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lunedì 30 gennaio 2017

(sua moglie mi ha chiesto di scrivere qualcosa su di lui, in occasione del suo 95° compleanno. Molto ma molto volentieri ho ubbidito)


PASSEGGIANDO CON UN VECCHIO PAZZO


Ormai frequento il Dr Roi da tanti anni, posso dire di conoscerlo un poco. Lunghe chiacchierate in auto o nei boschi con questo anziano psicoanalista padovano mentre si andava al lavoro nella Comunità per bambini di Asso. Lui di formazione neuropsichiatra, io giovin (allora) psicologo ho imparato molto da lui, aspetti della mia vita e della mia professione che non conoscevo affatto o in me vaghi prima di incontrarlo. Li espongo in ordine casuale.

1.il primo punto è banale, ma tanto per iniziare: Roi mi ha fornito parecchi riferimenti bibliografici. “Un vecchio che muore è una biblioteca che brucia” dice un amaro proverbio africano. E’ importante. Con Roi sarà verissimo, è una persona che ha letto molto e ogni tanto mi forniva delle indicazioni insolite, da cui ho potuto imparare molto. Esempi: Zolla, Wolfson, Dubuffet. La cosa interessante è che molto raramente si trattava di libri di psicoanalisi.

2.la preistoria, soprattutto quella paleolitica. Il suo interesse per il nostro concreto passato ha sfondato del resto con me una porta aperta. Non aspettava altro la mia mente, anche se non sapevo come. Lo sciamanesimo, il bastone della pioggia, l’Archeologia Africana (io sono orgogliosissimo del mio nome apparso, anche se in piccolino, sul n° 2002-8 di A.A.), l’arte come espressione dell’homo sapiens, Mircea Eliade, i miti, l’antica cultura pagana precattolica, le incisioni camune, la prearte, l’importanza della natura pagana o semi pagana contrapposta alla trascuratezza odierna. La preistoria è un tesoro ancora da esplorare sino in fondo.

3.la leggerezza: in questo sono concordi tutti. Roi era simpatico, si faceva volere bene –è, non è ancora morto, faccio in tempo a morire prima io e non scherzo-, anche se ti somministrava cose non sempre facili da digerire. Gli psicoanalisti di solito sono altezzosi, ma lui no. Forse tale esprit de finesse è una eredità degli anni francesi. Era un essere umano che all’età di 80 anni era ancora piacevolissimo da incontrare, con cui passare delle ore insieme. A 82 anni, tanto per capirci, parlava con i ragazzi di Pulcinella (!!). E aveva scritto saggi e articoli e libri complicatissimi. Umanamente vorrei essere come lui, suscitare i sentimenti che faceva provare.

4.la psicoterapia di gruppo con bambini. Qui proprio Roi mi ha insegnato TUTTO, prima di lui non avevo assolutamente idea di come fare o cosa dire. Sia nella tecnica che nel contenuto. La cultura da porre in assoluto sottofondo (anzi eliminiamola), il messaggio magico, quel sottile filo che unisce il rito al profondo, non ho parole. Le cercherò.

5.politica e antifascismo: da vecchio antifascista convinto, arrestato e malmenato dai fascisti, Roi era informatissimo su trame e sottotrame italiane degli ultimi 50 anni, spesso mi ricordava episodi dimenticati o ricollegava eventi attuali a eventi passati (strage di Nassyriah – strage di Pagnano, Berlusconi e Mussolini, i fascisti di oggi e quelli di ieri). Un sottile ma robustissimo filo unisce presente e passato allo ieri, e Roi lo teneva ben saldo. Le nostre conversazioni spesso erano un collegare l’oggi allo ieri. La storia certo insegna ma non è che lo fa da sola, abbiamo bisogno di maestri che ci facciano capire i nessi.

6.Storia della psicoanalisi: forse è un'altra banalità, ma Roi li conosceva tutti, da Ajuraguerra a Lebovici, da Diatkine a Zazzo, da Winnicott a Lacan. I nomi che io oggi leggo sui libri lui li aveva conosciuti personalmente, in certi casi ci aveva lavorato insieme, e ne parlava come di vecchi amici o nemici. Per esempio la Melania Klein: Roi alla Klein era legato abbastanza, si vede che si era formato negli anni in cui il dibattito sulla Klein imperava. Pur non seguendola, la stimava e certe nozioni (la forma che deve ancora prendere forma, la terapia come dare forma ai fantasmi, le scintille da raccogliere, l’invidia e la gratitudine, la riparazione) le applicava cum grano salis.

7.Semi e gli italiani (Erba, Musatti, Morpurgo, Galli etc) è quasi ovvio li conoscesse. Addirittura Verdiglione e compagnia bella. Ma stupefacente era per me il fatto che conoscesse anche psichiatri che non avevo mai sentito nominare e di cui lui mi raccontava storie incredibili. Come quel vecchio psichiatra degli anni ’20 che per primo in Italia aveva condotto esperimenti sulla marjuana. Non abbiamo inventato niente.

