POLENTA
E OSEI
Bergamo è una splendida città, un
vero gioiellino. La parte antica è
rimasta intatta, anche perché nella Seconda Guerra Mondiale fu una delle poche
città del nord a non venire mai bombardata. Questo i bergamaschi lo
attribuiscono alla intercessione della Madonna, cui sono devotissimi (se volete
far inkz i bergamaschi andate lì e insultate la Madonna poi però son cavoli
vostri, quelli sono montanari che menano).
Come città comunque io l’ho sempre
trovata incantevole. Qualche anno fa la visitai per la prima volta con un amico psichiatra del posto, che mi
portò in una pasticceria del centro ad assaggiare una specialità dolciaria
chiamata Polenta e Osei, sorta di zuccotto ripieno di marmellata di albicocche
e con sopra degli uccellini di cioccolata. Buono.
Mentre me la stavo gustando mi indicò
col mento un uomo che era seduto da solo ad un tavolino e che beveva mesto
qualcosa.
“Luca, lo vedi quello?”
“Quel signore dall’aria triste?”
“Sì, c’è una storia su di lui,
molto particolare. Una volta era un gradasso, un vero borioso che se la
prendeva con tutti. Una volta ha fatto il bullo anche con me. Però un giorno
pestò i piedi alla persona sbagliata, degli zingari lo aspettarono sotto casa e
gli diedero così tante botte che si fece 6 mesi di ospedale.”
“Mi spiace dirlo ma ben gli sta,
così non farà più tanto il gradasso.”
“Aspetta Luca, senti il seguito.
Quando uscì dall’ospedale gli zingari lo aspettavano ancora e lo pestarono di
nuovo così tanto che questa volta in ospedale ci rimase più di un anno.”
“Però!”
“Da quel momento il suo
comportamento cambiò. Era diventato pauroso. Divenne molto timoroso, evitava tutti, se
vedeva qualcuno avvicinarsi leggevi nei suoi occhi il terrore. Stava tutto il giorno in casa ad ascoltare i Pink
Floyd. Mi stupisce vederlo oggi in questo luogo pubblico, era da molto che non
lo vedevo in giro.”
“Allora si può modificare il
comportamento delle persone.”
“Si può, certo. Ma francamente mi
ripugna usare dei metodi così violenti.”
“Secondo te ci sono altri modi
per curare veramente una persona? Tu sei psichiatra, io psicologo. Io con i miei
pazienti mi impegno sempre tanto ma a volte mi vengono dei dubbi.”
“Sai qual è la medicina più
efficace per cambiare veramente una persona?”
“Dimmi.”
“Ne hanno inventate tante, ma penso
che per curare un uomo ancora non si è trovata una medicina migliore di una donna
che lo accudisce con amore, e che gli vuole sinceramente bene.”
“Pensavo tirassi fuori qualche
psicofarmaco.”
“Quelli vanno bene all’inizio, Luca,
ma poi solo l’affetto di una donna guarisce le ferite e fa passare la paura.
Vale anche per le donne, ovvio. E io
spero tanto che quell’uomo –lo indicò col mento- ne trovi presto una. Così
ricomincerà a vivere.”
“E se non la trova?”
“Ogni uomo ha una donna che lo
ama. Ti dico una cosa: in tutti gli ospedali psichiatrici in cui ho lavorato ho
sempre notato che uno può essere un pazzo, un delirante, un selvaggio…ma una
donna che lo ama e che vuole stare con lui la trova sempre.”
“Chissà quante coppie insolite
che hai visto.”
“Sì, e ogni volta è commovente,
ti assicuro. L’amore è una grande forza.”
Mentre parlavamo il dolce era
finito. Pagammo e ci alzammo. Mentre uscivo passai proprio davanti a quell’uomo.
Evitai di fissarlo ma è vero, mi guardò impaurito. E’ paradossale, io ho sempre
odiato i violenti ma quel giorno ricordo fui preso da un moto di pietà, anche
se allora non capivo bene. Ero molto giovane, forse ora gli darei una carezza,
certo gli direi qualche parola di speranza.
Non temere, il tuo amore ti sta
cercando.
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