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sabato 6 agosto 2016

DIMMI UNA BUGIA

So che tra voi ci sono appassionati di serie televisive, vi conosco mascherine.
Per il sottoscritto una delle migliori (ma possiamo parlarne, vai col dibattito) è sicuramente “Lie To Me”, dimmi una bugia. In questa serie uno psicologo americano :) è abilissimo nel cogliere se una persona dice la verità o meno soltanto osservando le sue microespressioni facciali.

Contesissimo da Cia e Polizia, gli richiedono di risolvere casi intricati, smascherare testimoni, sapere che cosa prova dentro un sospettato, scoprire la verità insomma. Vedo tutti gli episodi con sguardo anche professionale e noto che c’è sempre qualcosa da imparare. “Non pensare mai di essere l’unico che ha dei segreti”.
Molto molto appassionante. Illuminante talvolta. Certo non siamo ai livelli dell’insuperabile “Breaking Bad” ma si difende bene assai e guardarne gli episodi rasserena zanzarose serate estive. Ogni volta c’è un caso da risolvere, tanti nodi da sciogliere, persone da scoprire.

Per esempio nel 9° episodio della prima serie, “L’amore non ha prezzo”, lo psic è chiamato ad indagare su un disastro edilizio, un palazzo è crollato, ci sono delle vittime e bisogna scoprire –e in poco tempo, la stampa preme- chi ha lavorato male.
Sotto le pressanti domande dello specialista un insospettabile operaio si tradisce e scoppia in lacrime: è vero, ha combinato un guaio ma non voleva, gli è successo perché era sconvolto. Come mai? Un medico pochi giorni prima gli aveva diagnosticato la sclerosi multipla e detto che gli restavano pochi anni di vita.

Giuro non sto inventando niente. Mentre lo ascoltavo sono rimasto a bocca aperta, poi mi è scappata una parolaccia. Come è possibile dire una fesseria del genere? Questo è terrorismo psicologico. Anzi di più, questa è una bugia. Non si muore di sclerosi multipla. Si sta male, molto male, ma non si muore. E certo non “in pochi anni”. Ma non pensano ai neo diagnosticati (in Italia uno ogni 4 ore) che ascolta questa roba? Lo ammetto,  mi bruciava il peperone.  

Andando avanti nell’episodio si scopre che le responsabilità sono più ampie e l’operaio veniva fortunatamente scagionato ma quella bugia continuava a ferirmi dentro. E’ come se volessero condannarmi ad un destino. Capisco che il tempo è tiranno, che non si possono cogliere certe sottigliezze, che siamo una minoranza, che non alziamo la voce… ma una cosa così è troppo, dai.


Alla fine…alla fine c’è solo una cosa da dire: sceneggiatori di Hollywood, ma annatevene affanculo!

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