8.l’importanza delle connessioni. Qui bisogna porre una premessa: io ho scritto praticamente tutto quanto Roi mi passava in forma di bigliettini, ero il suo “editore”, come diceva scherzando. Ho una valigetta verde con dentro tutti i suoi fogliettini. Non li raccoglievo solo per bontà o interesse, mi rendevo conto di accatastare legna per la mia vecchiaia. Molti degli spunti che Roi mi portava allora (uno per tutti, la gratuità) sono diventati importanti per me e sorprendenti per il pubblico che mi ascolta.
Fine della premessa: Roi trovava connessioni su tutte le cose. Se gli si presentavano due, tre, quattro fenomeni apparentemente lontanissimi, a lui ricordavano distrattamente qualcosa, per cui trovava costantemente connessioni sotterranee. In politica, in terapia, nella vita. E’ uno dei suoi aspetti che francamente mi affascina di più, perché è importantissimo per vivere e lavorare e amare. Connettendo si uniscono intelligenza, affetti e cultura in un modo a volte sublime.

9.la positività nelle diagnosi, l’imparare a cogliere e chinarsi a raccogliere la scintilla, “l’ombra poetica del sintomo”. Se solo si imparasse questo da Roi sarebbe forse sufficiente. E poi l’attenzione severa che in psicologia bisogna porre nelle prognosi (nel 95% dei casi meglio non fare prognosi). Questo poi ho scoperto che è importantissimo per parlare in pubblico, Roi mi ha insegnato ad essere propositivo. Lo scriverei in maiuscolo: chi sa essere propositivo nella maniera giusta, saggiamente ma senza pesantezza, è in pubblico una spanna sopra gli altri.

10.gioia di vivere: grazie a lui, che per me ha rappresentato il super-io benevolo si sarà capito, la mia vita gustativa, estetica, si è molto arricchita. Teatro, gastronomia, cinema, mostre. Per esempio la mia città, Milano: ora sono più attento a quanto mi propone la mia città. Paradossalmente è stato un padovano emigrato che me l’ha fatto capire, durante le lunghe chiacchierate andando ad Asso. Che la mia città offre culturalmente molto, e che devo approfittarne. E’ assurdo vivere in una città come Milano se poi non la si sfrutta da questo punto di vista. Da quando lo conosco leggo le critiche degli spettacoli teatrali, delle mostre, degli avvenimenti. Me li segno e se mi interessano ci vado. Ho scoperto una ricchezza culturale e una vivacità molto stimolante.

11.lo psicodramma: avrei voluto approfondire di più questo tema. Purtroppo, ammetto la mia colpa, non ho mai capito le linee generali della sua terapia, pur avendo partecipato a decine di psicodrammi con lui. Devo rimediare.

12.questo è in negativo: Roi tanto era simpatico dal vivo quanto era astruso su carta, se ci dovessimo basare solo sui suoi scritti la memoria di lui non andrebbe lontano. Ho capito frequentandolo che bisogna stare attenti non solo a quello che si scrive, ma anche a come lo scrive. Io non ho la sua profondità e cultura ma i miei scritti penso siano più leggibili. Ma sono anche molto meno stimolanti ahimè. Ah, se fossi profondo come lui.

13.Freud: ultimo ma non ultimo. Roi aveva una profonda ammirazione, quasi una venerazione per Sigmund Freud. Lo aveva studiato a fondo, e per ogni “novità” lui trovava senza neanche tanto penare il passo in cui Freud l’aveva anticipata. E spesso i terapeuti non sono nemmeno, neanche in tempi moderni, arrivati lì.

L’aspetto però più importante lo tengo per ultimo, e non gli do nemmeno un numero, perché pervade oramai tutta la mia vita. Roi mi ha insegnato una cosa che sembra ridicola, e senza senso: mi ha insegnato a sognare. “Senza esempi pratici non sapremmo cosa sognare” mi disse una volta durante una conversazione, in cui si discorreva della natura, che offre forme ai nostri sogni. E adesso che IO sto diventando vecchio e acciaccato rileggo spesso i suoi scritti e ogni volta mi accorgo di quanto sono ricchi, ritrovo spunti che entreranno nei miei sogni e nei miei racconti. E mi accorgo sempre più di quanto sia stato prezioso per me e fortunato ad incontrarlo.
 
Ogni tanto quando passo a trovarlo (si è capito che sono affezionato a lui?) ancora mi accorgo che è curioso del mondo, ancora mi dà dei suggerimenti bibliografici e artistici, ma quante cose sa? Anch'io voglio diventare come lui, un albero nel bosco.









domenica 29 gennaio 2017

COSA TI E’ SUCCESSO?

