ROBINSON CRUSOE
A 19 anni, un giorno
che mi sentivo solo, andai nella piccola cartolibreria del quartiere
e comprai il romanzo “Robinson Crusoe”.
Un libretto molto
famoso del 1719 ispirato ad una storia vera, uno dei primissimi
romanzi moderni. Lo riassumo per i pochi che non lo sanno, narra le
imprese di un naufrago capitato per sua sventura su un’isoletta
deserta. Nudo e solo, a poco a poco Robinson si costruisce la
capanna, trova del cibo, scopre il fuoco e impara a cucirsi da solo i
vestiti.
Molto bello. Nelle
intenzioni del britannico Defoe era un modo per dimostrare la grande
intraprendenza del popolo inglese, che anche nelle condizioni più
avverse ricrea un mondo con le sue regole civili. Per esempio decide
di costruirsi un tavolo, perché “senza un tavolo non potevo fare
nulla”. Ma il piccolo romanzo ha un cuore talmente grande che è
andato presto oltre le intenzioni dell’autore.
Robinson è un
simbolo. Se tutto ciò ricorda la trama di Cast Away con Tom Hanks e
tanti altri non vi sbagliate. Robinson Crusoe è diventato l’esempio
di chi è solo e lotta contro un mondo ostile, che lo vuole confinato
su un’isoletta perduta in mezzo all’oceano ma lui non si dà per
vinto e resiste. Il valore della cocciutaggine e del coraggio.
E tu pensa, tanti
anni dopo mi sento ancora come a 19 anni, come lui. Dove è finita
quella vecchia copia? Boh. Soltanto che in questi tempi di
Coronavirus non posso nemmeno uscire da casa mia per comprarne
un’altra! Fanculo, me lo ordino su Amazon, Robinson mi ha insegnato
che esiste sempre una alternativa.
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