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sabato 4 aprile 2020

PERCHE' NON SI POSSONO CURARE I PARENTI

"Nemo propheta in patria" diceva Gesù Cristo, che si era accorto come la eccessiva vicinanza o confidenza portasse molto spesso ad una mancanza di rispetto e di efficacia, in entrambi i sensi. E questo è particolarmente vero per i medici (e anche per psicologi e giudici), in chi vuole curare o giudicare. C'è bisogno di una totale fiducia nel malato e una totale imparzialità in chi opera.

Insomma, non si curano amici e parenti e di questo io sono fortemente convinto. Meglio mandarli da qualche collega. Le poche volte che ci ho provato i risultati sono stati scarsissimi e vi voglio raccontare una storia a proposito.

Una storia di tanti anni fa, quando lavoravo come volontario alla Croce Bianca di Milano, una notte alla settimana nel servizio ambulanze, quello di trincea. Ne ho viste di cotte e di crude, quando sei un barelliere entri dappertutto.

Una sera venimmo chiamati da un uomo angosciatissimo che abitava nella Milano bene, pieno centro. Sua moglie aveva appena avuto un infarto! Fate presto!, In quei casi il fattore tempo è vitale e partimmo subito a sirene spiegate. Arrivammo correndo alla far west portandoci dietro il nostro dottorino, un neolaureato.

Dopo una iniezione alla donna, la portammo rapidi al Pronto Soccorso. Intervenimmo giusto in tempo, la acciuffammo per i capelli per così dire e si salvò. Tutto bene dunque, ma quello che non dimenticherò fu il dialogo con il dottorino che vedevo molto silenzioso.

“Che hai da stare così zitto?”

“Pensavo. Sono sbalordito. Sai chi era il marito della infartuata?”

“No, so solo che era nel pallone, farfugliava e non capiva più niente. Abbiamo dovuto tenerlo calmo mentre facevi l’iniezione alla moglie col cardiotonico. Bella casa comunque, gente ricca.”

“Lui è il mio professore di Cardiologia all’università, ha scritto libroni fondamentali e non poteva riconoscermi. Ma è stato proprio lui ad insegnarmi come muovermi con gli infartuati. Quando ci ha aperto la porta sono rimasto di sasso, non me l’aspettavo. Io ero imbarazzatissimo a fargli le raccomandazioni che lui stesso mi aveva insegnato.”

“Ho notato che ti ascoltava attento, era tutto mogio. E’ proprio vero allora, quando vieni toccato personalmente la razionalità traballa, l’emotività prende il sopravvento. Che strano, anche ai Professori… Beh, succede a tutti, siamo umani.”

“Non pensavo però che potesse accadere pure a lui, così pacato, così professionale. Era il mio idolo.”

“E invece anche lui alla fine è come tutti gli altri. Io gli avrei detto “Professore, benvenuto tra gli esseri umani!””

Comunque ecco perché a noi medici dicono di non curare i parenti. Devo impararlo, magari mi sarà utile nel mio mestiere: non ci sono eroi, solo persone.”




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