“Cosa ti è successo?”
“Niente, perché?”
“Non so, mi sembri diverso dall’ultima volta che ti ho visto…”
”In che senso?”
“Sei meno trasandato, più curato.”
“Ma no, sono vestiti che avevo già nell’armadio. Li ho solo tirati fuori.”
“Anche i colori degli abiti mi sembrano più abbinati. Dai una impressione più…più armonica. E non vedo peli di gatto, finalmente.”
“Ah, ne sono contento.”
“Posso dirti una cosa delicata? Sei cambiato anche fisicamente.”
“No, questa me la devi spiegare.”
“Mi sembri un… un filo più ingrassato. Non hai più le guance scavate e la pelle tirata come negli ultimi tempi.”
“Ah, davo questa impressione?”
“Certo, anche gli occhi sono cambiati. Hai uno sguardo più…boh. E cos’è questo profumo?”
“Quale profumo?”
“Aspetta, questo è un mistero. Guarda, sta passando Roberta, chiediamo a lei. Magari può illuminarci. Roberta? Roberta, vieni qui.”
“Eccomi.”
“Ciao, senti ti volevo chiedere una cosa. Non ti sembra che il nostro amico sia cambiato? Non ti sembra diverso? Io ho il sospetto sia avvenuto qualcosa.”
“Fammi vedere. Sì, hai ragione.”
“Tu cosa ne dici?”
“….Lei come si chiama?”













venerdì 27 gennaio 2017

LA’, DOVE NESSUNO E’ ARRIVATO PRIMA

“Buona sera, onorevole pubblico. Che la pace e la prosperità discendano con le vostre famiglie e antenati. Questa puntata di “Il Loto Celeste” verrà dedicata al grande mistero che da qualche giorno affascina tutto il mondo, lo strano disegno che i nostri eroici astronauti, gioia e felicità alle loro famiglie, hanno scoperto sulla luna. Ne parliamo con il Professor Chang Woo della sublime Università di Shangai. Buonasera e rispetto, Professore.”
“Buonasera, stimato presentatore.”
“Con molta umiltà e devozione, le chiedo se per favore può illuminarci su questo mistero.”
“Volentieri.”
“Perdoni l’ardire, ma tutti noi ci rivolgiamo a lei come una luce nella notte. Le tazze delle nostre orecchie sono pronte a ricevere il miele delle sue parole. Vogliamo tutti ascoltare il suo splendente parere.”
“E’ presto detto. Nella loro ultima missione di esplorazione della luna, dove mai nessuno aveva messo piede, i nostri astronauti hanno trovato grazie alle lampade speciali Occhio di Drago costruite a Ulan Bator una scoperta mirabile, che getta nuova luce sulla nostra storia.”
“Ma di che si tratta?”
“E’ una piccola fossa di natura evidentemente artificiale, con disegni e ideogrammi che stiamo ancora cercando di decifrare.”
“Una costruzione artificiale sulla luna! E’ straordinario, Professore. Ma come ne siete sicuri?”
“I suoi contorni sono troppo netti e denotano a parere degli specialisti un intervento umano, molto umano.”
“Nessuna civiltà aliena, quindi.”
“Non diciamo sciocchezze. Le ricordo le direttive del Partito, che ha escluso l’esistenza di alieni nell’universo. L’unica razza intelligente è la nostra che, dopo aver conquistato il globo schiacciando meschine resistenze, ora si accinge a dominare l’Universo intero!”
“Scusi sublimità, scusi l‘ardire  ma ci arrivano molte telefonate a proposito.”
“Nessun problema, sappiamo come gestire i dissidenti.”
“E per tornare alla scoperta, quanti anni avrebbe la fattura?”
“Questo è un dato molto interessante, sono felice che me l’abbia chiesto. Come lei sa, sulla luna non c’è atmosfera e quindi nessun vento che eroda, l’età la si può dedurre solo dall’accumulo di particelle che arrivano dallo spazio. E’ un calcolo molto difficile ma che ha dato un risultato stupefacente. Vuole sapere a quanti anni fa risale?”
“Ci dica Professore, ci dica!”
“Almeno… 750.”
“Ma…ma è incredibile, sono gli anni in cui Mao Ze Dong era ancora tra noi prima di ascendere alle sfere celesti!”
“Esatto. E lei e i telespettatori vogliono dunque sapere il suo generale significato?”
“Professore, lei ci sta sconvolgendo.”
“E’ un’orma. E’ la grande orma che il piede del nostro Grande Timoniere ha lasciato sul nostro satellite come testimonianza, per ammonire e proteggerci: popolo mio adorato, sembra dire, seguite le mie orme, io sarò sempre con voi. E se vi recate là dove nessuno è mai arrivato prima non temete, ci sarò anch’io. Nulla può ferirvi.”
“Nessun mistero quindi.”
“No nessun mistero. Guardatela, non è bellissima?”




giovedì 26 gennaio 2017

BLOCCATO!

