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venerdì 29 settembre 2017

CORRADO E LA DIGNITA’

Corrado è stato il mio primo compagno di stanza in ospedale, reparto Neurologia. Me lo ricordo bene, quanto mi ero affezionato a lui. Era un ingegnere malato di Sla, che con lui era stata rapidissima: un giorno mentre supervisionava un cantiere a Dubai, nella pausa pranzo si accorse che il mignolo gli tremava. Nel giro di due anni era finito in un letto di ospedale, quasi completamente paralizzato. La Sla è cattiva, molto più cattiva della sclerosi multipla (anche il male ha una sua gradualità).
Parlava con un filo di voce, soprattutto dell’Africa, terra in cui aveva lavorato molto e che amava. Ascoltavo volentieri le sue storie, aveva un sorriso che curava. Odiava i comunisti, che a suo parere avevano rovinato il continente nero. Ma oramai non aveva più le forze, il suo corpo lo aveva abbandonato. Una sera mi confidò a fatica, quasi sussurrando: “Non…non avrei mai pensato di finire così”.
Io ero seduto davanti al suo letto e non sapevo cosa dire, allora gli accarezzai la guancia in silenzio. Due uomini che si scambiano un gesto affettuoso, non fatevi strane idee non sapevo che altro fare. Lui mi guardò comprensivo, in quello sguardo c’era tutto. Come avevo sofferto quando dopo ho saputo dalla moglie che non ce l’aveva fatta per una crisi respiratoria. Da allora evito di affezionarmi a chi ha la Sla, soffrirei troppo; datemi pure addosso ma non ci riesco, lui mi torna sempre in mente.
Essendo comunque già allora totalmente allettato e immobile, gli infermieri maschi e femmine manipolavano Corrado come un pupazzo. Chi ci è passato sa cosa intendo. In genere erano gentili ma qualcuno era brusco, sin troppo. Una sera Corrado ne chiamò un paio e con la sua voce fioca disse “io sono un essere umano, non voglio essere trattato come un sacco di merda ma qualcuno lo fa e io devo protestare, ho la mia dignità…”. Gli infermieri lo ascoltavano e lo rassicuravano, qualcuno si scusava, in ogni caso promisero che sarebbero stati più attenti.
Io ero nel letto vicino che facevo finta di leggere un libro e ascoltavo tutto. “Incredibile –pensavo-, Corrado è in condizioni disperate ma sta dando lezioni di dignità a questa gente. Questo significa essere un uomo”. Oggi anch’io mi ritrovo a chiedere aiuto, quanti rospi con il mio carattere ho ingoiato. E pensare che una volta ero così schizzinoso… mi faccio tante paturnie, mi sembra di essere un peso, non avere più dignità e mi deprimo.
Ma poi mi viene in mente lui e trovo coraggio. “Se Corrado conciato com’era aveva una dignità e ha lottato per difenderla perché non posso farlo io?” Quando incappo nella burocrazia… quando qualcuno senza il pass mi frega il parcheggio…quando se ne approfittano nelle mie condizioni… quando mi trattano male… con pietà… o dicono stupidate … allora mi ricordo di lui, me lo ricordo bene, reagisco e non mi sento in colpa.

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