LA “MORTE SCHIFOSA”
Anni fa incontrai
sulle scale una mia vicina, a cui era appena morto dopo un lungo
ricovero il figlio scapestrato per Aids. Mi avvicinai per farle le
mie condoglianze e la signora si mise a singhiozzare, parlando del
terribile incidente di moto in cui aveva perso la vita il figlio. Lo
schianto era stato terribile e purtroppo non c’era stato niente da
fare.
Ricordo che ero
ammutolito e sconcertato ma vedendo la sua espressione serissima non
osai controbattere nulla e recitai la commedia sino alla fine.
Allora non era come
oggi, che con adeguate cure e accortezze un sieropositivo può
condurre una vita normale. Si parla della fine anni ‘80-inizio ‘90,
quando l’Aids era ancora il “cancer gay” o la “malattia dei
tossici”, inviata dal cielo per punire i peccatori.
Da molti era
equiparata alla “morte schifosa”, richiamava la peste medioevale,
la sifilide, la tisi nell’800, esserne afflitto era un castigo
divino per le tue malefatte. Era la “malattia come metafora” (bel
saggio della Sontag) che marchiava tutta la tua vita.
Ignoranza?
Superstizione? Stupidità? Sta di fatto che era più forte della
morte di un figlio e la mia vicina mi aveva inserito in un teatro
dell’assurdo.
Lo stesso teatrino
che noto oggi con i morti di Covid, trattati come appestati, malati
costretti a morire da soli e senza conforti (una vera cattiveria),
seppelliti anzi bruciati.
E’ ormai noto che
in Quartiere ci sono già state delle vittime del virus ma nessuno ne
parla o ne scrive. Le esequie vengono eseguite in fretta, magari con
qualche sussurro tra i partecipanti. Avere un parente morto per Covid
è una vergogna, una infamità, non ditelo in giro.
No, amico del
futuro, il Covid non è stato un castigo divino, esserne infettati
non è una condanna a morte per cui bisogna isolare e denigrare
persone innocenti. Siamo noialtri che siamo pieni di odio e di morte
e non vediamo l’ora di puntare il dito verso qualcuno.
E’ questo odio
ignorante la vera pandemia, che mi fa molta più paura.
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