Visualizzazioni totali

giovedì 31 agosto 2017

LA STRADA PIU’ BELLA

Non le ho ovviamente girate tutte, ma una è rimasta nel mio cuore come la strada più bella d’Italia. Sto parlando della Cassia, l’antica strada romana che attraverso la campagna da Firenze porta a Roma (dove tutte le strade arrivano).

Soprattutto nel tratto tra Montalcino e Radicofani questa strada è incomparabile e unica, sembra che si “apra” al mondo che lo circonda. Anche il cuore si allargava davanti a certi scenari. Secondo me chi l’ha pensata duemila anni fa voleva fare un regalo al mondo, non è possibile sia stato un semplice caso. E non pensavo che una semplice strada potesse darmi questo effetto.

Le colline, i colori della terra, i cipressi lontani, l’armonia con il cielo, non so cosa è meglio ma tutto convergeva per un panorama che mi ha tolto il respiro. Proprio bello, quasi mistico, ha donato serenità al mio cuore (e Dio sa se ne avevo bisogno). Ogni volta che superavo una collina uno scenario ancora più largo e incantevole del precedente si apriva ai miei occhi. Impossibile rimanere indifferenti.

Ah, se fossi giovane e avessi la moto, nessuno mi fermerebbe. Però intanto ci riesco con l’automobile e viaggio tranquillo. Da percorrere assolutamente di mattina, quando la luce e l’aria sono migliori. Godere della bellezza del mondo, io ancora posso, che meraviglia.
Penso che ognuno abbia la sua strada preferita. La tua?

mercoledì 30 agosto 2017



PERCHE’ L’ISIS NON FA ATTENTATI IN ITALIA?



“Barcellona, Parigi, Londra…addirittura la Finlandia! Morti e attentati ovunque ma anche oggi l’Italia è fuori, il nostro stellone ci ha salvato pure stavolta!”

“Macché stellone, chiediamoci il perché da 15 anni l’Italia è l’unico paese europeo a non aver subito attacchi.”

“Intendi dire perché l’Isis non compie attentati terroristici in Italia? Boh, l’Italia è una terra santa, c’è il Papa che ci protegge. O forse perché a parte questo l’Italia non è così importante, non è un obiettivo strategico. E il nostro servizio segreto deve essere efficientissimo e sventa in anticipo tutto!”

“E tu pensi veramente che il servizio segreto tedesco, francese o inglese sia meno efficiente del nostro? No guarda. Forse la verità è un’altra, una scomoda verità. Non se ne scrive, non se ne parla ma l’anomalia italiana molti sospettano abbia una origine diversa.”

“E quale?”

“L’Italia ormai si è capito che è il ventre molle dell’Europa. Arrivano tutti qui e i malintenzionati si dileguano subito. Bene o male tutti i terroristi, anche se di sfuggita, sono passati dall’Italia e via terra si sono diffusi ovunque sul continente. E c’è chi ha ipotizzato seriamente che la Mafia ha preso da tempo accordi con l’Isis: le varie organizzazioni  criminali  italiane, Mafia e Camorra in primis, in cambio di una relativa tranquillità sul territorio italiano forniscono ai membri dell’Isis passaporti, armi (tante armi), soldi e la possibilità di scorrazzare in tutta Europa. Si sono spartiti il territorio, insomma, nella più classica tradizione malavitosa.”

“Hai le prove di questo?”

“Solo indirette, per esempio malgrado tutte le minacce e i blabla che “l’Italia è la prossima” nessuno ci crede veramente, nemmeno il Ministero degli Interni. Sanno tutti che l’Italia è al sicuro. Relativamente certo, in una guerriglia sfuggente come questa nessuno è mai veramente al sicuro.”

“Beh, se il risultato è questo allora la mafia non sarebbe tanto male.”

“Non ti illudere. La mafia con una mano dà, ma con l’altra prende. La corruzione e il malaffare che oggi dilagano in Italia nascono anche da questo. E quando dopo un terremoto le case crollano uccidendo donne e bambini perché costruite con materiale scadente chiediti chi ci ha lucrato sopra. La pax mafiosa si paga, si paga cara, non ce ne accorgiamo ma come un cancro si sta mangiando tutto. La sicurezza senza giustizia non è autentica.”

“Non posso credere a tutto questo. L’Italia è un paese civile.”