“Dottore, Dottò! Ma che è successo?”
“L’ascensore si è bloccato, agente. Stavo scendendo a prendermi un caffè alle macchinette, le porte si sono richiuse ma l’ascensore non risponde ai comandi, non va nè su né giù.”
“Aspetti, proviamo a forzare le porte…. No, niente da fare….Stia calmo, dottò, adesso chiamiamo il tecnico! Da quanto è così?”
“Pochi minuti, agente. Sto bene, sto bene. Meno male che l’ascensore è uno di quelli vecchi con le grate, che si vede fuori, altrimenti sarei impazzito.”
“Non deve prenderlo questo ascensore, dottò. E’ uno dei più vecchi del palazzo, è delicato e si rompe troppo spesso!”
“E pensare che proprio ieri mi è arrivata una multa per eccesso di velocità… e oggi fermo… mai una roba normale…”
“Girano le balle, eh?”
“Quelle sarebbero da multare per eccesso di velocità!”
“Meno male che è sempre spiritoso, dottò! Abbiam chiamato il tecnico, dieci minuti e arriva. Ce la fa?”
“Tranquilli, meno male che ho fatto pipì prima di prendere l’ascensore. L’unica cosa che mi secca è che devo stare per forza in piedi e meno male che ho la stampella. Però…”
“Ma cosa sta facendo? Dottò, la vediamo ondeggiare tra le grate, tutto bene?””
“Ho pensato che ogni difficoltà è un’opportunità, agente. Bisogna cogliere il lato positivo della faccenda.”
“Eh?”
“Ho 5 minuti solo per me. Ne approfitto del fatto che l’ascensore è bloccato per fare un po’ di ginnastica alle mie povere gambette. Su e giù…su e giù…”
“Pasqualino, presto con quel tecnico! Il dottore si sente male!”
“Ma no tranquilli, si chiama fisioterapia, l’ho fatta un sacco di volte in passato. E su e giù…e su e giù…meglio del caffè…”
“E’ arrivato il tecnico!...Dottò, stia lontano dalle porte…ecco, adesso le apriamo…vai, piano piano… resista stiamo arrivando! Si sta aprendo!”
“Bravi, bravi.”
“…ecco, abbiamo aperto la porta di 30 centimetri e meno male che l’ascensore è al piano. Ce la fa a sfilare fuori?”
“Sì sì, sono magro magro maaaa….sono fuori!”
“Bravo dottò, lo portiamo noi il caffè. Però mi raccomando non lo prenda più questo ascensore! ”
"Neanche per fare ginnastica?"
"No!"

mercoledì 25 gennaio 2017

KZ, LA STAMPELLA!

“Segnor Luca, hay un problema…”
“Cosa c’è, Fernando, mio fedele aiutante. La spesa qui al supermercato l’abbiamo fatta. Non bastano i soldi?”
“No veo la muleta.”
“La muleta? Ah sì, la stampella. Ma…come sarebbe a dire che non vedi la stampella? Te l’avevo data prima di mettermi in sedia a rotelle e girare il supermercato spinto da te. Dove l’avevi messa?”
“Ehm segnor, me… me había puesto la muleta en la zona de la caja registradora…”
“Se l’avevi messa vicino alla cassa deve essere ancora lì. Mica l’avranno presa. Chi è quel miserabile che ruba una stampella?”
“Ya no existe la muleta, no sé dónde está…”
“Impossibile. Fammi vedere, mi ricordo dove l’avevi messa…oddio, è vero…ma, ma… CAZZO, MI HANNO RUBATO LA STAMPELLA!! ME L’HAN PORTATA VIA!!”
“Lo siento, señor.”
“No, non ti dispiacere Fernando, non è colpa tua, è incredibile che esistano persone così sulla terra. Non ci posso credere, magari l’hanno solo spostata, anche se non capisco che fastidio poteva dare. Calma, stiamo calmi.”
“Muy bien, señor Luca. Estamos tranquilos.”
“Chiediamo all’addetto alla Sicurezza, quel ragazzo lì. Signore? Signore?”
“Sì? Mi dica.”
“Ha per caso visto una stampella blu? Era appoggiata lì.”
“No, assolutamente. E’ da 20 minuti che sono qui e non ho visto nessuna stampella blu.”
“Oddio, mi han preso la stampella….e adesso come faccio?”
“Senta, perché non prende quell’altra lì? E’ da 20 minuti che la vedo appoggiata alla cassa. Secondo me l’han dimenticata.”
“Ma quale, quella nera? Beh sì, a parte il colore alla mia ci assomiglia. Magari uno che è cecato si è confuso.”
“Prenda pure quella se han preso la sua.”
“Grazie, di un appoggio io ho assolutamente bisogno. Io la prendo, eh? Se poi torna quello che prima ha preso la mia…”
“Non si preoccupi, gli dirò che avete fatto cambio!”
“Bene allora, tutto è bene ciò che finisce bene. Vamonos, Fernando!”
“Ehm, segnor Luca…”
“Dimmi.”
“Esta muleta parece más hermosa que su…”
“Mmmm sì, è vero, nello scambio ci ho guadagnato. E’ più nuova. Poco male, lo prendo come risarcimento al micro infarto che ho provato prima. Così nera non sembra una lancia?”
“Una lanza medieval!”
“Vero. Avanti miei prodi! Tu Sancho Panza, io Don Chishotte con la lanza, pronti per nuove avventure! Vai!”


