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mercoledì 22 agosto 2018

ANALISI DEL TESTO
"Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita."
A 35 anni (il mezzo della vita) Dante entrò in una forte depressione (la selva oscura) per una diagnosi terribile, una malattia per cui non poteva più camminare diritto.
"Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!"
La tristezza era così intensa che Dante onestamente ammette di aver fatto cattivi pensieri
"Tant' è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,
dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte."
Ma nel profondo del suo abisso Dante incredibilmente vide anche qualcosa di buono, tanto buono che decise di raccontarlo
"Io non so ben ridir com' i' v'intrai,
tant' era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai"
La diagnosi della malattia però, oggi come allora, era incerta. Dante però non incolpa altri che non se stesso per questo. Soprattutto per un suo grave sintomo, la sonnolenza, che gli aveva impedito di capire bene.
Ma a questo punto Dante prende una decisione.
Senza sapere bene cosa troverà se non paure, in un luogo terrificante, senza conoscere la diagnosi, con la sua camminata incerta e mai diritta, Dante si incammina. Vuole vivere la sua vita.

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