare? Mi ricordai che in un libro avevo letto che l’acqua
fredda placava il dolore.
Detto, fatto. Andammo ad un ruscelletto di montagna lì
vicino, inzuppammo l’asciugamano di acqua gelata e lo stendemmo sulle spalle.
UAAAAAAARGH!!!!!!! Però fu efficace e il dolore passò, anche se imparai a mie
spese che non si prende il sole senza protezione.
Un altro ricordo è legato al fatto che non dormivo e non avevo
mai avuto problemi di questo tipo. Boh, mistero. Solo quando tornai a casa parlandone
scoprii il perché: ogni sera mi preparavo un beverone di Nescafè che mi piaceva
tanto. Finalmente potevo berne quanto volevo solo che ignoravo tenesse svegli. Inesperienza.
E ogni santo pomeriggio in quella valle alle 17 pioveva! Ecco perché la valle
era così verde!
Quante cose ho imparato. Ci furono anche ricordi belli
intendiamoci: io e Nino chiacchieravamo ore e in quella tendina ci confidammo i
segreti più scabrosi. E la valle era bellissima. Conoscemmo anche un rude pastorello
di 13 anni che ne dimostrava 20, che ci insegnò a piegare lentamente il legno
per formare un bastone ricurvo. Tenemmo
anche un diario di quella vacanza, chissà dove è finito.
Anni dopo tornai per curiosità a Lizzola e andai a vedere la
valle. Non era più deserta, adesso c’erano tanti piccoli chalet qua e là, dove avrebbero
potuto fare campeggio libero due ragazzi?
Non ne ho un bellissimo ricordo ma devo ammetterlo, ho
imparato tante cose in quella estate, lezioni che mi sono portato dietro tutta
la vita: scegli bene i tuoi compari di avventura e non fare finta di essere un’altra
persona, tieni conto della tua indole, l’inglese serve sempre, occhio alle
mucche, non prendere il sole senza protezione, arrangiati ce la puoi fare,
ricordati che il caffè tiene svegli, c ‘è un motivo non sempre piacevole se la
natura è rigogliosa, è bello chiacchierare per ore con gli amici, il legno si
può piegare.
Ma soprattutto… segui sin dall’inizio la tua voglia di
libertà e non negarla agli altri. Non lasciar passare l’attimo. Il desiderio di
libertà è qualcosa che non sbaglia. Magari non sarà sempre piacevole ma restare
bambini è molto, molto peggio.
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