martedì 24 gennaio 2017

Stasera qualcosa di insolito. La settimana prossima al Tribunale Minorenni Milano mi han chiesto di parlare dell'Art 31, quello per dare i permessi di soggiorno agli extracomunitari, ed ecco il mio intervento. E' in certi punti molto tecnico ma volevo condividerlo con voi

SOPRATTUTTO I BAMBINI

Prima premessa: l’Art 31 è diventato importantissimo in questi anni nella società italiana. Da “cenerentola” del TM in pochi anni io ho visto via via crescere il suo ruolo e la sua importanza. Infatti, non uscendo le Sanatorie, Flussi col contagocce, Asili Politici quando mai, vento politicamente restrittivo…. L’Art 31 è ormai diventato l’unica maniera per i clandestini di regolarizzarsi (a volte è la Questura stessa che dice ai clandestini di rivolgersi al TM). E’ un fiume che non si ferma mai e in espansione. Lo vedrete da soli, perché qualche Art 31 vi toccherà.
Seconda premessa: noi non siamo qui per curare ma per decidere. O meglio, per aiutare i magistrati a decidere. Tutto parte da qui. Questo non significa che, spesso a fine udienza, non si riesca con umanità a proporre dei semini terapeutici (i corpi nutritori di cui parlava Masud Khan) ma dobbiamo tenere in noi ben chiaro che non è questo lo scopo per cui siamo stati chiamati qui dentro.
Aiutare i magistrati a decidere. Già, ma come si fa? Lo si può fare qui al TM in tanti modi. Esprimendo per esempio un parere professionale durante le udienze. Oppure studiando i fascicoli, scremandoli e stilando una valutazione complessiva (cosa non facile quando ci sono decine di relazioni). O stilando una bozza iniziale del decreto (utilissimo per capire che cosa bisogna chiedere, ve lo consiglio). Oppure, che è il nostro caso per gli Art 31, facendo le istruttorie.
Cosa sono le istruttorie? Si chiamano i genitori extracomunitari che hanno presentato domanda di Art 31 e si fan loro delle domande. Durano in genere un’ora (il tempo al TM è tiranno). Ai genitori intimoriti spiego semplificando che faremo una sorta di intervista, che oggi non si decide niente (generale sospiro di sollievo) e che porterò poi le risposte ad altri giudici che prenderanno una decisione. Li invito ad essere sinceri e a non nascondere niente, che se poi esce fuori qualcosa è peggio.
E poi inizio con le domande. La prima è sempre molto semplice: capite l’italiano? Poi passo domande sui vari argomenti in modo di offrire al magistrato un quadro il più possibile completo della situazione.
Per evitare di propinarvi un noioso elenco di domande da porre vi porterò solo un esempio, poi estendetelo al resto. L’esempio riguarda la casa dove vivono questi ragazzi. In genere si chiede l’indirizzo (per esempio via Roma 50) e poi si passa ad altro. Ma è un errore. Non basta sapere dove abitano, bisogna anche chiedere da quanto, se sono in affitto oppure ospiti da amici, se il contratto è regolare, se hanno una stanza loro, se il minore ha il suo lettino, chi paga l’affitto, cosa c’è scritto sul citofono, quante persone abitano lì dentro, ecc ecc. Alcune domande sono inutili? Certamente, ma non possiamo saperlo prima e a volte si scoprono certe cose (come 50 cinesi in un appartamento di 50 mq, o la famiglia moldava dentro una tenda)… Pensate solo a quante cose può rivelare su di voi casa vostra.
E questa analisi approfondita va compiuta per ogni punto (sarà poi il collega ADL ad elencarli). Un aspetto delicato: molti di voi potranno a questo punto pensare “No, il mio ruolo è quello di ascoltare, non di fare domande, io sono uno psicologo non un inquisitore”, ricordate però il punto di partenza che noi non siamo qui per curare, ma per aiutare i magistrati a decidere. E poi, a mio avviso, avere una impostazione di tipo psicologico aiuta molto: la disponibilità permane, si cerca un linguaggio comune finché non si trova (e con gli stranieri è importante), non si vuole imporre nulla, si ascoltano le loro richieste, le loro storie, si bada al lato emotivo degli incontri, a leggere il body language, non si trascurano i piccoli segnali che spesso nascondono grandi storie. Essere uno psicologo aiuta, magari non si conosce il Codice Penale, ma il cuore delle persone.
Non vedrete delinquenti, se non raramente, ma famigliole desiderose di integrarsi. E da una buona integrazione penso che abbiamo tutti da guadagnarci. Soprattutto i bambini.

lunedì 23 gennaio 2017

TESOOORA!

