Visualizzazioni totali

venerdì 29 settembre 2017

CORRADO E LA DIGNITA’

Corrado è stato il mio primo compagno di stanza in ospedale, reparto Neurologia. Me lo ricordo bene, quanto mi ero affezionato a lui. Era un ingegnere malato di Sla, che con lui era stata rapidissima: un giorno mentre supervisionava un cantiere a Dubai, nella pausa pranzo si accorse che il mignolo gli tremava. Nel giro di due anni era finito in un letto di ospedale, quasi completamente paralizzato. La Sla è cattiva, molto più cattiva della sclerosi multipla (anche il male ha una sua gradualità).
Parlava con un filo di voce, soprattutto dell’Africa, terra in cui aveva lavorato molto e che amava. Ascoltavo volentieri le sue storie, aveva un sorriso che curava. Odiava i comunisti, che a suo parere avevano rovinato il continente nero. Ma oramai non aveva più le forze, il suo corpo lo aveva abbandonato. Una sera mi confidò a fatica, quasi sussurrando: “Non…non avrei mai pensato di finire così”.
Io ero seduto davanti al suo letto e non sapevo cosa dire, allora gli accarezzai la guancia in silenzio. Due uomini che si scambiano un gesto affettuoso, non fatevi strane idee non sapevo che altro fare. Lui mi guardò comprensivo, in quello sguardo c’era tutto. Come avevo sofferto quando dopo ho saputo dalla moglie che non ce l’aveva fatta per una crisi respiratoria. Da allora evito di affezionarmi a chi ha la Sla, soffrirei troppo; datemi pure addosso ma non ci riesco, lui mi torna sempre in mente.
Essendo comunque già allora totalmente allettato e immobile, gli infermieri maschi e femmine manipolavano Corrado come un pupazzo. Chi ci è passato sa cosa intendo. In genere erano gentili ma qualcuno era brusco, sin troppo. Una sera Corrado ne chiamò un paio e con la sua voce fioca disse “io sono un essere umano, non voglio essere trattato come un sacco di merda ma qualcuno lo fa e io devo protestare, ho la mia dignità…”. Gli infermieri lo ascoltavano e lo rassicuravano, qualcuno si scusava, in ogni caso promisero che sarebbero stati più attenti.
Io ero nel letto vicino che facevo finta di leggere un libro e ascoltavo tutto. “Incredibile –pensavo-, Corrado è in condizioni disperate ma sta dando lezioni di dignità a questa gente. Questo significa essere un uomo”. Oggi anch’io mi ritrovo a chiedere aiuto, quanti rospi con il mio carattere ho ingoiato. E pensare che una volta ero così schizzinoso… mi faccio tante paturnie, mi sembra di essere un peso, non avere più dignità e mi deprimo.
Ma poi mi viene in mente lui e trovo coraggio. “Se Corrado conciato com’era aveva una dignità e ha lottato per difenderla perché non posso farlo io?” Quando incappo nella burocrazia… quando qualcuno senza il pass mi frega il parcheggio…quando se ne approfittano nelle mie condizioni… quando mi trattano male… con pietà… o dicono stupidate … allora mi ricordo di lui, me lo ricordo bene, reagisco e non mi sento in colpa.
PRONTO?

Cav Eros Cecconi: Aggiornamento sulla salute di Michael Garpez! È morto al General Hospital! Lo sai come so' fatti 'sti artisti... Mezzi drogati, mezzi froci... C'aveva due cannucce ar naso e n'altra nun vi dico dove perchè sò un signore!

Ora la gamba fa un sarto, uno zompo, e va a trecento milioni! Il vecchio Cecconi ha colpito ancora! Ma che sto a di', a te, che nun capisci niente, su! Per piacere, a' nano, passame er pignolo và! Pronto, pignolo? Andò state…

Aoh, 'a pigno', ma dovete sbrigarve, dovete còre! Perché stasera c'abbiamo una cena! Sì, siete tutti invitati ar Gambrinuse, ar ristorante! Così ve presento er prete. Oh, me raccomando, eh... nun me fate fa' figure de merda! Mi raccomando!

[Ringhio abbaia] Oh... oh, oh, sento Ringhio! Ah, ah, Ringhio, a papà, fa sentì 'a vocetta tua! Meno male che ce sei te, Ringhio... sei l'unico che me dà soddisfazione...

giovedì 28 settembre 2017

AMICIZIA

Un vero amico si riconosce perché capisce. Per esempio quando questa sera ha capito dalla voce al telefono che ero stanco morto e che non era proprio il caso che uscissi, facendo una sfacchinata, per andare a cena da lui.
Ti senti sempre una schifezza ma almeno sai di avere degli amici.
LA MADONNA BRUTTA

“La Madonna Brutta” è uno dei più commoventi racconti di Don Camillo. Parla di una antica e venerata statua della Madonna, risalente addirittura ai tempi delle invasioni barbariche e adoratissima dai fedeli. Tutto bello, per carità, solo che ogni volta che la guardava Don Camillo provava una piccola fitta al cuore. Gli occhi strabici e storti, i colori pacchiani, una corona volgare, il manto pieno di crepe sghembe… insomma era proprio brutta. Ma ogni anno veniva portata in processione verso il fiume perché non straripasse quando arrivavano le piogge e tutto il paese confidava in lei.

Solo che un anno, mentre la processione sfilava sulla strada accidentata sotto il sole afoso, una scossa più forte delle altre la fece vibrare e la Madonna Brutta dopo un attimo si frantumò in mille pezzi tra lo sgomento di tutti (ma non di Don Camillo, in un certo senso sollevato) . Ma sotto il gesso in frantumi, sorpresa! Apparve una stupenda statuetta della Madonna in oro finissimo che brillava al sole. Le vecchine del paese si inginocchiarono tutte gridando “Miracolo!” ma Don Camillo le zittì con un urlaccio.

