SENZA
FISSA DIMORA
“Buongiorno,
i Servizi Sociali ci hanno segnalato il suo caso come molto insolito e abbiamo
deciso di vederci un po’ più chiaro. Posso farle qualche domanda?”
“Certamente,
sono a disposizione.”
“Innanzitutto,
lei dove abita?”
“Io
non ho una casa.”
“Mi
scusi, ma dove dorme?”
“Dove
capita.”
“Ah,
lei è uno di quelli che qui in Tribunale chiamiamo SFD, Senza Fissa Dimora.
Sarò più preciso allora con le domande, dove ha dormito stanotte?”
“Nella
mia tenda, con la mia gattina.”
“Non
ci credo, in una tenda con questo freddo?”
“Sì,
stanotte ha fatto freddo.”
“E
a occhio lei non sta nemmeno tanto bene di salute…”
“Ho
una malattia al cuore, a volte ho degli scompensi.”
“E
mi vuol far credere che nelle sue delicate condizioni di salute lei non ha una
casa?”
“Veramente
io ce l’avevo. Anzi, ne ho comperate tre di case in vita mia. Solo che adesso
non ci sono più e ho scelto di vivere in una tenda.”
“Un
momento un momento. Le case non spariscono. Dove son finite queste case?”
“Che
non spariscono lo dice lei. Vuole sentire la mia storia?”
“Certo,
sono qui per ascoltarla.”
“Non
la farò lunga, anche perché molti di questi ricordi mi fanno ancora male. La
prima…ormai son fatti vecchi, aspetti che faccio mente locale…. L’ho comperata tanti
anni fa da giovane con il mio lavoro, come cercano di fare un po’ tutti a
quell’età. Quante speranze. L’ho arredata con cura, l’avevo pure sposata quella
casa, ero pieno di fiducia. Però… ci ho vissuto molto poco a ben vedere, solo
qualche anno.”
“Che
è successo?”
“Una
brutta giornata sono venuti a dirmi che il terreno sul quale l’avevo costruita
non era mai stato mio e me ne dovevo andare.”
“Si
vede che l’aveva costruita su falsi presupposti, senza appurarsi bene.”
“Mi
ero fidato. Ed è un errore quando si fanno affari. Oggi lo vedo comunque come
un grande errore di gioventù.”
“Vuol
forse dire che alla fine se ne è andato, che aveva lavorato tanti anni per
niente?”
“E’
stato così. Alla fine ho preferito andarmene, conti che ero molto giovane e
avevo ancora energie da vendere. Ero certo che avrei trovato qualcosa di
meglio. Li ho sfanculati e ho tirato diritto.”
“Piano
con le parole, si ricordi dove siamo. E poi?”
“E
poi successe una cosa straordinaria: partendo da zero tirai su un altro palazzo
ma questa bellissimo, una vera reggia con tutte le comodità. Sono stati anni
spensierati. Solo che poi il destino ha esagerato. Forse ero troppo felice, il
destino è invidioso.”
“In
che senso?”
“Mentre
mi accingevo ad ampliare il palazzo arrivò un terremoto. Improvviso,
inaspettato, e anche di quelli forti. La casa era tutta in rovina, uno sfacelo.
Per fortuna però non completamente rovinata. Malgrado le crepe ci si poteva
lavorare. Dopo nemmeno un mese però arrivò una seconda scossa forte che questa
volta la rase proprio al suolo. La mia bella casa.”
“Ommadonna,
che sfortuna.”
“Non
si costruisce più dove c’è stato un terremoto così forte, rischia di essere
inutile. Anche questa volta me ne andai, a cercare la ma fortuna altrove. Ma la
terza volta… fu forse la più disperante di tutte: bruciato dalle esperienze
passate con gli ultimi soldi che avevo mi mossi con molta cautela, con tutte le
carte in regola e in un bel posto…solo che…”
“Solo
che?”
“La
faccio breve. Venni raggirato e alla grande da un truffatore che aveva venduto
lo stesso terreno a più persone. Quando me ne accorsi era già sparito senza
farsi più trovare. E pure questa terza casa si era dissolta. Non mi ci faccia più
pensare…che delusione…Mi ritrovavo vecchio, stanco e senza una casa.”
“Per
questo non ha una casa?”
“Sì.
Ho pensato che forse sono proprio io che non sono adatto. Ho preso atto, come
dite voi qui in Tribunale. La prima volta può essere un caso, la seconda una
coincidenza, ma la terza volta si va a Lourdes. Per cui ho preso una gatta, una
tenda, i miei libri e vivo tranquillo così, senza una casa. Ogni tanto fa
freddo ma so che poi mi passa. Ecco, questa è la mia storia.”
“Mi
sembra inverosimile come racconto. Il doppio terremoto, la truffa…tutto in una
vita sola? Mi viene anche un dubbio, ma lei mi sta dicendo la verità?”
“Se
preferisce potrei essere meno fantasioso e raccontare un’altra storia. Parlare
di un divorzio, di una doppia malattia, di un tradimento. Ho preferito se non
le dispiace parlare invece delle tre case della mia vita. In fondo è più bello
così. Perché in fondo gli amori sono case.”
“Tre
casette, come nella favola dei Tre Porcellini!”
“Vero,
solo che questa volta il Lupo Cattivo le ha buttate giù tutte. Ecco perché sono
senza fissa dimora.”
“Quale
Lupo Cattivo?”
“Quello
che non è ancora sazio. A volte lo sento di notte aggirarsi intorno alla mia
tenda. Un telo mi protegge dai pericoli della notte. Karma, malasorte,
destino…io preferisco chiamarlo così.”
“Forse
le converrebbe più fare pace con lui.”
“Lei
dice che è possibile?”
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