“TESOOORA! MA CIAAAOO, COME VA?....Sì, sono partita adesso con il treno da Milano…ma niente, vado a Roma per quella storia…Ma cosa dici?....GUARDA, NON MI CI FAR PENSARE, Quello stronzo vuol farmi vendere l’appartamento di Roma…sì, quello con la terrazza…da quando siamo tornati da Santo Domingo è cambiato…AH, MA IO LO SPUTTANO DAVANTI AI SUOI AMICI, COSA CREDE?…se parlo io… è stato BELLISSIMO, NON PUOI SAPE’… L’ALBERGO SI AFFACCIAVA SU UNA SPIAGGIA FA-VO-LO-SA!..tutta bianca e con le palme... e certi bonazzi mmmm …quando ci vediamo ti racconto…ho delle robe, mica stavamo a giocare…SI’, TESORA, DAL TRAMONTO ALL’ALBA!... lo sai che quando mi scatta l’ormone…tesora, quando torno allora ci dobbiamo vedere... OK! INCONTRIAMOCI PER UN APE COSI’ CE LA CONTIAMO SU… andiamo da Giorgio’s per l’aperitivo? Dai, mettiti quel vestitino rosa della scorsa volta, ti faceva così magra…ma no che non è caro… e Giulia come va? Sta ancora con quel manager di Amazon?... MA COME FA, LEI CHE E’ DEI PESCI?... ma dai… ma no, vuol dire che è un Pesci anomalo…SPIRITOSA… oh, stiamo arrivando a Bologna…ciao tesora ti saluto, mi raccomando VEDIAMOCI…sì sì no no CIA’ CIA’ (spegne il cellulare e si leva le cuffie)…che rompicoglioni, povera del cazzo… (si guarda intorno, vede che tutti la guardano)… mi avete sentita?”
“Sììììì!”
“Parlavo troppo forte?”
“SIIII’!”
“E voi fatevi i fatti vostri!”
“E’ quello che vorremmo fare, signora.”
“Impiccioni! Ma tu guarda che gente.”
PARENTI SERPENTI

"Mia cara, lo sai che navigando in internet su Siena ho letto una cosa strana?"

"Sentiamola questa ennesima bischerata."

"Che i senesi si reputano superiori ai fiorentini."

"Eccerto! E di molto anche!"

"Come eccerto?"

"Noi diciamo che i fiorentini sono tagliati con l'accetta. E' gente bifolca, grezza e poi parlano così la va la va la va. Non sanno nemmeno parlare."

"Ma Firenze è una città importante."

"E' solo più grande. Ma se vieni a Siena il degrado che c'è a Firenze non lo vedi."

"Quale degrado?"

"I rifiuti ovunque, i barboni che dormono per la strada, tutti quegli extracomunitari. Ma tu vuoi mettere Siena? Bella, ordinata, pulita. Altro che quei sudici. Ma non parliamo di loro, è fiato sprecato."

"E un'altra cosa avrei letto. Che i senesi si considerano superiori non solo ai fiorentini, ma proprio a tutti."

"...Tesoro mio bello di Milano, perché non parliamo d'altro?"

(nella foto di qualche anno fa, il vostro affezionatissimo in trasferta nella Piazza del Campo di Siena, dove domani si correrà il Palio. Molti senesi quel giorno mi guardavano male, senza saperlo indossavo infatti un maglione con i colori della Lupa, odiatissima contrada)

lunedì 16 gennaio 2017

IL FUTURO CHE CI ASPETTA

“Madonna , e adesso dove vado…è tutto bloccato…proprio oggi dovevano iniziare i lavori… E adesso che strada faccio? Andiamo a istinto, prendiamo questa viuzza. Chissà dove sbuco…”

E così, percorrendo stradine sconosciute e cercando di orientarmi, nel tragitto capitai proprio davanti all’Opera di San Francesco, la casa di religiosi che a Milano distribuisce il pane a bisognosi.
Sono sempre più numerosi questi centri, ne sono sorti parecchi in questi anni, brutto segno dei tempi.
Ero fermo al semaforo e con la coda dell’occhio guardavo la coda di poveri davanti alla porta dei frati. Sono tempi di crisi, non ricordavo file così lunghe.

Molti extracomunitari, pelli scure, donne velate col passeggino, un rumoroso gruppetto di sudamericani, famiglie varie. Una coda lunga una trentina di metri in cui c’era di tutto. In quei momenti io vorrei avere una grande sciarpa e tanto pane per tutti, e dolci per i bambini.
Poi ho guardato meglio e ho visto.

Ne ho contati almeno 10 e poi ho smesso. Persone che mentre erano in fila spippolavano con l‘iPhone in mano, tutti concentrati a navigare o mandare messaggi. Rimasi a bocca aperta.
Una visione incredibile. Ma…ma come, non hanno da mangiare, chiedono la assistenza pubblica e hanno lo smartphone?

