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lunedì 30 gennaio 2017

(sua moglie mi ha chiesto di scrivere qualcosa su di lui, in occasione del suo 95° compleanno. Molto ma molto volentieri ho ubbidito)


PASSEGGIANDO CON UN VECCHIO PAZZO


Ormai frequento il Dr Roi da tanti anni, posso dire di conoscerlo un poco. Lunghe chiacchierate in auto o nei boschi con questo anziano psicoanalista padovano mentre si andava al lavoro nella Comunità per bambini di Asso. Lui di formazione neuropsichiatra, io giovin (allora) psicologo ho imparato molto da lui, aspetti della mia vita e della mia professione che non conoscevo affatto o in me vaghi prima di incontrarlo. Li espongo in ordine casuale.

1.il primo punto è banale, ma tanto per iniziare: Roi mi ha fornito parecchi riferimenti bibliografici. “Un vecchio che muore è una biblioteca che brucia” dice un amaro proverbio africano. E’ importante. Con Roi sarà verissimo, è una persona che ha letto molto e ogni tanto mi forniva delle indicazioni insolite, da cui ho potuto imparare molto. Esempi: Zolla, Wolfson, Dubuffet. La cosa interessante è che molto raramente si trattava di libri di psicoanalisi.

2.la preistoria, soprattutto quella paleolitica. Il suo interesse per il nostro concreto passato ha sfondato del resto con me una porta aperta. Non aspettava altro la mia mente, anche se non sapevo come. Lo sciamanesimo, il bastone della pioggia, l’Archeologia Africana (io sono orgogliosissimo del mio nome apparso, anche se in piccolino, sul n° 2002-8 di A.A.), l’arte come espressione dell’homo sapiens, Mircea Eliade, i miti, l’antica cultura pagana precattolica, le incisioni camune, la prearte, l’importanza della natura pagana o semi pagana contrapposta alla trascuratezza odierna. La preistoria è un tesoro ancora da esplorare sino in fondo.

3.la leggerezza: in questo sono concordi tutti. Roi era simpatico, si faceva volere bene –è, non è ancora morto, faccio in tempo a morire prima io e non scherzo-, anche se ti somministrava cose non sempre facili da digerire. Gli psicoanalisti di solito sono altezzosi, ma lui no. Forse tale esprit de finesse è una eredità degli anni francesi. Era un essere umano che all’età di 80 anni era ancora piacevolissimo da incontrare, con cui passare delle ore insieme. A 82 anni, tanto per capirci, parlava con i ragazzi di Pulcinella (!!). E aveva scritto saggi e articoli e libri complicatissimi. Umanamente vorrei essere come lui, suscitare i sentimenti che faceva provare.

4.la psicoterapia di gruppo con bambini. Qui proprio Roi mi ha insegnato TUTTO, prima di lui non avevo assolutamente idea di come fare o cosa dire. Sia nella tecnica che nel contenuto. La cultura da porre in assoluto sottofondo (anzi eliminiamola), il messaggio magico, quel sottile filo che unisce il rito al profondo, non ho parole. Le cercherò.

5.politica e antifascismo: da vecchio antifascista convinto, arrestato e malmenato dai fascisti, Roi era informatissimo su trame e sottotrame italiane degli ultimi 50 anni, spesso mi ricordava episodi dimenticati o ricollegava eventi attuali a eventi passati (strage di Nassyriah – strage di Pagnano, Berlusconi e Mussolini, i fascisti di oggi e quelli di ieri). Un sottile ma robustissimo filo unisce presente e passato allo ieri, e Roi lo teneva ben saldo. Le nostre conversazioni spesso erano un collegare l’oggi allo ieri. La storia certo insegna ma non è che lo fa da sola, abbiamo bisogno di maestri che ci facciano capire i nessi.

6.Storia della psicoanalisi: forse è un'altra banalità, ma Roi li conosceva tutti, da Ajuraguerra a Lebovici, da Diatkine a Zazzo, da Winnicott a Lacan. I nomi che io oggi leggo sui libri lui li aveva conosciuti personalmente, in certi casi ci aveva lavorato insieme, e ne parlava come di vecchi amici o nemici. Per esempio la Melania Klein: Roi alla Klein era legato abbastanza, si vede che si era formato negli anni in cui il dibattito sulla Klein imperava. Pur non seguendola, la stimava e certe nozioni (la forma che deve ancora prendere forma, la terapia come dare forma ai fantasmi, le scintille da raccogliere, l’invidia e la gratitudine, la riparazione) le applicava cum grano salis.

7.Semi e gli italiani (Erba, Musatti, Morpurgo, Galli etc) è quasi ovvio li conoscesse. Addirittura Verdiglione e compagnia bella. Ma stupefacente era per me il fatto che conoscesse anche psichiatri che non avevo mai sentito nominare e di cui lui mi raccontava storie incredibili. Come quel vecchio psichiatra degli anni ’20 che per primo in Italia aveva condotto esperimenti sulla marjuana. Non abbiamo inventato niente.