“Ti rispondo con una frase di Adler, lo psicoanalista allievo di Freud: “La menzogna non avrebbe senso se la verità non fosse percepita come pericolosa”. E magari ancora pericolosa no ma scomoda sicuramente lo è l’idea che dobbiamo la nostra sicurezza alla mafia. Ecco perché non se ne parla.”

“Non so se quello che insinui è vero ma di una cosa sono certo, la sicurezza viene prima di tutto.”

“Ti dò ragione, ma forse per la sicurezza abbiamo rinunciato a libertà e dignità. Non vorrei arrivasse un giorno in cui saremo obbligati a rinunciare a tutto.”

“E allora?”

“E allora non so, è qualcosa più grande di me e te. Ma la prossima volta che leggiamo di un attentato in terra straniera non pensiamo di averla scampata, forse anche a noi è costato qualcosa di importante.”

martedì 29 agosto 2017



LA MORTE DI UNA REGINA

“Heru, mio fedele servitore, come sono lieta di vederti. Oggi più che mai ho bisogno di te, questi sono giorni tristi per tutto l’Egitto e per me.”
“Mia sublimità, regina di tutto ciò che splende, sai che vivo solo per onorarti e servirti.”
“Ahimè Heru, le truppe di Ottaviano si stanno avvicinando. Tutti i miei informatori concordano. Al massimo per domani entreranno in questo palazzo.”
“Sacrilegio! Non oseranno!”
“Oseranno, oseranno. Non conosci i Romani quanto li conosco io, mi trascineranno nella loro città e mi vorranno esibire nelle strade come un trofeo. Ora poi che è morto il mio amato Antonio, più nulla li fermerà nella loro pazzia. Abbiamo poco tempo dunque, non sprechiamolo. Dimmi, sei riuscito a fare quello che ti avevo ordinato? Che notizie mi porti? Ti ascolto.”
“Mia imperatrice, ho concluso tutta la serie di esperimenti di cui mi incaricasti. Ho eseguito il tuo volere anche se il cuore piangeva e allagava come il Nilo le mie guance. Come mi avevi chiesto ho testato sui prigionieri nubiani tutti i veleni conosciuti e sconosciuti, scegliendoli tra i più mortali.”
“Ebbene?”
“Ne ho trovato uno molto efficace, ricavato tritando i pungiglioni dello scorpione gigante. E’ una mistura potentissima, tutti i prigionieri nessuno escluso sono morti entro pochi  minuti. Ne bastano poche gocce.”
“Bene, è  quello che voglio. Ottaviano non mi porterà a Roma. Quel ragazzino non vede l’ora di mostrare Cleopatra ai suoi senatori. Non avrà questa soddisfazione.”
“Mia regina, ho visto con i miei occhi però che sono periti tra atroci sofferenze, contorcendosi e urlando a voce altissima. Del resto tutti i veleni fanno questo effetto.”
“Allora non fanno per me. Non voglio perdere la mia dignità di donna e di regina. Altro?”
“Una strega di un villaggio mi ha indicato un’erba velenosa che pare magica. Chi beve un infuso di quelle foglie quando si addormenta semplicemente non si risveglia più, muore nel sonno. Senza drammi e senza dolore, passa dal sogno alla morte.”
“No, non va bene. Troppo lento, ho bisogno di qualcosa di più rapido.”
“Mi perdoni, sublimità, un colpo di spada?”
“Che orrore! Troppo sangue.”
“Allora forse c’è un piccolo serpente che può servire. Il suo nome è aspide.”
“Il cobra egiziano?”
“Sì, altrove viene chiamato vipera. Il suo morso han detto i prigionieri che è poco più che un pizzico, ma il veleno è sempre stato micidiale e senza antidoto. I prigionieri presto in pochi minuti ho visto che cadevano in una sorta di deliquio, come se si addormentassero. Solo che il loro sonno sarà mortale e senza ritorno, il cuore semplicemente smette di battere.”
“Questo mi piace. Voglio conservare la mia dignità mentre muoio. Farò così. Ne hai di aspidi?”
“Sì, li conservo tutti in un bottiglione di vetro bianco ben tappato.”
“Allora domani prima che arrivino i soldati nelle mie stanze portamene uno.”
“Lo metterò in un cesto di frutta, fichi visto che è la stagione, così non desterà sospetti. Sotto le foglie ci sarà il serpente. Oh mia signora, mia signora…”
“Non piangere, Heru, l’ho voluto. Pensa solo che io, regina di un Egitto indipendente, morirò come sono nata, libera. E potranno dire tante cose di me, ma non che sono stata la loro schiava.”

