MUSICA
PER AEROPORTI
Brian
Eno è un geniale musicista e produttore, che ha lavorato per gente come David
Bowie, Peter Gabriel, i Roxy Music. Tanto per dirne una, è stato lui che ha lanciato
i Talkin’ Heads e portato al successo mondiale gli U2. Ascoltate la famosissima
“Heroes” di David Bowie, è praticamente farina del suo sacco.
Un
vero talento, che ha viaggiato per mezzo mondo. Proprio mentre era seduto nella
hall di un aeroporto che aspettava il suo volo si accorse di un dato insolito.
Ogni tanto al suo orecchio arrivavano note musicali isolate, frammenti di
brani, folate di note. La sala d’aspetto era talmente grande che la musica di
sottofondo diventava incomprensibile ma aveva comunque un suo fascino.
Sarà
capitato anche a voi di sentire nei grandi spazi questa non-musica. Brian Eno ne rimase talmente colpito che perse
l’aereo e passò un intero pomeriggio ad ascoltarne gli echi. Li trovò bellissimi,
come i suoni che producono gli orchestrali mentre accordano gli strumenti prima
di iniziare il concerto. Quando tornò a casa ripensò a quella esperienza e
compose i brani di “Music for Airports”, forse il primo album di quella che
sarebbe poi stata chiamata “ambient music”, in cui l’atmosfera è più importante
della struttura, che non esiste più. Un nuovo tipo di ascolto.
Quando
l’album uscì molti stupidotti (tra i quali il sottoscritto, e oggi chiedo pubblicamente
venia) lo presero in giro. Ma che roba è questa? E’ senza senso! Che schifezza,
questa non è musica!
Eppure
era più musica di tante sciocchezze ascoltate in vita mia e l’ho capito solo
molti anni dopo. Grazie Brian, mi hai fatto scoprire la bellezza dove non
pensavo ci fosse.
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