8.l’importanza delle connessioni. Qui bisogna porre una premessa: io ho scritto praticamente tutto quanto Roi mi passava in forma di bigliettini, ero il suo “editore”, come diceva scherzando. Ho una valigetta verde con dentro tutti i suoi fogliettini. Non li raccoglievo solo per bontà o interesse, mi rendevo conto di accatastare legna per la mia vecchiaia. Molti degli spunti che Roi mi portava allora (uno per tutti, la gratuità) sono diventati importanti per me e sorprendenti per il pubblico che mi ascolta.
Fine della premessa: Roi trovava connessioni su tutte le cose. Se gli si presentavano due, tre, quattro fenomeni apparentemente lontanissimi, a lui ricordavano distrattamente qualcosa, per cui trovava costantemente connessioni sotterranee. In politica, in terapia, nella vita. E’ uno dei suoi aspetti che francamente mi affascina di più, perché è importantissimo per vivere e lavorare e amare. Connettendo si uniscono intelligenza, affetti e cultura in un modo a volte sublime.

9.la positività nelle diagnosi, l’imparare a cogliere e chinarsi a raccogliere la scintilla, “l’ombra poetica del sintomo”. Se solo si imparasse questo da Roi sarebbe forse sufficiente. E poi l’attenzione severa che in psicologia bisogna porre nelle prognosi (nel 95% dei casi meglio non fare prognosi). Questo poi ho scoperto che è importantissimo per parlare in pubblico, Roi mi ha insegnato ad essere propositivo. Lo scriverei in maiuscolo: chi sa essere propositivo nella maniera giusta, saggiamente ma senza pesantezza, è in pubblico una spanna sopra gli altri.

10.gioia di vivere: grazie a lui, che per me ha rappresentato il super-io benevolo si sarà capito, la mia vita gustativa, estetica, si è molto arricchita. Teatro, gastronomia, cinema, mostre. Per esempio la mia città, Milano: ora sono più attento a quanto mi propone la mia città. Paradossalmente è stato un padovano emigrato che me l’ha fatto capire, durante le lunghe chiacchierate andando ad Asso. Che la mia città offre culturalmente molto, e che devo approfittarne. E’ assurdo vivere in una città come Milano se poi non la si sfrutta da questo punto di vista. Da quando lo conosco leggo le critiche degli spettacoli teatrali, delle mostre, degli avvenimenti. Me li segno e se mi interessano ci vado. Ho scoperto una ricchezza culturale e una vivacità molto stimolante.

11.lo psicodramma: avrei voluto approfondire di più questo tema. Purtroppo, ammetto la mia colpa, non ho mai capito le linee generali della sua terapia, pur avendo partecipato a decine di psicodrammi con lui. Devo rimediare.

12.questo è in negativo: Roi tanto era simpatico dal vivo quanto era astruso su carta, se ci dovessimo basare solo sui suoi scritti la memoria di lui non andrebbe lontano. Ho capito frequentandolo che bisogna stare attenti non solo a quello che si scrive, ma anche a come lo scrive. Io non ho la sua profondità e cultura ma i miei scritti penso siano più leggibili. Ma sono anche molto meno stimolanti ahimè. Ah, se fossi profondo come lui.

13.Freud: ultimo ma non ultimo. Roi aveva una profonda ammirazione, quasi una venerazione per Sigmund Freud. Lo aveva studiato a fondo, e per ogni “novità” lui trovava senza neanche tanto penare il passo in cui Freud l’aveva anticipata. E spesso i terapeuti non sono nemmeno, neanche in tempi moderni, arrivati lì.

L’aspetto però più importante lo tengo per ultimo, e non gli do nemmeno un numero, perché pervade oramai tutta la mia vita. Roi mi ha insegnato una cosa che sembra ridicola, e senza senso: mi ha insegnato a sognare. “Senza esempi pratici non sapremmo cosa sognare” mi disse una volta durante una conversazione, in cui si discorreva della natura, che offre forme ai nostri sogni. E adesso che IO sto diventando vecchio e acciaccato rileggo spesso i suoi scritti e ogni volta mi accorgo di quanto sono ricchi, ritrovo spunti che entreranno nei miei sogni e nei miei racconti. E mi accorgo sempre più di quanto sia stato prezioso per me e fortunato ad incontrarlo.
 
Ogni tanto quando passo a trovarlo (si è capito che sono affezionato a lui?) ancora mi accorgo che è curioso del mondo, ancora mi dà dei suggerimenti bibliografici e artistici, ma quante cose sa? Anch'io voglio diventare come lui, un albero nel bosco.









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