(liberamente tratto da Plutarco, Vita di Antonio)


lunedì 28 agosto 2017

UNA CANZONE INTENSA

“Non è un peccato? Pensaci, non è una vergogna?
Come spezziamo il cuore altrui e ci arrechiamo dolore a vicenda.
Come afferriamo l’amore degli altri senza neanche pensare
di restituire qualcosa, non è un peccato?


Ci vuole tanto a spiegarlo, come potrei?
Sono in pochi a capire che siamo tutti uguali
E malgrado le loro lacrime la gente non riesce a vedere
La bellezza che li circonda, non è un peccato?”


“Isn’t it a pity?” è una intensa canzone di George Harrison, con il cuore dalla parte giusta. Delicata e potente insieme. Una ballata molto semplice ma che può essere letta a più livelli, dalla coppia al genere umano, scritta da Harrison quando era molto giovane e offerta ai Beatles che però inspiegabilmente la rifiutarono.
Venne poi inserita nel primo album solista di George dopo il loro scioglimento e forse è stato meglio così, perché la cantò più consapevole.

domenica 20 agosto 2017




MARIA CHE SCIOGLIE I NODI

“Ho trovato un quadro che non conoscevo. Bello, molto.”
“Quale?”
“Questo, si chiama “Maria che scioglie i Nodi”, è di un tedesco e si trova ad Augusta, in Baviera. Vi è raffigurata la Madonna che sta slegando un pezzo di corda circondata dagli angioletti. Qui dice che questa immagine è venerata un po’ in tutto il mondo, in sud america per esempio è diffusissima. Ne ha parlato anche Papa Francesco, che ne rimase molto colpito.”
“Conosco bene l’immagine di Maria che scioglie i Nodi. Io son molto devota alla Madonna, quante novene ho pregato per lei.”
“Quante cosa?”
“Novene, un ciclo di preghiere da effettuare per nove giorni consecutivi dopo il rosario. La novena a Maria che scioglie i Nodi è potentissima. Lei scioglie i nodi delle difficoltà e dell’incredulità e la tua richiesta di grazia verrà sicuramente esaudita, per questo devi stare attento.”
“Attento a cosa?”
“A ciò che chiedi. Devono essere desideri puri di cuore, altrimenti ti si ritorceranno contro.”
“E tu ci credi?”
“Mi dispiace che hai questa percezione di me. Certo, ho tante prove. Come quella volta che…ma che te lo dico a fare, sento che non mi credi, inutile dirti queste cose.”
“No amore, è che è difficile per me crederci. Lo sai che non ho ricevuto il dono della fede e  la mia formaz…”
“Pregherò la Madonna perché sciolga il tuo cuore duro. Sarà solo uno dei tanti nodi. Se vuoi vederla, in casa ho anche statuina della Madonna che scioglie i Nodi. E’ lì nella vetrinetta.”
“Ah sì? Non l’ho mai vista.”
“Perché i tuoi occhi sono ciechi. Non è stato un caso che oggi hai “scoperto” questo quadro, pensaci. Ecco la statuina, non è meravigliosa?”
“Ma tu guarda, ce l’avevo sotto il naso ma non l’avevo mai notata. Molto bella.”
“I nodi sono nella vita sempre molti e difficili. Ma lei con pazienza e il suo sorriso dona la speranza. Pazienza e sorriso.”

