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venerdì 11 novembre 2016

SENZA FISSA DIMORA

 “Buongiorno, i Servizi Sociali ci hanno segnalato il suo caso come molto insolito e abbiamo deciso di vederci un po’ più chiaro. Posso farle qualche domanda?”
“Certamente, sono a disposizione.”
“Innanzitutto, lei dove abita?”
“Io non ho una casa.”
“Mi scusi, ma dove dorme?”
“Dove capita.”
“Ah, lei è uno di quelli che qui in Tribunale chiamiamo SFD, Senza Fissa Dimora. Sarò più preciso allora con le domande, dove ha dormito stanotte?”
“Nella mia tenda, con la mia gattina.”
“Non ci credo, in una tenda con questo freddo?”
“Sì, stanotte ha fatto freddo.”
“E a occhio lei non sta nemmeno tanto bene di salute…”
“Ho una malattia al cuore, a volte ho degli scompensi.”
“E mi vuol far credere che nelle sue delicate condizioni di salute lei non ha una casa?”
“Veramente io ce l’avevo. Anzi, ne ho comperate tre di case in vita mia. Solo che adesso non ci sono più e ho scelto di vivere in una tenda.”
“Un momento un momento. Le case non spariscono. Dove son finite queste case?”
“Che non spariscono lo dice lei. Vuole sentire la mia storia?”
“Certo, sono qui per ascoltarla.”
“Non la farò lunga, anche perché molti di questi ricordi mi fanno ancora male. La prima…ormai son fatti vecchi, aspetti che faccio mente locale…. L’ho comperata tanti anni fa da giovane con il mio lavoro, come cercano di fare un po’ tutti a quell’età. Quante speranze. L’ho arredata con cura, l’avevo pure sposata quella casa, ero pieno di fiducia. Però… ci ho vissuto molto poco a ben vedere, solo qualche anno.”
“Che è successo?”
“Una brutta giornata sono venuti a dirmi che il terreno sul quale l’avevo costruita non era mai stato mio e me ne dovevo andare.”
“Si vede che l’aveva costruita su falsi presupposti, senza appurarsi bene.”
“Mi ero fidato. Ed è un errore quando si fanno affari. Oggi lo vedo comunque come un grande errore di gioventù.”
“Vuol forse dire che alla fine se ne è andato, che aveva lavorato tanti anni per niente?”
“E’ stato così. Alla fine ho preferito andarmene, conti che ero molto giovane e avevo ancora energie da vendere. Ero certo che avrei trovato qualcosa di meglio. Li ho sfanculati e ho tirato diritto.”
“Piano con le parole, si ricordi dove siamo. E poi?”
“E poi successe una cosa straordinaria: partendo da zero tirai su un altro palazzo ma questa bellissimo, una vera reggia con tutte le comodità. Sono stati anni spensierati. Solo che poi il destino ha esagerato. Forse ero troppo felice, il destino è invidioso.”
“In che senso?”
“Mentre mi accingevo ad ampliare il palazzo arrivò un terremoto. Improvviso, inaspettato, e anche di quelli forti. La casa era tutta in rovina, uno sfacelo. Per fortuna però non completamente rovinata. Malgrado le crepe ci si poteva lavorare. Dopo nemmeno un mese però arrivò una seconda scossa forte che questa volta la rase proprio al suolo. La mia bella casa.”
“Ommadonna, che sfortuna.”
“Non si costruisce più dove c’è stato un terremoto così forte, rischia di essere inutile. Anche questa volta me ne andai, a cercare la ma fortuna altrove. Ma la terza volta… fu forse la più disperante di tutte: bruciato dalle esperienze passate con gli ultimi soldi che avevo mi mossi con molta cautela, con tutte le carte in regola e in un bel posto…solo che…”
“Solo che?”
“La faccio breve. Venni raggirato e alla grande da un truffatore che aveva venduto lo stesso terreno a più persone. Quando me ne accorsi era già sparito senza farsi più trovare. E pure questa terza casa si era dissolta. Non mi ci faccia più pensare…che delusione…Mi ritrovavo vecchio, stanco e senza una casa.”
“Per questo non ha una casa?”
“Sì. Ho pensato che forse sono proprio io che non sono adatto. Ho preso atto, come dite voi qui in Tribunale. La prima volta può essere un caso, la seconda una coincidenza, ma la terza volta si va a Lourdes. Per cui ho preso una gatta, una tenda, i miei libri e vivo tranquillo così, senza una casa. Ogni tanto fa freddo ma so che poi mi passa. Ecco, questa è la mia storia.”
“Mi sembra inverosimile come racconto. Il doppio terremoto, la truffa…tutto in una vita sola? Mi viene anche un dubbio, ma lei mi sta dicendo la verità?”
“Se preferisce potrei essere meno fantasioso e raccontare un’altra storia. Parlare di un divorzio, di una doppia malattia, di un tradimento. Ho preferito se non le dispiace parlare invece delle tre case della mia vita. In fondo è più bello così. Perché in fondo gli amori sono case.”
“Tre casette, come nella favola dei Tre Porcellini!”
“Vero, solo che questa volta il Lupo Cattivo le ha buttate giù tutte. Ecco perché sono senza fissa dimora.”
“Quale Lupo Cattivo?”
“Quello che non è ancora sazio. A volte lo sento di notte aggirarsi intorno alla mia tenda. Un telo mi protegge dai pericoli della notte. Karma, malasorte, destino…io preferisco chiamarlo così.”
“Forse le converrebbe più fare pace con lui.”
“Lei dice che è possibile?”


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