Poi si chinò verso i cocci della Madonna Brutta e iniziò a raccoglierli uno per uno. Ora aveva capito: l’antico scultore, per proteggerla dai barbari invasori, aveva intenzionalmente costruito in fretta e furia un involucro che la rendesse poco appariscente e appetibile per loro, che dopo uno sguardo sarebbero passati oltre. “Ti ricostruirò –promise a se stesso Don Camillo- perché tu avevi la vera bellezza, solo che io ero cieco e non capivo.”


Così sono spesso i disabili, le persone anziane o quelle povere, che sotto una corazza brutta, antipatica e disprezzata dal mondo possono nascondere un cuore d’oro e un tesoro di valore. E a volte basta poco per farlo emergere, un sorriso, una chiacchierata ogni tanto ed affiora una bellezza inaspettata, rimaniamo tutti a bocca aperta per lo stupore e ci rendiamo conto dove si trovava la vera bellezza.
LA GIOIA E LA NOIA

Ieri ho risposto ad un questionario sull’orgasmo, ideato da una studentessa di psicologia che si sta laureando (bisogna aiutare le nuove leve). Chi vuole lo trova a fondo pagina.
Il professore a cui faceva riferimento la giovane è Paolo Pancheri, una mia vecchia conoscenza. Professore ordinario a Roma, psichiatra molto noto, fino alla sua morte nel 2007 era considerato anche un sessuologo di prim’ordine e il più grande esperto in Italia sulle parafilie (come tecnicamente si chiamano le perversioni).
Ho assistito ad un suo breve corso anni fa. Ricordo che prima di entrare noi studenti eravamo tutti in fibrillazione. “Aò oggi c’è Pancheri che fa lezione sulla perversione! Tutti dentro, andiamo! Roba forte!”. All’ora stabilita eravamo seduti e bramosi di ascoltare il verbo. Aula colma così. Mai visto studenti più desiderosi di imparare.
…Che delusione, ma che delusione. Due balle così. Non penso di avere mai assistito ad una lezione universitaria più noiosa in vita mia. Ho visto ragazzi addormentarsi con la penna in mano e tutti avevano l’aria triste. E meno male che il corso terminò presto, alla fine eravamo quattro gatti.
All’epoca pensai che Pancheri l’aveva fatto addirittura apposta ad essere così noioso, per scremare gli studenti veramente motivati. Ma quando tempo dopo ho studiato l’argomento mi sono accorto di quanto avesse ragione: la perversione è noiosa, noiosissima. Sempre uguale e monotona, che palle mai qualcosa di diverso.
Quello che ci potrebbe “interessare” è al massimo l’1%, tutte le altre pratiche sessuali le troviamo semmai insulse, ridicole, schifose, scandalose etc e il sentimento prevalente è sempre quello, la noia.
Ricordo che ne avevo ricavato una mia legge intima personale: ogni volta che fai sesso prova sempre qualcosina di diverso dall’ultima volta. Variare, giocherellare proprio per evitare la botola della noia. Non sempre mi rendo conto che ci sono riuscito (le limitazioni avanzando l’età sono sempre di più) ma l’intenzione perlomeno è quella.
Penso poi a quella povera studentessa che deve preparare la tesi sull’orgasmo e in cuor mio un poco la compiango. La aspettano mesi non facili. L’argomento potrebbe sembrare stuzzicante ma vi assicuro che basta poco a farlo diventare nauseante. Provare per credere.

Forza ragazza, ti lanceranno tante occhiate strane, tu non ti curar di loro ma guarda avanti e vola verso il tuo obiettivo.

mercoledì 27 settembre 2017

MAGICAL MEDIOLANUM MISTERY TOUR

“Buongiorno signore e signori, grazie per aver scelto la nostra compagnia di pullman per il Magical Mediolanum Mistery Tour, un viaggio che vi porterà nei luoghi di Milano più magici e pieni di musica… sì signora, può scattare tutte le fotografie che vuole… iniziamo con visitare rapidamente il Cenacolo di Leonardo da Vinci, uno dei quadri più famosi del mondo che si trova qui, a Milano, reso ancora più famoso dal bestseller Codice Da Vinci….forse avete visto il film… il signore ha ragione, la Gioconda al Louvre è ancora più famosa ma secondo me il Cenacolo è più bello perché c’è il movimento, che nella Gioconda non c’è… opinione personale si intende…
avete presente la canzone “sapessi come è strano sentirsi innamorati a Milano, girare tra la gente in Piazza Duomo o nella Rinascente”? Eccoli qui, la Rinascente è quel grande magazzino alla vostra sinistra, un po’ caro ma con roba bella, chi ci entra inevitabilmente compra qualcosa…piano signore piano…poi passeremo da via Montenapoleone e chi vuole può fare una passeggiatina in via della Spiga, la via della moda ora zona pedonale…. Signori mariti controllate le vostre mogli che non facciano spese pazze!...
Ci siete tutti? Riprendiamo il giro…quel localino di cabaret che da fuori sembra senza pretese è il Santa Tecla, da dove sono usciti nomi come Teocoli, Boldi, Jannacci, Abatantuono, Faletti, una vera fucina di talenti… quante storie nasconde questa città…
..questo invece è il Parco Sempione, il grande parco più famoso di Milano, forse lo avete già visto nel video di Giusy Ferreri “l’amore mi perseguita” ambientato tutto tra questi alberi, vero polmone della città…
alla vostra destra qui nel quartiere di Porta Genova  potete ammirare i Navigli, un fiume artificiale che una volta circondava Milano, oggi quasi tutto interrato a parte alcuni tratti molto suggestivi… in una via che li costeggiava, via Ripa Ticinese al numero 47, fino al 2009 quando è morta abitava la poetessa Alda Merini, casa sua era famosa perché tutti i muri erano scarabocchiati con pezzi di poesie... i vicini se la ricordano ancora quando usciva di notte e gridava per le strade…simpatica ma un po’ stramba, come molti artisti…
Siamo ai Navigli dunque, pieni di locali dove si ascolta ottima musica, come il Capolinea o Le Scimmie, eccoli là… per questo i giovani milanesi la sera riempiono queste vie… Elio e le Storie Tese qui han suonato spesso prima di diventare famosi… qui in Corso Italia invece, in quella chiesa sconsacrata detta “la Basilica”, c’è il famosissimo studio di registrazione di Mina… no signora, Lucio Battisti registrava al Mulino, uno studio che è fuori città, ma dopo ne parleremo ancora…
ed eccoci in via Gluck, la famosa casa di Celentano, una volta in mezzo al verde ma ormai circondata da altre case…fate piano mi raccomando a girare nel cortile, i condomini non ne possono più dei turisti…
…E adesso San Siro, lo stadio dove la domenica giocano Inter e Milan… va bene, mi han detto di non dirlo ma non posso trattenermi: io sono interista pazza Inter amala… San Siro è molto amato dai milanesi come dimostra quella canzone di Vecchioni “Luci a San Siro”… quanti ricordi…
E per finire usciamo un attimo da Milano e andiamo in un paesino detto Molteno, dove c’è la tomba e lo spirito di Lucio Battisti. Un grande artista. Scusate ma io scendo per accendere una candelina…


