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giovedì 26 settembre 2019


LA DANZA DELLE API

Conobbi Giorgione a casa di un’amica. Era un omone dal sorriso simpatico ma che non parlava mai, vestito molto semplicemente: scarponi, pantaloni di fustagno, camicia a quadri.
Stava lì in un angolino con il suo bicchiere in mano e il suo sorriso. Si vedeva nettamente che si sentiva fuoriposto tra la gente, che la sua idea di felicità era molto distante da una festa mondana, ma essendo un pacioccone accettava tutto di buon grado. Rideva quando ridevano tutti, altrimenti bevicchiava un sorsino di vino.

Dato che tra asociali ci si intende, mi avvicinai a lui, ci presentammo e gli chiesi che lavoro faceva.
“Sono un apicultore. Vendo il miele, l’oro che si mangia.”
“Bello! Non ne ho mai conosciuto uno. Così tu sei uno di quelli che si vestono con la tuta spaziale e vanno a prendere il miele?”
“No no, niente tuta. Ormai le api mi riconoscono e quando vado tra gli alveari sono tranquillo.”
“In che senso ti riconoscono?”
“Certo, sono animali intelligenti. Comunicano a modo loro ma si fanno capire benissimo.”
“E come? Per quanto ne so io mica parlano.”
“Ma danzano nell’aria. E quando sono contente fanno una danza tutta speciale.”
“Aspetta aspetta, momento momento. Tu sai distinguere tra una danza buona e una cattiva delle api?”
“Certo. E non è nemmeno difficile guarda. Quando sono serene volano facendo una danza tipo 8, con tante curve. Camminare tra tante api laboriose che ti danzano intorno è una esperienza meravigliosa credimi.”
“E la danza cattiva?”
“Più il loro volo è diritto, senza curve, più c’è da temere. Soprattutto i primi tempi le api sentinelle mi puntavano addosso, volavano sparate fino a pochi centimetri da me e poi tornavano indietro. E ogni momento ce n’era una. Il loro messaggio era chiaro “Stai lontano!”. Ma ormai si sono abituate e mi riconoscono. Hanno capito che tengo pulito il posto, le proteggo dai temporali, dalla neve e le accudisco. Una volta molte erano ammalate, ho messo dell’antibiotico in una ciotola di polline, lo han preso e son guarite.”
“Ne parli con amore. Deve essere una bella vita, Giorgione. Quasi ti invidio.”
“A me piace anche se mi occupa 7 giorni su 7. Per le api non esiste la domenica, lavorano sempre. Però...però questa estate me la sono vista brutta.”
“Ti hanno attaccato?”
“No, mai. Ma un giorno vado da loro e sento che sono nervose. Molte non mi fanno la festa, si nascondono, facevano danze strane. Era successo qualcosa.”
“Sei riuscito a scoprirlo?”
“Sì, lì vicino si era insediato un nido di calabroni, i loro nemici. Sono più grossi, cattivissimi, non fanno miele e uccidono le api. Il loro morso è molto doloroso anche per noi umani. Bisognava mandarli via.”
“E come hai fatto?”
“Ho trovato il loro nido, rotondo come un melone, nella crepa profonda di un albero e ho cercato di distruggerlo. Ma ho fatto un errore.”
“Cioé?”
“Uno di loro ha iniziato a volarmi intorno. Vicino, troppo vicino. Sembrava mi indagasse. Capii che mi avrebbe morso allora lo uccisi io per primo. Diobono, non potevo aspettare di aver finito?”
“Non l’avessi mai fatto.”
“Tutti hanno alzato la testa e mi hanno inseguito rabbiosi. Se mi avessero punto tutti insieme sarei morto, anche se avevo la tuta. Mi sono salvato solo buttandomi in un fiume e gettandogli come un pazzo dell’acqua addosso. I calabroni sono bestie sudice, hanno paura dell’acqua.”
“E poi?”
“Son tornato quella notte ben attrezzato.”
“Da solo?”
“E certo, mica siamo in città. Avevo addosso una doppia tuta. Mi sono avvicinato al loro nido, ho coperto in silenzio il buco dell’albero con un panno robusto ma prima ci avevo gettato dentro la benzina agricola del trattore e un fiammifero acceso. Wum! Ha preso fuoco subito!”
“E i calabroni?”
“Cercavano di rompere il panno dall’interno ma lo tenevo ben stretto. Alcuni di loro sono usciti da una piccola crepa dell’albero ma lo avevo previsto, mi ero irrorato la tuta di un repellente molto forte e stavano lontani. Qualcuno è riuscito lo stesso a pungermi, ma erano tropo pochi.”
“Hai resistito insomma.”
“Sono stati momenti difficili, anche perché per il fumo ero mezzo asfissiato. Dopo mezzora era tutto finito e son tornato alla macchina dove mi sono finalmente tolto il casco. E ci crederesti? Dei calabroni mi avevano inseguito fin lì e picchettavano incazzati i vetri della Panda. Volevano vendetta.”
“Sei più tornato da quelle parti?”
“Il giorno dopo con molta cautela. Ma erano spariti tutti. Si vede che bruciando il nido ero riuscito ad eliminare anche la loro Regina. Missione compiuta. Tornai vincitore dalle mie api.”
“Chissà se avevano capito quello che Giorgione aveva fatto.”
“Oh non so come ma lo sapevano benissimo. Quante feste mi hanno fatto quella volta!”



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