UN RICORDO DI INFANZIA DI SIGMUND FREUD

“Perché sei triste, papà?’”
“Niente, Sigi. Niente. Dammi la mano, oggi al parco è una bellissima giornata.”
“Hai gli occhi tristi.”
“Mi era venuta in mente una cosa. Vieni, andiamo a prendere il gelato. Magari dopo facciamo un giro sulla ruota panoramica, così vediamo tutta Vienna.”
“Cos’è che hai pensato?”
“Ma niente, ho visto un ragazzo che indossava un bel cappello di pelo e mi è venuto in mente che anch’io da giovanotto portavo un cappello simile.”
“E dov’è? Posso vederlo?”
“No, non c’è più. Si era sporcato e l’ho buttato via. Eh Sigi, ragazzo mio, oggi le cose vanno molto meglio per noi ebrei ma una volta non era così.”
“In che senso?”
“Un giorno… un giorno passai con quel berretto nuovo di pelliccia davanti ad una birreria dove c’erano dei ragazzotti mezzi ubriachi.”
“Degli shmucks?”
“Non dire brutte parole. Ero ben vestito e pensavo di passare inosservato ma uno di loro mi ha riconosciuto. Arriva e mi dice ”Giù dal marciapiede, ebreo!” e con un colpo mi butta il cappello nel fango.”
“E tu cos’hai fatto?”
“Sono sceso in strada e l’ho raccolto, che altro potevo fare?”
“Ma non hai detto niente?”
“No, Sigi, erano altri tempi. Non era come oggi, ti assicuro.”
“Ma tu sei grande e forte!”
“In quei momenti si diventa un po’ vigliacchi ma è più importante sopravvivere. Dammi la mano Sigi e non guardarmi così. Un giorno capirai.”
“Io… io voglio essere diverso, papà. Voglio essere un guerriero!”
“Veramente? Te lo auguro. Dio ti benedica, figlio mio.”


(Vienna, 1867)
STARLESS

Solo per musicisti.

In questa canzone i King Crimson compiono uno straordinario esperimento ritmico che mi ha mandato ai matti. L'ho ascoltata 100 volte per capirne i segreti ma ancora molto mi è oscuro. Ecco quello che ho intuito. 

Nell'intermezzo strumentale che parte a 4.15 il bassista Tony Levin (uno dei più grandi in circolazione) inizia a suonare un riff con un tempo di 13/8 che al suo interno ha una scansione 3-3-3-4. Al minuto 6.27 entra come è usuale la batteria che segue sempre il ritmo di 13/8 ma con all'interno una scansione diversa! Chiedo aiuto ai batteristi in ascolto ma non sono riuscito ancora a capirne la scansione esatta.

Che comunque sia impegnativa lo riprova anche il fatto che ci sono TRE batterie in contemporanea (avete mai visto un gruppo con tre batterie?). Sembra tutto un gran casino ma presto i musicisti, sotto il comando del geniale Robert Fripp -il compassato chitarrista in alto a destra- ritrovano una loro unità e partono con un brano strumentale che è una vera goduria per gli orecchi. 
 
Rock progressivo anni '70. Ora c'è il riflusso e canzonette banali con tempi semplici escono dalla radio ma c'è chi non dimentica.

"La musica è il calice che contiene il vino del silenzio. Il suono è quel calice, ma vuoto. Il rumore è quel calice, ma rotto. »
(Robert Fripp)

Ripropongo aggiornato un mio contributo a questo problema, purtroppo sempre più attuale. Nella speranza di capire ciò che non si può capire.

