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lunedì 9 settembre 2019


CICATRICI

Quando nasciamo siamo tutti belli e senza un graffio. Lisci e nuovi come dovrebbe essere.
Ma adesso, dopo più di 50 anni di acqua passata sotto i ponti, qualcosa onestamente nel mio corpo è cambiato. Noto tante cicatrici e segni particolari che raccontano ognuna una storia, dicono tante cose su di me. In un certo senso mi rendono unico.

Mi sono spogliato, messo davanti allo specchio e questo quello che ho notato.

BUCO BIANCO TRA I CAPELLI: un classicone, da piccolo mi agitai, caddi dal seggiolone e mi ferii alla zucca. A sentire i miei genitori sangue che zampillava, tanto spavento, una piccola cicatrice che è rimasta ma nessuna conseguenza. Seee, a ben vedere questa caduta spiegherà tante cose dei miei anni seguenti...

OCCHIALI: è da quando avevo 6 anni che porto gli occhiali. Mi sono sempre concepito con gli occhiali, fanno decisamente parte del mio Io. La montatura mi ha anche lasciato ormai i tipici solchi sul naso. Un Luca senza occhiali non lo sogno nemmeno. Devo ammettere però che in passato leggendo tanto ho accentuato la mia miopia e oggi sono una mezza talpa (- 8). Il prezzo della cultura, da me pagato senza fiatare.

NEO: ho un neo che mi sono autoprocurato a 16 anni, stuzzicandomelo sino a quando si è formata questa mini collinetta sul mento. Era l’epoca dei punti neri, una insana passione ereditata dalla prima morosa, di essi cacciatrice infaticabile. Ho pochissime foto e vaghi ricordi di lei (una nuvola bionda) ma basta guardarmi allo specchio e il neo mi riporta ogni giorno al primoammore.

ULCERA DUODENALE: questa ferita “interna” mi è venuta troppo presto ma ora sembra passata, a parte qualche bruciore quando cambia il tempo. Ricordo però mesi e mesi a pappine, riso in bianco e grissini. Allora si curava così, poi è arrivata la miracolosa Ranitidina e la tempesta nel mio pancino stressato finì. Ma il bruciore mi ricorda che non devo stressarmi, è sempre lì, sta solo dormendo.

SEGNO BIANCO SUL POLLICE SINISTRO: a 19 anni, mentre facevo il cameriere a Londra in un ristorante italiano (altro classico), tagliando una pagnotta mi sbregai anche mezzo pollice. Ma non c’era tempo per curarmelo bene, i ritmi erano frenetici. Un piccolo segno in fondo, quasi insignificante, ma personalmente dal grande significato: la sicurezza sul lavoro. Fa sorridere ma per me è così.

SCOLIOSI SUL LATO DESTRO: il segno forse più evidente e “fotografico” di una brutta malattia che mi è venuta da grande, la sclerosi multipla. Camminavo storto col bastone e, dalle che ti ridalle, la mia colonna vertebrale si è piegata. Mi piego ma non mi spezzo, caro il mio radiologo.

MANO DESTRA INERTE: la malattia mi ha colpito nell’emisoma destro, e scherzando dico sempre che ormai il braccio destro è “pendant” col sinistro. Ogni tanto guardo la mia inerte mano destra con tenerezza: “una volta tu suonavi Bach” le dico. Una volta, poi le cose cambiano e bisogna sapersi adeguare. Cambia o muori.

VIRUS EPATITE B NEL SANGUE: mi aveva giurato che era sana ma sana poi non era. Usate sempre il preservativo. La carica virale è molto bassa e ci posso convivere senza problemi, ma qualcosa di lei vivrà sempre in me.

FERITA SULLA COSCIA: l’ultima arrivata ma ha lasciato il segno. La testimonianza che ancora resiste e resterà di una brutta caduta di qualche mese fa. Camminare è sempre più difficile. Ricordati che devi cadere.

Alla fine è vero: si potrebbe raccontare la storia della vita attraverso i segni e le cicatrici sul corpo. Specchio, specchio delle mie brame, di chi è questo corpo del reame?




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