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lunedì 10 luglio 2023

COME MAI L 'ULYSSES DI JAMES JOYCE E' RITENUTO UN CAPOLAVORO

Non lo so. A 20 anni lessi le prime 200 pagine, poi lo buttai dalla finestra. Astruso, illeggibile, incomprensibile. Talmente arzigogolato che unito al libro davano anche un libretto con tutte le note e spiegazioni. Ho resistito, poi non ce l'ho fatta più, non capivo niente. E contate che avevo la forza dei 20 anni, oggi penso reggerei poche righe.

La sola cosa veramente bella è il capitolo finale, il monologo di Molly Bloom, in cui Joyce descrive un orgasmo femminile. Far finire un libro con un orgasmo femminile è un colpo di genio, ma il resto del corposo libro (1000 pagine) non è all'altezza.

Già il fatto che allegassero un libretto con le note esplicative mi aveva insospettito. Ogni libro dovrebbe bastare a se stesso, anzi dopo quella esperienza è diventata in me una regola: ogni libro DEVE bastare a se stesso, se ha bisogno di note esplicative scritte da altri (tranne ovviamente quelli scritti 1000 anni fa) non è un buon libro.

E permettetemi una nota cattiva: TUTTI quelli che ho incontrato in vita mia e che lo elogiavano come un capolavoro NON l 'avevano letto. Bastava che facessi due domande e cascavano subito come delle pere. "I soliti snob -conclusi- che vogliono essere diversi dal "volgo ignorante" e giocano sulla ignoranza altrui". Un po' come quelli che oggi si fanno i tatuaggi tribal neozelandesi o con le scritte cinesi (che magari c'è scritto "involtino primavera"). La massa di quelli che non vogliono far parte della massa, conformisti come anzi peggio degli altri.

"Introibo ad altare Dei". Come no. Parla come mangi che è meglio. Chiarezza, voglio chiarezza.

(la statua di Joyce a Trieste, città dove ha vissuto a lungo)




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