NELLA MENTE DI UN TERRORISTA

“Sono dei pazzi.”
“Come fai a dirlo?”
“Luca, ma sei fuori? E’ evidente. Solo persone profondamente squilibrate possono andare in giro a uccidere degli innocenti, non sei d’accordo?”
”Non molto, può essere rassicurante pensarla così ma ti assicuro che non è vero. E’ stata una scoperta confermata ormai da tutti gli studi del settore: il terrorista non è un pazzo.”
“Come? Non sono pazzoidi?”
“No, il terrorista anzi è una persona qualunque, che si camuffa tra la gente normale e pianifica con cura le sue azioni, sempre disciplinata. Nel suo intimo immagina se stesso come un salvatore della società, un martire nobile, un puro che combatte l’ingiustizia sino all’estremo sacrificio, ma nulla trapela. Anzi, ti dirò di più.”
“Dimmi.”
“Si è visto che sono i loro stessi capi a scartare persone con problemi mentali. Sul campo si dimostrano inaffidabili e non ci si può contare. Se proprio vuoi semplificare immagina i terroristi come delle spie o soldati molto particolari, pronti a sacrificarsi tipo i kamikaze giapponesi.”
“Ma i veri soldati non sono assassini.”
“Difatti questi ragazzi, perché si tratta quasi sempre di giovani maschi anche se si è visto che non mancano le donne, sono in genere molto influenzabili e allevati sin da piccoli. Ricorderai anche tu quel filmato in cui un adulto portava alcuni ragazzini in un obitorio e mostrava i cadaveri di soldati morti in battaglia dicendo “vedete, questo è morto con una smorfia di dolore perché sa che lo attende l’Inferno, quest’altro invece è sereno, sa che lo aspetta il Paradiso.” E i ragazzini lo ascoltavano senza fiatare. Venivano condizionati.”
“Allora ne deduco che sono persone povere culturalmente e poco istruite.”
“Non tutti, ce n’è qualcuno anche di benestante e istruito. Anche qui non ci sono regole precise.”
“Beh, un dato comune esiste, ammettilo. Sono tutti mussulmani. Io oramai quando vedo un capo fasciato mi sale il nazismo.”
“Ti sei già dimenticato delle BR? Il terrorista fa parte di un gruppo che persegue un fine politico usando la paura. La religione non c’entra niente.”
“Se è come dici tu allora non si può riconoscere un terrorista. Ho ancora più paura, sono in mezzo a noi.”
“Che discorso delicato, come ti muovi sbagli. Non volevo arrivare a questo. Anche perché secondo me un terrorista si può riconoscere.”
“E come?”
“Come psicologo ti posso dire che ha una sua psicologia molto particolare, ben riconoscibile. Non sempre facile da vedere, anche perché lui è abituato a dissimulare bene, però gratta gratta la trovi.”
“Di cosa si tratta?”
“Il terrorista innanzitutto dentro è molto manicheo, estremista. Divide il mondo in due, i buonissimi (di cui fa parte) e gli altri, che non considera nemmeno esseri umani e che quindi può far soffrire, come i nazisti con gli ebrei.”
“Terribile.”
“Manca ogni forma di dubbio e senso critico, si esegue ciò che ordina il leader, che ha un valore sacro. Il compromesso è inesistente. Se si riesce a dimostrare il collegamento tra una personalità del genere e un “cattivo maestro” è fatta, abbiamo individuato un potenziale terrorista. Perché qualcosa di fondamentale è mancato nella loro istruzione ed è il senso critico, l’abitudine al dialogo, il valore della diversità, la possibilità di contestare o anche solo chiedere “perché”. Solo così si eviteranno le trappole del fanatismo. In molte scuole tra mille problemi già lo fanno.”
“Bello ma troppo lungo. Qualcosa di più immediato?”
“Beh, ti posso dire che personalmente c’è un aspetto che mi fa trillare un campanellino d’allarme.”
“Quale? Dimmelo che magari qualcosa userò pure io.”
“Quando sento discorsi sulla purezza e l’assoluto… mi risuona sempre qualcosa di stonato.”
“La purezza non è bella?”
“Per carità lo è ma solo quando mitigata dall’umanità, dal rispetto dell’altro, dal contesto. Discorso facile da fraintendere ma invocare la purezza spesso diventa il pretesto per qualcosa di terribile, di innaturale, capace di farti commettere in suo nome qualsivoglia atrocità.”
“Quindi?”
“Attenti alla purezza, da qualunque parte provenga. Spesso sotto di lei si nasconde il fanatismo e un odio profondo.”
“Una cosa però non ho capito, perché ci odiano così tanto? Perché sono in guerra con noi?”

"Non è una guerra, più che altro è una guerriglia, con un nemico non ben definito L'unica cosa veramente certa in questo casino è quello che ha detto Gino Strada: l'Occidente vende armi ad entrambi, ci guadagna (business is business, senza contare il petrolio) per cui non ha NESSUN interesse a smetterla. Senza contare che lo stato di paura permanente fa fare altri affari d'oro."
"Che succederà?"
"Non llo so. Nessuno lo sa. Ma una profezia è sin troppo facile: per molto tempo ogni tanto ci saranno altri attentati, preghiamo solo di non avere la sfiga di essere nel posto sbagliato. Ci saranno altre vittime innocenti."
"Mio Dio."


sabato 19 agosto 2017



ASSOCIAZIONE A DELINQUERE
(di stampo mafioso)