martedì 26 settembre 2017

TI VEDO STANCO, COME TI SENTI?

Come un fiore sotto la pioggia
che sta aspettando
Un sole che non arriverà
Arriverà invece la notte
Devo resistere, resistere!
COME RISOLVI I GRAVI PROBLEMI ETICI, SE HAI DUE ANNI
Il dilemma del carrello (in inglese: trolley problem) è un famoso esperimento elaborato nel 1967, molto famoso nell’ambiente e ripetuto in 100 varianti.
La situazione è questa: sta arrivando un treno che sta per investire 5 persone. Tu però lo puoi mandare su un altro binario, dove però c’è una persona innocente. Che fai? Meglio non fare niente (quindi non essere “colpevole”) e lasciare che cinque persone muoiano o fare una scelta attiva e ucciderne una?
L’esperimento voleva indagare cosa si provava all’idea di uccidere attivamente qualcuno e tra gli adulti provocava a volte reazioni incredibili. Il bambino di due anni del video però non sa niente di tutto questo, quindi quando suo padre, professore di psicologia, gli pone il problema, il bambino lo risolve in un modo molto personale.
Chi farà morire?
(grazie a Il Post)

lunedì 25 settembre 2017

SANT’AMBROGIO E IL DEMONIO

“Papà cosa sono quei due buchi sulla colonna?”
“Quella vicino alla chiesa? Eh c’è tutta una storia dietro.”
“Me la racconti?”
“Va bene. Devi sapere che una volta qui era tutta campagna. Poi un giorno Ambrogio, che ai tempi era vescovo di Milano, passeggiando da queste parti avvertì una sensazione fortissima e decise di costruirci una chiesa che c’è ancora, che poi hanno chiamato Basilica di Sant’Ambrogio.”
“Ma Ambrogio allora è lo stesso di Sant’Ambrogio? Nella mia scuola facciamo festa quel giorno.”
“Sì sì è proprio lui, il patrono di Milano, Sant’Ambrogio. Era un uomo eccezionale, per tanto tempo è stato il vero capo della città. Noi con affetto lo chiamiamo Ambreus. Faceva anche poesie e canzoni.”
“Ambreus. Me ne fai sentire una?”
“Eh, ai suoi tempi non c’erano i dischi ma quando andiamo a casa ti farò sentire qualcosa. Comunque torniamo alla colonna. Dopo aver costruito la chiesa dissero ad Ambrogio che ogni tanto la notte c’era una puzza terribile. In effetti era così e poi hanno scoperto la causa. Sai cos’era?”
“No.”
“Era il diavolo, che ogni tanto di notte usciva dall’inferno e vagava tra le campagne alla ricerca di nuove anime da dannare. Ecco il perché della puzza. Ma Ambrogio non ebbe paura, una notte lo affrontò e tra i due scoppiò un combattimento terribile.”
“Come il kung fu?”
“Peggio. Il santo e il diavolo si diedero botte da orbi. Ad un certo punto il demonio sembrava che stesse vincendo ma con una mossa Ambrogio gli andò dietro, gli prese la coda, lo fece roteare su se stesso e lo lanciò forte verso la colonna, che il diavolo colpì violentemente con le corna.”
“Deng!”
“Le corna del diavolo rimasero conficcate nel marmo e lasciarono quei due segni che vedi ancora. Poi Ambrogio, che aveva anche una forza da gigante, spostò la colonna, prese il diavolo tramortito e lo buttò dentro il buco, che arrivava fino all’inferno. Quando il diavolo arrivò giù spostò di nuovo la colonna e tappò ancora il buco. Ambrogio aveva salvato la città.”
“Bravo Ambrogio! Era un super eroe!”
“Era un grand’uomo, questo è sicuro. Io non ci ho mai provato, ma dicono che in certe notti se accosti le orecchie ai buchi della colonna puoi sentire lontano il rumore delle fiamme e dei carri dell’inferno.”
“Wow….Ma il diavolo poi è ritornato?”
“Che io sappia no, la lezione gli è servita. E anche noi cittadini abbiamo imparato qualcosa. Se un giorno tornasse il diavolo… lo affronteremo ancora.”
“Lo dobbiamo ridomare!”
"E' il messaggio più importante che ci ha lasciato Sant'Ambrogio: Milanesi, non abbiate paura di affrontare il diavolo."

