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venerdì 11 agosto 2017



LA MIA PRIMA VACANZA SENZA GENITORI

A 15 anni con un amico, Nino, decidemmo di passare una lunga vacanza lontano dalle famiglie. Ero già andato in vacanza senza di loro ma sempre in situazioni per così dire “protette” (colonie estive, casa dei nonni o di amici di famiglia etc).  Quell’anno ci sentivamo pronti, volevamo provare l’autonomia.
Quella estate saremmo stati completamente liberi e per un mese. Ah, la libertà, poter fare e andare dove si vuole.  Era un sogno che si realizzava. Decidemmo di fare “campeggio libero” nella verdissima e isolatissima valle bergamasca di Lizzola, con un paesino dove rifornirci a pochi chilometri, un’ora di cammino.
In quegli anni si poteva ancora fare campeggio libero (oggi è vietato un po’ ovunque) e montammo la tendina canadese in mezzo ad un prato. Ci mettemmo dentro i nostri sacchi a pelo e i vestiti. Non c’era nessuno in giro, a parte qualche mucca enorme che a volte veniva ad annusare la tenda. A dirlo ora sembra un poco da incoscienti ma l’età era quella.
Come è andata quel mese? Mi dispiace dirlo ma ho un pessimo ricordo di quel periodo. Io e Nino, giovani amiconi in città con tanti interessi musicali in comune, ci rivelammo subito incompatibili, bianco e nero. Io già a quella età ero un tipo introverso, meditabondo, a cui piaceva esplorare i boschi e la natura con lunghe passeggiate. Nino invece era un ragazzo “sociale” che voleva sempre andare in paese a conoscere ragazze e passare le mezzore all’unico bar. Già.
Ma la cosa peggiore fu un’altra. Per “fare colpo” (quanto eravamo scemi) sulle ragazzotte del paese Nino fece finta di essere un inglese che non parlava italiano, e quando qualcuna voleva dirgli qualcosa io facevo finta di tradurre in un inglese moooolto maccheronico mentre lui rispondeva a tono. Perché il dettaglio da ridere è che nessuno di noi due sapeva bene l’inglese. In pratica io dicevo dei testi di canzoni e lui faceva altrettanto.
Che scemi. Il primo giorno dalle panettiere fu divertente ma passare settimane così, a fingere….presto divenne un incubo. Io ero stanco di quella finzione ma oramai eravamo andati troppo avanti. Quante litigate tra noi due. Lezione imparata: mai più fingere per qualcun altro. Le poche foto di quel periodo sono eloquenti, entrambi con la faccia incazzosa.
E ho anche altri ricordi: il primo pomeriggio di libertà ci spaparanzammo al sole a torso nudo. Ah, da veri piccoli uomini, liberi selvaggi e rudi. Rudi un cazzo: entro sera ci venne una insolazione alle spalle tremenda, la pelle arrossata che si staccava a lembi, non potevamo nemmeno mettere le magliette. Non avevamo creme né altro e il telefono per chiamare le mamme era in paese, che fare? Mi ricordai che in un libro avevo letto che l’acqua fredda placava il dolore.
Detto, fatto. Andammo ad un ruscelletto di montagna lì vicino, inzuppammo l’asciugamano di acqua gelata e lo stendemmo sulle spalle. UAAAAAAARGH!!!!!!! Però fu efficace e il dolore passò, anche se imparai a mie spese che non si prende il sole senza protezione.
Un altro ricordo è legato al fatto che non dormivo e non avevo mai avuto problemi di questo tipo. Boh, mistero. Solo quando tornai a casa parlandone scoprii il perché: ogni sera mi preparavo un beverone di Nescafè che mi piaceva tanto. Finalmente potevo berne quanto volevo solo che ignoravo tenesse svegli. Inesperienza. E ogni santo pomeriggio in quella valle alle 17 pioveva! Ecco perché la valle era così verde!
Quante cose ho imparato. Ci furono anche ricordi belli intendiamoci: io e Nino chiacchieravamo ore e in quella tendina ci confidammo i segreti più scabrosi. E la valle era bellissima. Conoscemmo anche un rude pastorello di 13 anni che ne dimostrava 20, che ci insegnò a piegare lentamente il legno per formare un bastone ricurvo.  Tenemmo anche un diario di quella vacanza, chissà dove è finito.
Anni dopo tornai per curiosità a Lizzola e andai a vedere la valle. Non era più deserta, adesso c’erano tanti piccoli chalet qua e là, dove avrebbero potuto fare campeggio libero due ragazzi?
Non ne ho un bellissimo ricordo ma devo ammetterlo, ho imparato tante cose in quella estate, lezioni che mi sono portato dietro tutta la vita: scegli bene i tuoi compari di avventura e non fare finta di essere un’altra persona, tieni conto della tua indole, l’inglese serve sempre, occhio alle mucche, non prendere il sole senza protezione, arrangiati ce la puoi fare, ricordati che il caffè tiene svegli, c ‘è un motivo non sempre piacevole se la natura è rigogliosa, è bello chiacchierare per ore con gli amici, il legno si può piegare.
Ma soprattutto… segui sin dall’inizio la tua voglia di libertà e non negarla agli altri. Non lasciar passare l’attimo. Il desiderio di libertà è qualcosa che non sbaglia. Magari non sarà sempre piacevole ma restare bambini è molto, molto peggio.


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