Intanto era scattato il verde e son ripartito. La mia prima reazione, lo ammetto, è stata reazionaria e scandalizzata. Oscillavo tra un Ci prendono tutti per il culo, Poveracci vittime di una illusione, Parassiti etc.

Poi è stato come se un amico mi avesse messo la mano sulla spalla. Calma Luca, non fare il moralista. Quello che hai visto oggi significa semplicemente, stringi stringi, che le persone amano molto di più essere connesse del pane.
E’ un bisogno nuovo ma fortissimo e forse è proprio questo il futuro che aspetta. Tutti poveri ma connessi. Un facebook mondiale con una grande povertà diffusa e felice, dove povero non sarà più chi non ha il pane ma chi non sarà connesso al mondo.  

Cosa succederà quando morirà l’ultimo uomo nato prima di internet? Guido e intanto penso al futuro. Succederà qualcosa di straordinario, di eccezionale. Non so cosa ma non riesco nemmeno a immaginarlo. Qualcuno può?




giovedì 12 gennaio 2017

COCO CHANEL SI DIFENDE

“Madame Chanel, lei è accusata di un reato molto grave. E’ pronta a difendersi?”
“Eccomi, signor giudice. Ieri ho chiuso il mio atelier di moda in rue de Cambon e sono pronta a tutto.”
“Su di lei pende una accusa di collaborazionismo con i nazisti.”
“Lo so. Sono stati tempi difficili.”
“Vero, ma oggi nel 1945 sono in molti a dire qualcosa in più su di lei, madame, che fosse proprio una spia al loro servizio.”
“Questo mai.”
“Il nome Modellhut, cappello da modella, le dice niente?”
“Niente. Ricordo che un ufficiale della Gestapo mi chiamava così ai tempi dell’occupazione nazista nel 1941, ma era solo un nomignolo. L’ho sentito spesso.”
“Forse era qualcosa di più che un nomignolo, madame Chanel. Era il nome in codice che celava tutto quanto la riguardava, documenti che stiamo iniziando a leggere solo ora”
“Sono innocente. Io voglio solo pensare al mio atelier e ai miei vestiti. E al mio amato nipote Andrè, che all’epoca era prigioniero dei tedeschi.”
“Risolva allora questo mistero, madame. Come mai è diventata loro amica? Quando i nazisti hanno occupato Parigi nel maggio 1940 hanno cercato chi li potesse supportare e lei con le sue chiare posizioni antisemite…”
“Erano solo parole, signor giudice.”
“Lei minimizza, madame. Ce l’aveva in particolar modo con i Wertheimer.”
“Ah! Quelli non erano imprenditori ma ladri. Impossibile fare affari con loro. Mi avevano rubato l’idea del mio profumo, Chanel n° 5. Stavano facendo soldi a palate negli Usa e ho lottato con i denti per riprendermi il marchio. E non dimentichi che Randolph, il figlio di Winston Churchill, era e rimane un mio carissimo amico in Inghilterra! Non può accusarmi di collaborazionismo! Ero amica di tutti.”
“Sì, ci avevano già parlato della sua personalità contraddittoria, che per certi versi può sembrare debole ma per altri è di una forza di volontà incrollabile.”
“Hitler non è mai stato nulla per me, io sono francese! Il nazismo mi interessava solo nella misura in cui riuscivo a servirmene in nome degli affari e dei vestiti. Il mio atelier è famoso in tutto il mondo ed ero abituata a parlare con tutti i tipi di persone!”
“Forse c’era altro che la interessava e abbiamo numerose testimonianze. Lei nella primavera del 1941 è stata vista spesso passeggiare lungo gli Champs Elisee con un tenente della Gestapo, un certo…mi faccia leggere, Hans Gunther von Dincklage.”
“Spatz….”
“Un uomo che non era un ufficiale qualsiasi bensì un agente dell’Abwehr, il loro controspionaggio.”
“Questo non fa di me una spia!”
“Ammetterà madame, che le coincidenze sono tante: un amante tedesco, un nipote da liberare, un atelier da difendere, le conoscenze nel bel mondo parigino, le sue posizioni antisemite, le amicizie inglesi, un marchio importante da recuperare… lei in un certo senso era perfetta per il reclutamento. I suoi bisogni e quelli dei nostri invasori, che grazie al Generale De Gaulle abbiamo respinto, potevano facilmente trovare punti in comune.”
“E’ vero, io amavo e amo Spatz, l’ho sempre amato e di un amore profondo, ma non avrei mai tradito la mia patria!”
“Come possiamo esserne sicuri?”
“Signor giudice, mi guardi! Mi guardi! Io ho 57 anni e sono piccolina. Mi si presenta davanti quest’uomo in divisa, alto, bello, colto, affascinante! Che potevo fare? Che potevo fare? Me ne sono innamorata perdutamente ed ero pronta a seguirlo!”
“Non si nasconda dietro all’amore, madame.”
“Io non mi nascondo e lo seguirò ovunque, signor giudice.”
“Anche in luoghi non proprio adatti ad una stilista, come quel vostro viaggio a Madrid nella estate del 1941.”
“Andammo in Spagna per.. l’acquisto di materiali essenziali per i miei profumi.”
“Un viaggio d’affari? O per tessere contatti con l’ambasciata inglese?”
“E’ vero, conoscevo anche molte persone nei circoli altolocati inglesi e con il duca di Westminster parlai pure al telefono. Ma la vera ragione di quel viaggio non furono gli affari o le telefonate, sarò sincera, era… una piccola luna di miele, Spatz voleva così tanto una flitterwochen con me. Come potevo dirgli di no? Come potevo?”
“Lei poteva. Ma non ha voluto. Oggi che programmi ha, madame?”
“Io e Spatz ci recheremo subito in Svizzera, abbiamo già preso casa a Berna. Sparirò dalla Francia insieme a lui.”
“Un esilio quindi. Qui forse ha ragione lei, madame. Furono giorni molto duri in Francia quelli della occupazione nazista. Accaddero cose strane, dicono in tanti che è meglio gettarsi tutto alle spalle. Non possiamo vivere nel sospetto e nel rancore. Addio, madame Chanel.”