sabato 23 settembre 2017

LA MUSICA DI QUESTA ESTATE

Ho ascoltato molta radio questa estate, i tormentoni musicali li ho conosciuti tutti: despacito, l’esercito dei selfie, voglio ballare con te, mi fa volare, sotto il sole di Riccione, ci state bene?, vari ripescaggi del passato, rap italiano, l’estate è tornata, tanta Pausini, Jovanotti, tutta la pletora di voci giovani usciti da quelle trasmissioni tipo X Factor ecc ecc. Mi arrivavano da tutte le parti.

Alla fine le canzoni che mi rimarranno dentro sono però poche: Despacito, qualcosa dei Coldplay (gruppo che già esisteva 20 anni fa) e la intrigante “Come nelle favole” di Vasco Rossi, un signore di 65 (65) anni ma che ancora sputa l’anima sul palco. Non tanta roba. Ogni tanto mi ritrovavo sovrappensiero a meditare “eh, ai miei tempi c’erano tante canzoni più belle…”

E SUBITO TRILLAVA NELLA MIA TESTA UN CAMPANELLO D’ALLARME!

Ho trovato infatti sempre assai irritanti frasi del tipo “eh, ai miei tempi…i giovani d’oggi…una volta era meglio…” e via discorrendo, anche perché sono le stesse identiche frasi che sentivo io da ragazzo. E non si fatica a scovarle anche nei commenti di cento anni fa. Le ho sempre ritenute un preoccupante segno di vecchiaia mentale, quella vera incapace di adeguarsi ai tempi, che non capisce il nuovo e preferisce rifugiarsi nell’antico.

E allora? Fai uno sforzino Luca, cerca di ascoltarle veramente queste canzoni nuove. Sono queste le canzoni che vanno per la maggiore, evita per favore la trappola dell’underground. E resisti, resisti alla diabolica tentazione del paragone, di compararle con le classifiche estive di tanti anni fa. Ti scandalizzi e ti infili nel vicolo cieco dei “miei tempi”.

Ascoltarle con orecchie nuove, lasciarmi andare, coinvolgere. Stare sul pezzo. Voi ridete ma ci ho provato veramente. Alla fine mi sono parse canzoni molto semplici, senza particolari armonie e con tempi facili. Evidente lo sforzo (che io trovo irritante) di piacere a più persone possibili. Si evitavano stramberie e ci si appiattiva verso il basso, il mainstream. Melodie molto simili, il rap ha ucciso la melodia. 

Erano però i vari testi a inquietarmi di più: a parte le citate eccezioni e forse la canzone su Riccione dei Thegiornalisti e qualcosa di Zarrillo, non riesco francamente a capirne la bellezza e mi dispiace. Li trovo inconcludenti, un filo depressi, una serie di belle immagini senza storia, eppure noto che ai “giovani” piacciono molto. Questo è il presente musicale, mi piaccia o no. 

(Restano opinioni personali comunque, poi tornavo a casa e mi sparavo il doppio dei Ramones).

venerdì 22 settembre 2017

A.M.E.N.

Nella etichetta è scritto Acqua Minerale Effervescente Naturale e se uniamo le maiuscole diventa AMEN. L'universo sta cercando di dirmi qualcosa?

