COCO CHANEL SI DIFENDE
“Madame
Chanel, lei è accusata di un reato molto grave. E’ pronta a difendersi?”
“Eccomi,
signor giudice. Ieri ho chiuso il mio atelier di moda in rue de Cambon e sono
pronta a tutto.”
“Su di lei
pende una accusa di collaborazionismo con i nazisti.”
“Lo so. Sono
stati tempi difficili.”
“Vero, ma
oggi nel 1945 sono in molti a dire qualcosa in più su di lei, madame, che fosse
proprio una spia al loro servizio.”
“Questo
mai.”
“Il nome Modellhut,
cappello da modella, le dice niente?”
“Niente. Ricordo
che un ufficiale della Gestapo mi chiamava così ai tempi dell’occupazione
nazista nel 1941, ma era solo un nomignolo. L’ho sentito spesso.”
“Forse era
qualcosa di più che un nomignolo, madame Chanel. Era il nome in codice che celava
tutto quanto la riguardava, documenti che stiamo iniziando a leggere solo ora”
“Sono
innocente. Io voglio solo pensare al mio atelier e ai miei vestiti. E al mio
amato nipote Andrè, che all’epoca era prigioniero dei tedeschi.”
“Risolva
allora questo mistero, madame. Come mai è diventata loro amica? Quando i
nazisti hanno occupato Parigi nel maggio 1940 hanno cercato chi li potesse supportare
e lei con le sue chiare posizioni antisemite…”
“Erano solo
parole, signor giudice.”
“Lei
minimizza, madame. Ce l’aveva in particolar modo con i Wertheimer.”
“Ah! Quelli
non erano imprenditori ma ladri. Impossibile fare affari con loro. Mi avevano
rubato l’idea del mio profumo, Chanel n° 5. Stavano facendo soldi a palate
negli Usa e ho lottato con i denti per riprendermi il marchio. E non
dimentichi che Randolph, il figlio di Winston Churchill, era e rimane un mio carissimo
amico in Inghilterra! Non può accusarmi di collaborazionismo! Ero amica di
tutti.”
“Sì,
ci avevano già parlato della sua personalità contraddittoria, che per certi versi può
sembrare debole ma per altri è di una forza di volontà incrollabile.”
“Hitler non
è mai stato nulla per me, io sono francese! Il nazismo mi interessava solo
nella misura in cui riuscivo a servirmene in nome degli affari e dei vestiti. Il
mio atelier è famoso in tutto il mondo ed ero abituata a parlare con tutti i
tipi di persone!”
“Forse c’era
altro che la interessava e abbiamo numerose testimonianze. Lei nella primavera
del 1941 è stata vista spesso passeggiare lungo gli Champs Elisee con un
tenente della Gestapo, un certo…mi faccia leggere, Hans Gunther von Dincklage.”
“Spatz….”
“Un uomo che
non era un ufficiale qualsiasi bensì un agente dell’Abwehr, il loro
controspionaggio.”
“Questo non
fa di me una spia!”
“Ammetterà
madame, che le coincidenze sono tante: un amante tedesco, un nipote da
liberare, un atelier da difendere, le conoscenze nel bel mondo parigino, le sue
posizioni antisemite, le amicizie inglesi, un marchio importante da recuperare…
lei in un certo senso era perfetta per il reclutamento. I suoi bisogni e quelli
dei nostri invasori, che grazie al Generale De Gaulle abbiamo respinto,
potevano facilmente trovare punti in comune.”
“E’ vero, io
amavo e amo Spatz, l’ho sempre amato e di un amore profondo, ma non avrei mai
tradito la mia patria!”
“Come possiamo
esserne sicuri?”
“Signor
giudice, mi guardi! Mi guardi! Io ho 57 anni e sono piccolina. Mi si presenta
davanti quest’uomo in divisa, alto, bello, colto, affascinante! Che potevo
fare? Che potevo fare? Me ne sono innamorata perdutamente ed ero pronta a
seguirlo!”
“Non si
nasconda dietro all’amore, madame.”
“Io non mi
nascondo e lo seguirò ovunque, signor giudice.”
“Anche in
luoghi non proprio adatti ad una stilista, come quel vostro viaggio a Madrid nella
estate del 1941.”
“Andammo in
Spagna per.. l’acquisto di materiali essenziali per i miei profumi.”
“Un viaggio
d’affari? O per tessere contatti con l’ambasciata inglese?”
“E’ vero,
conoscevo anche molte persone nei circoli altolocati inglesi e con il duca di
Westminster parlai pure al telefono. Ma la vera ragione di quel viaggio non furono
gli affari o le telefonate, sarò sincera, era… una piccola luna di miele, Spatz
voleva così tanto una flitterwochen con me. Come potevo dirgli di no? Come
potevo?”
“Lei poteva.
Ma non ha voluto. Oggi che programmi ha, madame?”
“Io e Spatz
ci recheremo subito in Svizzera, abbiamo già preso casa a Berna. Sparirò dalla
Francia insieme a lui.”
“Un esilio
quindi. Qui forse ha ragione lei, madame. Furono giorni molto duri in Francia quelli
della occupazione nazista. Accaddero cose strane, dicono in tanti che è meglio
gettarsi tutto alle spalle. Non possiamo vivere nel sospetto e nel rancore. Addio,
madame Chanel.”
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