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venerdì 1 settembre 2017



POI TI ABITUI

“Incredibile che un giovane abbia scritto quelle parole.”
“Ma chi?”
“Abid, un pakistano di  24 anni che lavora come mediatore culturale qui in Italia. Ha scritto su facebook che lo stupro è brutto ma solo all’inizio, poi dopo i primi momenti la donna si abitua e gode.”
“Purtroppo non mi stupisce, certe idee sono dure a morire. Ti stupiresti di quanti italiani sottosotto la pensano ancora così. Piuttosto mi inquieta un’altra cosa.”
“Quale?”
“Hai detto che il tipo è un mediatore culturale, nella sua cultura di provenienza questo pensiero rasenta quasi la normalità.”
“E se ne vantano pure in pubblico! Di sicuro questo non ha capito niente della nostra cultura. Maledetti, non hanno rispetto.”
“Questo è il problema. Lavorando in Tribunale ho notato che semplicemente non percepiscono la gravità di certe affermazioni, per loro è normale che la donna abbia un rango molto inferiore all’uomo. Normale, e di noi uomini italiani devono pensare delle brutte robe. La donna è considerata da loro poco più che il “riposo del guerriero”, tanto per capirsi. Cosa del resto che è sancita dal loro libro sacro, pensa solo alla storia delle 70 vergini che attendono ogni martire in paradiso. Un premio molto eloquente.”
“Sei fin troppo tollerante. Non serve essere femministi (un uomo che dice di essere femminista è ridicolo), questa gente ha superato il limite.”
“Lo so, ma io so anche che noi abbiamo un’arma che loro non hanno.”
“Sarebbe?”
“Le loro donne.”
“Ma se non le lasciano nemmeno uscire di casa!”
“Certo, perché vengono da paesi in cui le donne non possono vestirsi come vogliono, decidere del loro futuro, non possono lavorare, guidare, essere indipendenti. Devono accettare altre donne in casa, in caso di divorzio i figli restano al padre e nelle eredità la loro quota è al massimo la metà di un uomo.”
“Eccetera eccetera. Brutta cosa nascere donna in un  paese mussulmano.”
“Poi vengono in Italia e scoprono che TUTTE queste cose sono diverse e si possono fare. E’ ovvio che un paio di domandine le mogli se le fanno. E se non se le fanno loro, ti assicuro che se le fanno le figlie. Senza libertà non c’è vera felicità. E’ solo questione di tempo per queste ragazze ma l’integrazione sta lavorando.”
“Troppo tempo, intanto questi scorrazzano e violentano. Io ho in mente una soluzione più radicale e drastica.”
“La immagino ma per l’integrazione culturale ci vuole tempo e pazienza, non ci sono scorciatoie. La scuola per esempio è importante. All’inizio sarà brutto per questi signori, poi si abitueranno.”
“Forse hai ragione, senza libertà non c’è vera felicità. E i semi sono stati gettati. Ma quanti schiaffoni voleranno per quelle ragazze.”


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