giovedì 21 settembre 2017

IMPOSSIBILE

“Buongiorno signora, l’abbiamo convocata stamattina qui in Commissariato per una questione delicata. Ci scusi l’urgenza ma viste le circostanze è stata doverosa. Vuole un po’ d’acqua prima di iniziare?”
“No grazie. La nostra è una famiglia rispettabile, non ero mai venuta qui dentro. E’ per mia figlia Albertina vero? Ieri sera non è tornata a casa e ha solo 16 anni. Ho telefonato a tutte le sue amiche ma nessuna sapeva niente e sono angosciatissima. Signor Maresciallo, mi dica la verità! Le è successo qualcosa di brutto?”
“No signora, sua figlia sta bene, innanzitutto volevo dirle questo.”
“Sia benedetto il cielo! E dove è? La voglio vedere.”
“Adesso non è possibile, signora, è in una comunità segreta. E’ stata portata lì ieri sera per precauzione.”
“Cosa? E perché?”
“Le leggerò il verbale stilato dagli appuntati ma prima volevo chiederle dove si trova adesso suo marito.”
“E’ in Sardegna per lavoro, ieri gli ho telefonato e sta tornando qui. Dovrebbe arrivare nel pomeriggio. Anzi me lo lasci avvisare, sarà preoccupato come non mai. Albertina è la nostra unica figlia e viviamo per lei.”
“Dopo signora, aspetti soltanto dieci minuti, prima devo farle delle domande su quello che è successo.”
“Perché, che cosa è successo?”
“Lei sa dove si trovava ieri sua figlia? Quello che ha fatto?”
“E’ andata a scuola come al solito, poi andava a studiare da una amica e per le 17 doveva tornare a casa. Però non è tornata e ha passato la notte fuori casa.”
“Era la prima volta?”
“No, è successo altre volte ma ci ha sempre avvisato. Questa volta invece niente, solo un messaggino alle 22 in cui diceva…aspetti che lo leggo… “sto bene, passo la notte fuori, mamma non preoccuparti” e poi basta. Ha spento il cellulare ed è irreperibile. Dov’è mia figlia? Voglio saperlo, che le è successo?”
“E successo che ieri pomeriggio, la faccio breve, una mia pattuglia che da tempo stava effettuando una indagine si è accorta della presenza di una minorenne in un luogo del parco abitualmente frequentato da prostitute. Ha effettuato una retata e fermato sua figlia, che è stata identificata e ha ammesso di far parte del gruppo.”
“Cosa?”
“Per proteggerla da eventuali ritorsioni dei suoi sfruttatori è stata collocata in una comunità segreta, dove si trova tuttora fino a nuove disposizioni del magistrato incaricato dell’indagine.”
“Cosa? Cosa? Mia figlia una… Ci deve essere un errore…”
“Nessun errore, signora, sua figlia ha confessato e stiamo cercando la banda di sfruttatori. A questo proposito dovrò farle alcune domande. Appuntato, stia pronto con la macchina da scrivere. Allora, è pronta per rispondere, signora?”
“Oddio, mi sembra tutto assurdo, ma mi chieda, mi chieda pure.”
“Mi scusi la brutalità della domanda, ma lei si è accorta che sua figlia si prostituiva? Da quanto tempo?”
“Ma no, assolutamente, ci deve essere un equivoco. Mia figlia non può averlo fatto. Cado dalle nuvole.”
“Io lo faccio scrivere ma non le credo. Signora sono sincero, non le credo affatto. E’ impossibile che una madre non si accorga che la figlia minorenne si prostituisce.”
“Ma è la verità, mai avrei immaginato una cosa simile, mi creda. Mai. Oddio, mi sento male…”
“Non pianga signora, cerchi di tirarsi su. Sua figlia le ha fatto mai discorsi insoliti o accennato a qualcosa di strano?”
“Ma no.”
“Si truccava in modo diverso? Aveva cambiato abbigliamento, profumo, acconciatura?”
“No, seguiva la moda come tutte.”
“Il suo giro di amicizie era rimasto uguale? Erano comparsi personaggi nuovi?”
“No.”
“Parlava e si muoveva in maniera diversa?”
“No, era come sempre, la mia bambina.”
“Aveva disponibilità insolita di denaro? Faceva acquisti ingiustificati?”
“Che io sappia no, tutto regolare.”
“Il suo linguaggio era cambiato?”
“No, signor Maresciallo. No. Vedo dai suoi occhi però che non mi crede. Non le sto nascondendo nulla.”
“Come le ho detto prima, non posso credere che una madre non si accorga di qualcosa di così importante su sua figlia. Ci aiuti signora, dobbiamo trovare questi mascalzoni.”
“Trovateli ma io non…non la posso aiutare, mi spiace. Anche per me è tutto nuovo. Oddio, chi lo immaginava, la mia Albertina…”
“Va bene signora, rispetto la sua scelta, lei ripeterà tutto davanti al giudice. E noi continueremo la nostra indagine. Già abbiamo dei sospetti.”
“Trovateli! Trovateli!”
“Lo faremo. Mi ascolti signora, vuole vedere sua figlia?”
“Sì, subito.”
“L’abbiamo fatta portare qui, sapevo che voleva vederla. Appuntato, faccia entrare la ragazza…(entra la ragazza) Ciao Albertina, siediti lì accanto a tua madre.”
(le due donne evitano di guardarsi negli occhi e non si scambiano parola; la ragazza guarda per terra, la madre è fissa)
“Allora Albertina, tua madre ha rilasciato delle dichiarazioni in cui afferma di non sapere nulla della tua attività al parco.”
“E’ vero, lei non sapeva nulla.”
“E tu confermi quello che mi hai detto ieri qui in Commissariato?”
“Sì confermo. Confermo tutto. Ma lei non sapeva nulla.”

(senza mai guardarsi, le due donne iniziano a piangere in silenzio)

mercoledì 20 settembre 2017


LA SINDROME DI MATUSALEMME
“E sempre abbacchiato stai! Basta con quell’aria da sfigato!”
“Così va bene?”
“E quello sarebbe un sorriso? Il mio gatto lo fa meglio. Ma scusa, tu cos’è che hai?”
“Ho la S.M.”
“Cioè? Traduci traduci.”
“La Sindrome di Matusalemme. E’ una malattia che ruba i movimenti e provoca un invecchiamento precoce, quando hai 50 anni ti muovi e hai le stesse energie di un 80enne.”
“In effetti ti vedo sempre camminare con il bastone come un vecchietto eheheh. Ma… è contagiosa?”
“No. Sfortunatamente no, altrimenti saprei io chi contagiare. Se vuoi puoi anche chiamarla la Sindrome del Menga.”
“Cioè? Traduci, traduci ancora.”
“Chi ce l’ha se la tenga.”
“Uh che cinismo. Dai che guarirai e faremo la maratona di New York insieme. Forza Matusa, datti una mossa che andiamo a fare un giro!”
“Guarda che non sto fingendo, sono veramente stanco morto. Adesso ho poche energie, credimi. Preferisco utilizzarle in altra maniera.”
“Eppure ti vedo giovane, non capisco.”
“Parlare e non essere creduti, che tragedia.”
“Scherzi a parte, non penso ti faccia bene stare sempre in casa. Perché non ti prendi uno scooterino, una di quelle carrozzine elettriche? Ce ne sono di carini, così non ti stanchi e andiamo in giro lo stesso.”
“Accompagnerai Matusalemme nei suoi giri?”
“Macché Matusalemme, mi sembrerà invece di stare con il Professor Xavier, quello degli X Men!”
“Grazie per il complimento ma preferisco essere me stesso.”
“Ma certo che ti accompagno, testone. Le barriere architettoniche ce le hai nella testa! Tutto si può fare se ci sono gli amici.”

