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venerdì 19 agosto 2016

RUBBER SOUL
Nel 1965 i Beatles erano davanti ad un bivio.
Potevano benissimo continuare ad essere il gruppo musicale per “giovani” che aveva scatenato pochi anni prima la beatlemania, l’isteria collettiva che aveva contagiato il mondo e li aveva resi ricchissimi. Niente di più facile. Però c’era un problema: l’esaltazione non poteva continuare per molto e se avessero continuato per quella strada nel giro di pochi anni sarebbero stati scavalcati e relegati come un fenomeno del passato. Era inevitabile, carini ma superati.
Del resto già la beatlemania stava cominciando a mostrare i primi segni di cedimento, Help era nettamente inferiore a Hard day’s night, apparivano nuove mode, le vendite dei dischi non erano più così roboanti, i record erano già stati infranti. Erano al culmine, potevano solo scendere. Oddio, una soluzione ci poteva essere ed era quella di cambiare, diventare un gruppo serio, adulto. Non più un semplice complesso per adolescenti.
Operazione più semplice a dirsi che a farsi: la storia del rock è piena di gruppi che hanno cercato di cambiare senza successo. I Led Zeppelin ci hanno provato per anni ma il pubblico da loro voleva solo il vecchio blues-rock, i Pink Floyd per tutti gli anni ‘70 hanno suonato i soliti 8-9 brani, i Rolling Stones ancora adesso devono suonare ogni sera Satisfaction. Jimi Hendrix in una delle sue ultime interviste disse che era stufo di bruciare una chitarra ogni sera ma quello si aspettava il pubblico. Chissà dove sarebbe se l’overdose non lo avesse fermato.
C’è un paradosso: il mondo ti vorrebbe sempre diverso e nuovo ma poi ti volta le spalle se cambi.
Ma nel dicembre 1965 i Beatles pubblicarono Rubber Soul, un disco nettamente diverso da quelli yè-yè del passato. Uno spartiacque nella loro produzione. Come avrebbe reagito il pubblico?
Bene, molto bene. Grazie ad una serie di splendide, splendide canzoni (Michelle, In my life, Nowhere man, Drive my car, Norvegian Wood…), veri gioielli che si cantano ancora oggi, convinsero tutti che avevano qualcos’altro da dire. Spaccarono tutte le regole e ne uscirono bene, quasi in maniera naturale. Ora erano pronti per i capolavori degli anni seguenti (Sgt Pepper, l’album bianco, Abbey Road). Certo, avevano talento ed erano aiutati, ma avevano dalla loro il coraggio.
Cambiare, e cambiare bene, è possibile. Una bella lezione che ci viene dal passato.

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