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martedì 29 agosto 2017



LA MORTE DI UNA REGINA

“Heru, mio fedele servitore, come sono lieta di vederti. Oggi più che mai ho bisogno di te, questi sono giorni tristi per tutto l’Egitto e per me.”
“Mia sublimità, regina di tutto ciò che splende, sai che vivo solo per onorarti e servirti.”
“Ahimè Heru, le truppe di Ottaviano si stanno avvicinando. Tutti i miei informatori concordano. Al massimo per domani entreranno in questo palazzo.”
“Sacrilegio! Non oseranno!”
“Oseranno, oseranno. Non conosci i Romani quanto li conosco io, mi trascineranno nella loro città e mi vorranno esibire nelle strade come un trofeo. Ora poi che è morto il mio amato Antonio, più nulla li fermerà nella loro pazzia. Abbiamo poco tempo dunque, non sprechiamolo. Dimmi, sei riuscito a fare quello che ti avevo ordinato? Che notizie mi porti? Ti ascolto.”
“Mia imperatrice, ho concluso tutta la serie di esperimenti di cui mi incaricasti. Ho eseguito il tuo volere anche se il cuore piangeva e allagava come il Nilo le mie guance. Come mi avevi chiesto ho testato sui prigionieri nubiani tutti i veleni conosciuti e sconosciuti, scegliendoli tra i più mortali.”
“Ebbene?”
“Ne ho trovato uno molto efficace, ricavato tritando i pungiglioni dello scorpione gigante. E’ una mistura potentissima, tutti i prigionieri nessuno escluso sono morti entro pochi  minuti. Ne bastano poche gocce.”
“Bene, è  quello che voglio. Ottaviano non mi porterà a Roma. Quel ragazzino non vede l’ora di mostrare Cleopatra ai suoi senatori. Non avrà questa soddisfazione.”
“Mia regina, ho visto con i miei occhi però che sono periti tra atroci sofferenze, contorcendosi e urlando a voce altissima. Del resto tutti i veleni fanno questo effetto.”
“Allora non fanno per me. Non voglio perdere la mia dignità di donna e di regina. Altro?”
“Una strega di un villaggio mi ha indicato un’erba velenosa che pare magica. Chi beve un infuso di quelle foglie quando si addormenta semplicemente non si risveglia più, muore nel sonno. Senza drammi e senza dolore, passa dal sogno alla morte.”
“No, non va bene. Troppo lento, ho bisogno di qualcosa di più rapido.”
“Mi perdoni, sublimità, un colpo di spada?”
“Che orrore! Troppo sangue.”
“Allora forse c’è un piccolo serpente che può servire. Il suo nome è aspide.”
“Il cobra egiziano?”
“Sì, altrove viene chiamato vipera. Il suo morso han detto i prigionieri che è poco più che un pizzico, ma il veleno è sempre stato micidiale e senza antidoto. I prigionieri presto in pochi minuti ho visto che cadevano in una sorta di deliquio, come se si addormentassero. Solo che il loro sonno sarà mortale e senza ritorno, il cuore semplicemente smette di battere.”
“Questo mi piace. Voglio conservare la mia dignità mentre muoio. Farò così. Ne hai di aspidi?”
“Sì, li conservo tutti in un bottiglione di vetro bianco ben tappato.”
“Allora domani prima che arrivino i soldati nelle mie stanze portamene uno.”
“Lo metterò in un cesto di frutta, fichi visto che è la stagione, così non desterà sospetti. Sotto le foglie ci sarà il serpente. Oh mia signora, mia signora…”
“Non piangere, Heru, l’ho voluto. Pensa solo che io, regina di un Egitto indipendente, morirò come sono nata, libera. E potranno dire tante cose di me, ma non che sono stata la loro schiava.”

(liberamente tratto da Plutarco, Vita di Antonio)


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