martedì 19 settembre 2017

I 15 LIBRI CONTEMPORANEI PIU’ BELLI SECONDO ME

Basta con i classici. Non è vero che ciò che è nuovo nella letteratura è sempre inferiore alle grandi opere del passato. Dal 1940 a oggi sono fuoriusciti una marea di libri meravigliosi e qualcuno mi è piaciuto non tanto ma tantissimo. E questi che elenco sotto non solo sono stati bei libri ma anche “buoni” libri che hanno contribuito a formare quel poco di valido in me. Quante volte li ho riletti anche solo per passare qualche ora con un buon amico.
Inizialmente volevo inserirne solo 10 poi mi dicevo “Ah no, questo non posso non metterlo” e la mia lista personale si ampliava. A 15 mi sono fermato ma son sicuro che ancora mi scappa qualcuno. Beh, in ogni caso questi sono i preferiti, li elenco in ordine alfabetico.

CENT’ANNI DI SOLITUDINE (Gabriel Garcia Marquez 1967) Questo è un libro non solo che ha segnato un’epoca ma pure me. Le sue storie fantastiche, il suo realismo magico, i suoi personaggi selvatici mi evocavano e portavano in una foresta piena di bellezza da cui non volevo più uscire. Se volete sognare entrate a Macondo.

CONGO (Michael Crichton 1980) Il migliore di Crichton, uno che riusciva a scrivere storie appassionanti con un fondamento scientifico serio e non banale. Ogni volta che lo rileggo capisco qualcosa di più. Un giorno farò perdere le mie tracce in Africa e ora sapete perché.

DON CAMILLO (Guareschi 1946) Uno dei pochi libri a cui il film ha reso giustizia. Impossibile quando si parla di Don Camillo e Peppone non pensare a Fernandel e Gino Cervi. Una serie di racconti uno più bello dell’altro, apparentemente umoristici ma molto profondi e umani. Letto e riletto in ogni età della mia vita.

EDUCAZIONE DI UNA CANAGLIA (Edward Bunker 2000) L’autobiografia di un vero delinquente, che ha pure il dono di una scrittura perfetta (connubio raro ma non impossibile). Si impara di più leggendo la sua vita che da un trattato di criminologia. L’avrete anche visto: interpretava uno delle Iene nel film di Tarantino, che lo volle a tutti i costi. Una vita al massimo.

INCONTRI CON UOMINI STRAORDINARI (Georges Gurdjeff 1960) Libro postumo del grande mistico armeno, una sorta di autobiografia divertita attraverso l’incontro con uomini (e donne) dalla personalità fuori dal comune. Leggendo questo libro mi sono accorto di quanto poco conoscessi l’Asia, continente con una conoscenza millenaria. Uno dei pochi libri che cambiano veramente la vita.

IT (Stephen King 1986): King ha scritto molti romanzi eccezionali come Il Miglio Verde, Misery, L’Ombra dello Scorpione… e qualcuno così così ma con IT ha raggiunto a mio parere il top. In queste righe c’è qualcosa che altrove non si trova: un libro con più di 1000 pagine divorato in un weekend, la storia meravigliosamente raccontata di 5 bambini diventati adulti che devono ancora sconfiggere un mostro che è ritornato. Veramente questo libro è “magia portatile”.


IL GIOVANE HOLDEN (Salinger 1951) Quanto ho amato questo libretto. Nessuno ha descritto l’adolescenza bene come Salinger, che ha praticamente scritto solo questo e poi si è ritirato. Tutti abbiamo passato la fase Holden. A volte mi sento ancora come lui, ma so che al mondo c’è qualcuno che capisce e non mi sento più così solo.

IL NOME DELLA ROSA (Eco 1980) Che ve lo dico a fare? Comprendete tutti perché l’ho messo. Non solo perché fu un best seller mondiale scritto una volta tanto da un italiano ma per il suo valore nel raccontare un giallo medioevale splendido. E dato che Eco è un geniaccio ogni pagina gronda intelligenza, ma quella vera. “Ah, che magnifico bibliotecario saresti stato…”

IL SIGNORE DEGLI ANELLI (Tolkien 1954-1955) Sfortunatamente avevo visto prima il film, per cui la fantasia non lavorava, o assai poco. Ma quando nel libro comparivano episodi non presenti nel film…allora mi accorgevo di quanto potente fosse la fantasia di Tolkien, capace di costruire e farti vedere un mondo intero. Un mondo intero. E se oggi il genere Fantasy ha tanto successo, il merito è tutto suo. Maestro.

LA VERSIONE DI BARNEY (Mordecaj Richler 1997): letto e riletto sino allo sfinimento. Il film ha impoverito molto il libro che per me è il massimo. Certi dialoghi sono da Nobel. L'autobiografia dell'ebreo Panovsky è raccontata con un umorismo che rasenta la verità profonda. Il più divertente tra questi libri, anche quando si parla di malattie, soldi e litigi. Cazzocazzocazzo.

LE VIE DEI CANTI (Chatwin 1987) Io amo Chatwin, ho praticamente letto tutto di lui. Non so perché ma lo sento molto affine a me, nelle sue pagine scivolo dentro con facilità, non devo fare nessuno sforzo per immedesimarmi.  Viaggiava molto e per questo me lo rileggo ogni estate. Tra i suoi libri ho scelto il migliore, in cui descrive i canti degli Aborigeni australiani e le storie affascinanti del loro mondo. Perché non ci occupiamo di più di preistoria, che è stata la madre di tutti noi?

LOLITA (Nabokov 1955) La poesia con cui il maturo professore Humbert Humbert descrive Lolita, l’intensità dell’amore che prova per lei, la ricchezza del linguaggio, la delicatezza e l’inventiva con cui tratta un tema altrimenti scabrosissimo non le ho più ritrovate altrove. Un libro di una categoria superiore, per anni il mio preferito.

