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giovedì 5 settembre 2019

IO NON SONO 307
“Allora oggi è il gran giorno, 307, quello che volge al desio.”
“Ha perfettamente ragione, Dottore. Ormai dopo 40 giorni e 40 notti in ospedale mi sento come Gesù Cristo nel deserto. Ho vinto il demonio e voglio tornare a casa.”
“Sì, questa voglia di vivere è quella che volevo sentire. Bisognava prolungare il ricovero per completare degli accertamenti, ma ora tutto è compiuto. Come si sente adesso?”
“Bene. Ma non ne posso più di questa livella, voglio riprendere la mia identità.”
“Di che livella parla?”
“Lei conosce La Livella, la poesia di Totò ambientata in un cimitero. Ecco, se il cimitero è la livella dei morti, l’ospedale ho capito che è la livella dei vivi. Qui non ci sono più ingegneri, meccanici, cuochi, contadini, tecnici...qui siamo tutti uguali, siamo tutti diventati pazienti. E guai a chi non si rassegna e pensa ancora di essere speciale, diverso dagli altri. Quante delusioni.”
“Eh a volte me lo dicono gli infermieri, col pigiama sembrate tutti uguali. Ma alla fine le diversità emergono, le assicuro. E spero che il personale sia stato comunque efficace e gentile con lei in questi giorni.”
“Molto, ha dato il massimo. Fin troppo, Dottore. La vita in ospedale in fondo è comoda, pensano a tutto gli altri. Fa quasi paura per uno che ha la sclerosi multipla uscire nel mondo. Ma oggi sento un bisogno quasi di... di scomodità. Non mi fraintenda, non vorrei sembrarle ingrato.”
“Non si preoccupi. Entrare nel mondo, insomma, uscire dalla palude dell’ospedale.”
“Una bella palude, è questo il problema. Ma ha ragione lei, è ora di ritornare nel mondo e riprendere la mia vita. Io non sono 307, io sono Luca!”

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