Visualizzazioni totali

lunedì 20 aprile 2020


LA “MORTE SCHIFOSA”

Anni fa incontrai sulle scale una mia vicina, a cui era appena morto dopo un lungo ricovero il figlio scapestrato per Aids. Mi avvicinai per farle le mie condoglianze e la signora si mise a singhiozzare, parlando del terribile incidente di moto in cui aveva perso la vita il figlio. Lo schianto era stato terribile e purtroppo non c’era stato niente da fare.
Ricordo che ero ammutolito e sconcertato ma vedendo la sua espressione serissima non osai controbattere nulla e recitai la commedia sino alla fine.
Allora non era come oggi, che con adeguate cure e accortezze un sieropositivo può condurre una vita normale. Si parla della fine anni ‘80-inizio ‘90, quando l’Aids era ancora il “cancer gay” o la “malattia dei tossici”, inviata dal cielo per punire i peccatori.
Da molti era equiparata alla “morte schifosa”, richiamava la peste medioevale, la sifilide, la tisi nell’800, esserne afflitto era un castigo divino per le tue malefatte. Era la “malattia come metafora” (bel saggio della Sontag) che marchiava tutta la tua vita.
Ignoranza? Superstizione? Stupidità? Sta di fatto che era più forte della morte di un figlio e la mia vicina mi aveva inserito in un teatro dell’assurdo.

Lo stesso teatrino che noto oggi con i morti di Covid, trattati come appestati, malati costretti a morire da soli e senza conforti (una vera cattiveria), seppelliti anzi bruciati.
E’ ormai noto che in Quartiere ci sono già state delle vittime del virus ma nessuno ne parla o ne scrive. Le esequie vengono eseguite in fretta, magari con qualche sussurro tra i partecipanti. Avere un parente morto per Covid è una vergogna, una infamità, non ditelo in giro.

No, amico del futuro, il Covid non è stato un castigo divino, esserne infettati non è una condanna a morte per cui bisogna isolare e denigrare persone innocenti. Siamo noialtri che siamo pieni di odio e di morte e non vediamo l’ora di puntare il dito verso qualcuno.
E’ questo odio ignorante la vera pandemia, che mi fa molta più paura.



Nessun commento:

Posta un commento