LO STRANIERO (Camus 1942) Basta fare il Piero Angela e dare spiegazioni, ogni romanzo è assurdo, è impossibile, è insensato. Bisogna andare fuori dagli schemi.

MATTATOIO N° 5 (Vonnegut 1969): si può descrivere l’orrore della guerra senza scadere nella retorica militare di un John Wayne e dei guerrieri patriottici? Non pensavo fosse possibile e che io sappia Vonnegut, noto scrittore di fantascienza (genere sottovalutato) è l’unico che è riuscito a descrivere una guerra senza la minima retorica. Un libro piccino che fa riflettere tanto.

PAPILLON (Charriere 1960) Questo libro insegna come diventare uomini. Ci sono valori come il rispetto, l’amore per la libertà e la determinazione, a cui non bisogna mai rinunciare. E lamentarsi non serve. Dovrebbe essere obbligatorio tra gli adolescenti e gli adulti in crisi. Ringrazio il cielo di averlo letto all’età giusta.

E come extrabonus, come nei dischi, ecco altri due titoli:
IL CODICE DA VINCI (Dan Brown 2004): aldilà delle polemiche e del clamore suscitato, questo è un ottimo libro, congegnato in maniera sublime, con una tesi di fondo (il disprezzato ruolo del femminile nelle religioni) che fa riflettere. Troppo imitato e bistrattato, per fortuna l’ho letto non sapendo nulla e mi ha intrigato come non mai.
IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI (Thomas Harris 1988): Lo so, avete tutti visto il film. Ma il libro –incredibile dictu- è ancora più bello. Provare per credere.





lunedì 18 settembre 2017

UMMAGUMMA
Questo era il mio album preferito quando avevo 13 anni, Ummagumma dei Pink Floyd.
So che mi vuoi bene, lettore, non vorresti ferirmi ma anche da qui riesco a vedere la tua faccia. Umma che? Mai sentito.
Non ti dó torto. Ummagumma è un doppio dei primi Pink Floyd, oggi quasi nominato e spesso dimenticato, composto da un disco live e uno in studio. Gli stessi PF non ne avevano una grande opinione (Waters disse esplicito: "Ummagumma? What a disaster!"), soprattutto per la parte in studio, a parte un paio di eccezioni francamente bruttina.
Ma la parte live... Da sola vale tutto l'oro del mondo. Quante volte l'ho ascoltata da ragazzo. Quanto l'ho amata. Avevo consumato il vinile -all'epoca non c'erano i cd- a furia di metterlo sul piatto. Uno dei miei segreti, valido ancora oggi
Questi sono i Pink Floyd in cui era ancora forte l'influenza di Barrett, il fondatore poi uscito dal gruppo perché diventato pazzo: lunghe suite sognanti, esplosioni di suoni, melodie che viaggiavano nello spazio.
Non un disco immediato, non lo ascolterete mai alla radio. Pur essendo live gli applausi per esempio erano stati cancellati, proprio per non interrompere lo stato sognante nell'ascoltatore.
Ancora oggi ogni tanto mi metto lì e lo ascolto ad occhi chiusi quando avverto il bisogno di sognare. Per me non ha perso il minimo fascino. Molta acqua e molta musica è passata sotto i ponti ma quel disco è ormai nel cuore.
Se poi vi chiedete come fosse possibile che ad un ragazzino potesse piacere quel tipo di musica non so che dirvi. Saranno stati i tempi, sarà che a quell'età ero un po' strambo. Non lo so. È andata così.
Qual era il tuo disco preferito quando avevi 13 anni, quello che non hai mai detto?

lunedì 11 settembre 2017

UNA COSA CHE FREUD NON AVREBBE MAI FATTO

Nel 1925 Carl Gustav Jung, l’allievo più celebre di Freud, compì un viaggio in Africa. Da tempo si era discostato dalle tesi del maestro e aveva optato per una psicologia del profondo più arcaica, in cui il sesso aveva meno importanza e molta più invece quello che lui chiamava “l’inconscio collettivo”, una grande forza terapeutica in noi con i suoi archetipi da risvegliare, così da liberare una grande forza sanante (per gli specialisti: sto semplificando, la teoria sappiamo che è molto più articolata).
Per questa sua ricerca del “primitivo”, Jung era affascinato dalle culture e dai simbolismi più antichi. Sappiamo che lo svizzero fece molti viaggi ed ebbe molte esperienze, qualcuna fuori dagli schemi. Cose che capitano quando si ricerca l’origine delle cose. E molto si riflette nei suoi libri, che hanno un taglio e un significato non sempre facilmente comprensibile a chi è abituato a ragionare con gli schemi logici (se volete approfondire, vi consiglio l’affascinante e breve libretto “Sincronicità” pubblicato nel 1952).

