CICATRICI
Quando nasciamo
siamo tutti belli e senza un graffio. Lisci e nuovi come dovrebbe
essere.
Ma adesso, dopo più
di 50 anni di acqua passata sotto i ponti, qualcosa onestamente nel
mio corpo è cambiato. Noto tante cicatrici e segni particolari che
raccontano ognuna una storia, dicono tante cose su di me. In un certo
senso mi rendono unico.
Mi sono spogliato,
messo davanti allo specchio e questo quello che ho notato.
BUCO BIANCO TRA I
CAPELLI: un classicone, da piccolo mi agitai, caddi dal seggiolone e
mi ferii alla zucca. A sentire i miei genitori sangue che zampillava,
tanto spavento, una piccola cicatrice che è rimasta ma nessuna
conseguenza. Seee, a ben vedere questa caduta spiegherà tante cose
dei miei anni seguenti...
OCCHIALI: è da
quando avevo 6 anni che porto gli occhiali. Mi sono sempre concepito
con gli occhiali, fanno decisamente parte del mio Io. La montatura mi
ha anche lasciato ormai i tipici solchi sul naso. Un Luca senza
occhiali non lo sogno nemmeno. Devo ammettere però che in passato
leggendo tanto ho accentuato la mia miopia e oggi sono una mezza
talpa (- 8). Il prezzo della cultura, da me pagato senza fiatare.
NEO: ho un neo che
mi sono autoprocurato a 16 anni, stuzzicandomelo sino a quando si è
formata questa mini collinetta sul mento. Era l’epoca dei punti
neri, una insana passione ereditata dalla prima morosa, di essi
cacciatrice infaticabile. Ho pochissime foto e vaghi ricordi di lei
(una nuvola bionda) ma basta guardarmi allo specchio e il neo mi
riporta ogni giorno al primoammore.
ULCERA DUODENALE:
questa ferita “interna” mi è venuta troppo presto ma ora sembra
passata, a parte qualche bruciore quando cambia il tempo. Ricordo
però mesi e mesi a pappine, riso in bianco e grissini. Allora si
curava così, poi è arrivata la miracolosa Ranitidina e la tempesta
nel mio pancino stressato finì. Ma il bruciore mi ricorda che non
devo stressarmi, è sempre lì, sta solo dormendo.
SEGNO BIANCO SUL
POLLICE SINISTRO: a 19 anni, mentre facevo il cameriere a Londra in
un ristorante italiano (altro classico), tagliando una pagnotta mi
sbregai anche mezzo pollice. Ma non c’era tempo per curarmelo bene,
i ritmi erano frenetici. Un piccolo segno in fondo, quasi
insignificante, ma personalmente dal grande significato: la sicurezza
sul lavoro. Fa sorridere ma per me è così.
SCOLIOSI SUL LATO
DESTRO: il segno forse più evidente e “fotografico” di una
brutta malattia che mi è venuta da grande, la sclerosi multipla.
Camminavo storto col bastone e, dalle che ti ridalle, la mia colonna
vertebrale si è piegata. Mi piego ma non mi spezzo, caro il mio
radiologo.
MANO DESTRA INERTE:
la malattia mi ha colpito nell’emisoma destro, e scherzando dico
sempre che ormai il braccio destro è “pendant” col sinistro.
Ogni tanto guardo la mia inerte mano destra con tenerezza: “una
volta tu suonavi Bach” le dico. Una volta, poi le cose cambiano e
bisogna sapersi adeguare. Cambia o muori.
VIRUS EPATITE B NEL
SANGUE: mi aveva giurato che era sana ma sana poi non era. Usate
sempre il preservativo. La carica virale è molto bassa e ci posso convivere senza problemi, ma qualcosa di lei vivrà sempre in me.
FERITA SULLA COSCIA:
l’ultima arrivata ma ha lasciato il segno. La testimonianza che
ancora resiste e resterà di una brutta caduta di qualche mese fa.
Camminare è sempre più difficile. Ricordati che devi cadere.
Alla fine è vero:
si potrebbe raccontare la storia della vita attraverso i segni e le
cicatrici sul corpo. Specchio, specchio delle mie brame, di chi è
questo corpo del reame?
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