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giovedì 12 gennaio 2017

COCO CHANEL SI DIFENDE

“Madame Chanel, lei è accusata di un reato molto grave. E’ pronta a difendersi?”
“Eccomi, signor giudice. Ieri ho chiuso il mio atelier di moda in rue de Cambon e sono pronta a tutto.”
“Su di lei pende una accusa di collaborazionismo con i nazisti.”
“Lo so. Sono stati tempi difficili.”
“Vero, ma oggi nel 1945 sono in molti a dire qualcosa in più su di lei, madame, che fosse proprio una spia al loro servizio.”
“Questo mai.”
“Il nome Modellhut, cappello da modella, le dice niente?”
“Niente. Ricordo che un ufficiale della Gestapo mi chiamava così ai tempi dell’occupazione nazista nel 1941, ma era solo un nomignolo. L’ho sentito spesso.”
“Forse era qualcosa di più che un nomignolo, madame Chanel. Era il nome in codice che celava tutto quanto la riguardava, documenti che stiamo iniziando a leggere solo ora”
“Sono innocente. Io voglio solo pensare al mio atelier e ai miei vestiti. E al mio amato nipote Andrè, che all’epoca era prigioniero dei tedeschi.”
“Risolva allora questo mistero, madame. Come mai è diventata loro amica? Quando i nazisti hanno occupato Parigi nel maggio 1940 hanno cercato chi li potesse supportare e lei con le sue chiare posizioni antisemite…”
“Erano solo parole, signor giudice.”
“Lei minimizza, madame. Ce l’aveva in particolar modo con i Wertheimer.”
“Ah! Quelli non erano imprenditori ma ladri. Impossibile fare affari con loro. Mi avevano rubato l’idea del mio profumo, Chanel n° 5. Stavano facendo soldi a palate negli Usa e ho lottato con i denti per riprendermi il marchio. E non dimentichi che Randolph, il figlio di Winston Churchill, era e rimane un mio carissimo amico in Inghilterra! Non può accusarmi di collaborazionismo! Ero amica di tutti.”
“Sì, ci avevano già parlato della sua personalità contraddittoria, che per certi versi può sembrare debole ma per altri è di una forza di volontà incrollabile.”
“Hitler non è mai stato nulla per me, io sono francese! Il nazismo mi interessava solo nella misura in cui riuscivo a servirmene in nome degli affari e dei vestiti. Il mio atelier è famoso in tutto il mondo ed ero abituata a parlare con tutti i tipi di persone!”
“Forse c’era altro che la interessava e abbiamo numerose testimonianze. Lei nella primavera del 1941 è stata vista spesso passeggiare lungo gli Champs Elisee con un tenente della Gestapo, un certo…mi faccia leggere, Hans Gunther von Dincklage.”
“Spatz….”
“Un uomo che non era un ufficiale qualsiasi bensì un agente dell’Abwehr, il loro controspionaggio.”
“Questo non fa di me una spia!”
“Ammetterà madame, che le coincidenze sono tante: un amante tedesco, un nipote da liberare, un atelier da difendere, le conoscenze nel bel mondo parigino, le sue posizioni antisemite, le amicizie inglesi, un marchio importante da recuperare… lei in un certo senso era perfetta per il reclutamento. I suoi bisogni e quelli dei nostri invasori, che grazie al Generale De Gaulle abbiamo respinto, potevano facilmente trovare punti in comune.”
“E’ vero, io amavo e amo Spatz, l’ho sempre amato e di un amore profondo, ma non avrei mai tradito la mia patria!”
“Come possiamo esserne sicuri?”
“Signor giudice, mi guardi! Mi guardi! Io ho 57 anni e sono piccolina. Mi si presenta davanti quest’uomo in divisa, alto, bello, colto, affascinante! Che potevo fare? Che potevo fare? Me ne sono innamorata perdutamente ed ero pronta a seguirlo!”
“Non si nasconda dietro all’amore, madame.”
“Io non mi nascondo e lo seguirò ovunque, signor giudice.”
“Anche in luoghi non proprio adatti ad una stilista, come quel vostro viaggio a Madrid nella estate del 1941.”
“Andammo in Spagna per.. l’acquisto di materiali essenziali per i miei profumi.”
“Un viaggio d’affari? O per tessere contatti con l’ambasciata inglese?”
“E’ vero, conoscevo anche molte persone nei circoli altolocati inglesi e con il duca di Westminster parlai pure al telefono. Ma la vera ragione di quel viaggio non furono gli affari o le telefonate, sarò sincera, era… una piccola luna di miele, Spatz voleva così tanto una flitterwochen con me. Come potevo dirgli di no? Come potevo?”
“Lei poteva. Ma non ha voluto. Oggi che programmi ha, madame?”
“Io e Spatz ci recheremo subito in Svizzera, abbiamo già preso casa a Berna. Sparirò dalla Francia insieme a lui.”
“Un esilio quindi. Qui forse ha ragione lei, madame. Furono giorni molto duri in Francia quelli della occupazione nazista. Accaddero cose strane, dicono in tanti che è meglio gettarsi tutto alle spalle. Non possiamo vivere nel sospetto e nel rancore. Addio, madame Chanel.”



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