In uno dei suoi viaggi Jung si ritrovò una sera a partecipare ad una cerimonia sacra nella foresta vicino a Nairobi , con gli indigeni che danzavano intorno ad un grande falò. Erano anni in cui certi viaggi non erano affatto di moda, Jung stesso racconta della sorpresa dei nativi quando lo vedevano tra loro.
E mentre quella notte ascoltava la loro musica ripetitiva e ossessiva intorno al falò, vedendoli ballare in estasi Jung fu preso da un impulso irrefrenabile, si tolse le scarpe, si alzò e iniziò a ballare con loro raggiungendo presto una sorta di trance. La potenza di quella forza primitiva lo spaventava ma andò avanti così tutta la notte e il giorno dopo si sentiva… bene.
Il suo compassato maestro viennese, così attento alle regole formali e borghesi di primo ‘900 e noto per non lasciarsi mai andare, non l’avrebbe mai fatto.
Peter Gabriel da questo episodio ha tratto una sua famosa canzone “The rhythm of the heat” (che inizialmente doveva intitolarsi proprio “Jung in Africa”):
“Il ritmo è sotto di me.
Il ritmo del calore.
Il ritmo è intorno a me.
Il ritmo ha il controllo.
Il ritmo è dentro me
Il ritmo ha la mia anima. . . "


domenica 10 settembre 2017

Michelangelo Buonarruoti, lista della spesa illustrata per il servitore analfabeta, 1518
COME AFFRONTO LA PAURA DEI TEMPORALI

Quando vedo il bagliore di un lampo inizio a contare i secondi. Uno…due… tre…quattro… poi arriva il rumore del tuono. A questo punto compio un calcolo: la luce è immediata, mentre il suono viaggia a 300 metri al secondo. Per cui se ho contato mettiamo fino a otto faccio 8x300 = 2.400 metri (2,4 km).

Quando poi vedo un secondo lampo conto i secondi ed eseguo lo stesso calcolo. A seconda del risultato prevedo se il temporale si sta avvicinando o allontanando.

Così affronto i temporali sin da quando ero ragazzo e tento di controllare la paura. Mi metto a contare. E forse sarà una illusione, ma così cerco di prepararmi al mio destino.
IL LATO OSCURO DELLA ADOLESCENZA

"Era solo un ragazzo."
"No, era un idiota. Da un po' mi mancavano le morti stupide. E andare a ficcarsi dentro un uragano é decisamente stupido, anche se sei una giovane promessa del surf."
"Stava cercando solo l'onda perfetta."
"E la vai a cercare dentro un uragano grande come la Francia? È ovvio che finiva male, malissimo. L'uragano l'ha gettato contro gli scogli e cara grazia che han ritrovato il corpo."
"A 16 anni quelle cose si fanno, si devono fare."
"Non diciamo fesserie."
"Lo sai anche tu che l'adolescenza è L'età della distruzione, del superamento dei muri, delle regole infrante. Uno pensa di essere invincibile e allora compie riti di iniziazione in cui si compiono imprese spericolate, delle vere cazzate. Tu non hai mai fatto una cazzata da giovane? Un sorpasso azzardato, un rapporto non protetto, uno scherzo idiota?"
"Sì ma non così."
"Parli così solo perché sei sopravvissuto, ma sai bene che in certe circostanze poteva andare peggio,molto peggio. E come si diceva una volta "chi fa giovane non fa i fatti da vecchio fa i matti". Quel ragazzo non è sopravvissuto alla sua giovinezza, poverino."
"Rimango dell'idea che sia stata una morte idiota. Pensare di essere più forte di un uragano e andare verso la fine del mondo, ma cosa gli passava per la testa?"

mercoledì 6 settembre 2017

APPUNTI PER UN RACCONTO DI FANTASCIENZA

Una sera qualcuno bussa veemente alla mia porta, chi sarà? E’ un uomo tutto trafelato che in inglese mi supplica di entrare. Lo stanno inseguendo e vogliono riportarlo non capisco dove. Lo faccio entrare e lo guardo meglio. E’ un po’ invecchiato ma assomiglia tantissimo a Kurt Kobain, il leader dei Nirvana suicidatosi anni fa.

Ansante, gli offro un bicchiere d’acqua e mi racconta una storia incredibile. Lui è “veramente” Kurt Kobain, un attimo prima che si sparasse sono arrivati degli uomini dal futuro che l’hanno preso e trasportato in questa epoca in una clinica speciale, sostituendo il suo corpo. Gli hanno curato la depressione e salvato la vita insomma ma ad una condizione: doveva comporre delle canzoni per loro, così avrebbero fatto tantissimi soldi.

Dato che non gli credevo molto ha preso la chitarra e mi ha cantato alcune canzoni vecchie e nuove. E dalla magia ho capito che aveva ragione. Era proprio lui, Kurt Kobain sul mio divano che cantava! Che momenti.

Il concertino però è durato poco, subito mi ha chiesto piangendo (è un uomo molto emotivo) di informarmi tramite internet su sua moglie Francis e sua figlia. Da anni non sapeva più nulla di loro. Intanto mi raccontava della sua prigionia: era sempre rinchiuso in una stanza, molto confortevole certo ma da cui non poteva uscire. Accanto c’erano altre stanze simili alla sua: dall’odore di cannabis che arrivava aveva intuito che in quella accanto ci doveva essere Bob Marley, solo che non rispondeva ai suoi richiami.

Presto mi accorsi che con Kurt c’era un problema: quell’uomo aveva manie autolesive, sniffava il gas dai fornelli e dovevo far sparire dalla cucina tutti i coltelli, sennò iniziava a tagliarsi. Forse per spronarlo, forse per farlo uscire dal suo stato di tristezza gli proposi un obiettivo: tornare nella “clinica” come la chiamava e liberare tutti i prigionieri. All’inizio era terrorizzato dall’idea, da quel posto era scappato, ma alla fine si convinse.

C’era in particolare un “prigioniero” con cui aveva fatto amicizia e lo tormentava il pensiero fosse rinchiuso ancora lì dentro: John Lennon. Con lui aveva chiacchierato per ore e John lo aveva aiutato con il suo spirito schietto in più di una occasione. Per liberare l’amico John, Kurt divenne quasi un altro. Le spalle si raddrizzarono, smise di piangere e iniziò a fare piani. Il pensiero di salvare un amico lo rese vivo.
In fondo… in fondo Kurt aveva un cuore d’oro.