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mercoledì 22 agosto 2018



LA METAMORFOSI
Gregorio Tartaro, destandosi un mattino da sogni agitati, si trovò trasformato nel suo letto d'ospedale in un enorme purè di patate.
Possibile? Ebbene sī, per quanto pazzesco potesse sembrare era diventato un purè, di colore giallino indefinito.
E lui sapeva anche il perché. Gregorio si trovava in ospedale da un mese e, tra le tante pazzie sanitarie, gli avevano prescritto la dieta "morbida". Risultato: come contorno per lui c'era sempre e solo purè. E in un purè alla fine si era trasformato.
Siamo quello che mangiamo. Cibo d'ospedale. Bleah. Gregorio comunque non si perse d'animo, vediamo che si può fare.
Riposava sulla schiena, molle come un budino, e sollevando un poco il capo scorse il ventre montagnoso e tremolante.
Che cosa mi è capitato? pensò. Non era un sogno. La sua camera di ospedale, una stanzetta di giuste proporzioni, soltanto po’ piccola. 
Gregorio sapeva che non era il primo. Qualcuno si era destato trasformato in uno scarafaggio, Gesù Cristo si era risvegliato in un essere umano, un amico si era svegliato innamorato, a lui era toccato scoprirsi purè.
E adesso? Non riusciva nemmeno a parlare, al massimo bolle d'aria arrivavano ed esplodevano alla superficie. Sentiva che il suo corpo semisolido si stava allargando sulla superficie del letto, fuori dal suo controllo, strabordava.
Gregorio ora aveva un problema serio: come scendere dal letto? Lui che da giovane voleva essere un'ascia che spaccava il mare gelato adesso non riusciva nemmeno... ah! Avrebbero retto le sue tremolanti zampine di patate?
Lo sguardo di Gregorio si rivolse allora verso il muro: il crocefisso e il ritratto di don Gnocchi lo osservavano benevoli. Chiese aiuto.
Che accadrebbe se io dormissi ancora un poco e dimenticassi ogni pazzia? Purtroppo ciò era praticamente impossibile, perché Gregorio era abituato a dormire sulla destra, ma non poteva, nelle attuali condizioni, mettersi in quella posizione.
Per quanto si gettasse con tutta la sua forza da quella parte, tornava sempre tremolando sul dorso: provò per cento volte, chiuse gli occhi e rinunciò solo quando cominciò a sentire un dolore sottile e sordo, ancora non mai provato.
Gregorio a questo punto, conscio della tremenda situazione, si impose un ardito obiettivo. Alzò un farinoso tentacolo verso il cielo e promise a se stesso: No, non sarò sempre purè.
Voglio diventare più tonico, più solido. Lavorerò, mi impegnerò, farò fisioterapia ogni giorno.
Diventerò più compatto, diventerò almeno... almeno... una patata lessa e con la buccia!

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