Chi è stato a rubarmi la merendina? Chi è stato di voi tre gatti? Esigo di saperlo! Lo esigo... Disgraziati, ladri! L’avevo lasciata un attimo sul tavolo e ora non c’è più, dove l’avete messa?...guarda, guarda tutte le briciole per terra… Che troiaio! E proprio oggi che ho uno sfacelo di cose da fare!.... Chi è stato? Delinquenti, ma io ora vi levo l’umido, da ora in avanti solo crocchette! E quelle del Simply che non vi piacciono… Wally! Bea! Victoria! Qui davanti a me, voglio sapere chi è stato di voi tre…maremma zucca, quante ve ne darei… Ah non è stato nessuno eh? Tutti zitti eh? Peggio dei mafiosi! …Ma adesso vi faccio pulire io questo porcile!... Guarda che lavoro, guarda, speriamo di avere le forze… state lontani che se vi piglio vi stronco… la mia merendina… Sparite, sparite di qui!!

venerdì 18 agosto 2017



ANCHE LUI E’ UN VIVENTE 

Oggi si parlerà di un argomento triste, valutate se proseguire o meno. Storie e tabù già sentiti ma sempre dolorosamente rinnovati.

I fatti: ieri siamo andati a trovare un vecchio zio all’ospedale con più di 80 anni, pieno di metastasi. Il suo corpo sta cedendo, ogni mattina c’è un pezzo che se ne va. Che non ne abbia per molto ne è cosciente lui stesso, fortunatamente (o sfortunatamente, fate voi) è vigile e orientato, malgrado le pesanti terapie riconosce e sorride ai suoi cari intorno al letto.

Uscendo dall’ospedale ho reagito al dolore a modo mio (questa me la vedrò col mio supervisore), ho cercato di razionalizzare l’esperienza oltre che viverla e mi sono chiesto se professionalmente -in teoria sono psicologo- potevo fare qualcosa ma non per me, proprio per lui.

Ho scoperto subito in me una convinzione profonda: chi sta morendo ha diritto di morire bene. Semmai ci si può interrogare su cosa voglia dire “morire bene” ma su questo principio io non voglio transigere. Chiunque sia il morente, qualunque siano state le sue colpe in vita questo è un suo diritto. Lascio ad altri il piacere di immaginare una “morte schifosa” ma voi capite la delicatezza del tema.

Assodato questo, qual è il modo migliore insomma per assistere psicologicamente un morente? Come vorrei essere trattato io in punto di morte? Ho cercato nella letteratura ma c’è ben poco. Si parla spesso della elaborazione del lutto in chi rimane ma l’assistenza del morente è più campo di medici e soprattutto di sacerdoti, che in questo delicatissimo campo hanno una esperienza millenaria.

Io ho ricavato alcuni spunti in un campo che forse potrebbero diventare suggerimenti. Magari sono banalità ma vanno dette: innanzitutto NON LASCIARE SOLO il morente con “sorella morte”. Ritornare da lui (una volta mi sa che non basta), anche solo per sedersi accanto in silenzio, in un clima sereno e di conforto. In quei momenti la solitudine deve essere terribile, è importante essere circondati dai propri cari e dai propri affetti.

Poi INFORMARE CON ONESTA’ il morente su cosa sta accadendogli e sul tempo che gli resta. Con le dovute maniere e le parole giuste certo ma io vorrei sapere cosa mi sta capitando, non è più tempo di pietose bugie. Per inciso questo significa anche evitare l’accanimento terapeutico, il dolore inutile ed aiutare ad accettare l’inevitabile senza ritorno. Come è difficile a volte tutto questo, passare dall’ars curandi all’ars dimittendi.

Non è il momento delle polemiche, il morente desidera sapere che da morto sarà rispettato e conserverà comunque la dignità. Percepire insomma negli altri un autentico RISPETTO per le proprie convinzioni anche se si è deboli e in fase terminale è fondamentale in quei momenti. Se voglio  essere cremato, seppellito, se voglio un funerale civile o religioso, l’estrema unzione  o altro devo essere sicuro che le mie volontà saranno esaudite e le mie credenze rispettate, “perché io rispetto più lei morta che tutti voi vivi” come diceva Peppone a proposito della vecchia maestra che voleva sulla bara la bandiera del Re.

“La morte non è la cosa peggiore. Vivere senza amore è sicuramente più brutto” (ultime parole di un morente). Se siete arrivati sino a qui e vi viene in mente qualcosa ditemelo per favore.