mercoledì 11 gennaio 2017

I FANTASMI

"Papà, ho paura dei fantasmi! Ci sono i fantasmi?"

"No guarda, ti faccio vedere. Adesso spengo la luce (buio) e poi la riaccendo (luce). Buio. Luce. E' cambiato qualcosa?"

"No."

"Non ci sono. Non bisogna avere paura. La cosa migliore per combattere i fantasmi domani sarà aprire la finestra e lasciare entrare il sole. Il sole è magico, scioglie i fantasmi."

"E di notte?"

"Accendi una luce. Provaci."

"Basterà?"

"Quando hai paura accendi una luce."

martedì 10 gennaio 2017

COME BILLIE HOLIDAY SCOPRI’ IL SUO DESTINO

Billie Holiday è stata una delle più grandi cantanti jazz di sempre. Aveva una voce roca e ineguagliabile, che dava profondità ad ogni pezzo. Indimenticabile. Nata poverissima da una ragazza madre nella Harlem del 1915, ebbe un destino molto travagliato (per qualche tempo fece anche la vita in un bordello) fino a quando iniziò ad avere il successo internazionale che meritava. “Lady Day” incise molte canzoni che sono diventate dei classici come Summertime ma la sua morte ha dell’incredibile: una sera a 44 anni si sentì male dopo aver bevuto, il taxista che venne a prenderla non la riconobbe e pensandola senza soldi la scaricò davanti ad un Ospedale, dove la ricoverarono troppo tardi. Al funerale c’erano tutti.

Nella sua bellissima autobiografia “La signora canta il blues” (acquisire, acquisire) raccontò come aveva scoperto le sue doti, quasi per caso. Una sera lei aveva 12 anni e sua madre stava malissimo, delirava per la febbre ma in casa non c’erano soldi per le medicine. Cosa fare? Disperata, senza nessuno che la consigliasse, la piccola Billie uscì di casa da sola senza sapere dove andare. Sapeva solo che doveva trovare dei soldi per curare sua mamma.

Si fece coraggio ed entrò in una osteria fumosa piena di omacci, tutti che bevevano birra, un locale dove non era mai entrata. Si mise in mezzo alla sala col suo abitino ed iniziò a cantare a voce intensa un blues che aveva imparato in chiesa. Gli uomini smisero di bere e la guardarono.
Billie era disperata e cantò con tutta la passione che aveva. Quando smise, aprì gli occhi e si accorse che gli uomini in sala la guardavano in silenzio commossi, qualcuno si asciugava anche gli occhi. Presero un boccale vuoto, lo fecero girare e le regalarono la colletta.

Una cantante era nata. Nel momento più cupo aveva scoperto cosa doveva fare. E quando ci sono nelle difficoltà, ripenso spesso alla piccola Billie e come scoprì il suo destino.


venerdì 6 gennaio 2017


LA LACCA

"Cos'è quello?"
"Quello cosa, cara?"
"Quel flacone sul comodino."
"Sono i flaconi di deodorante che tengo lì, la mattina quando mi vesto li uso."
"Bugiardo!"
"Perché?"
"Guarda bene!"
"Sono due flaconi, così ne ho sempre uno. Sono della Nivea, bella invenzione."
"Guarda!"
"Cosa devo guardare?"
"Guarda bene."
"Vediamo, c'è un flacone della Nivea e un altro che non conosco...Ma tu guarda! E' lacca per capelli...Ahahah rischiavo di laccarmi le ascelle."
"Chi è che l'ha messo lì?"
"Non ne ho idea, forse mia madre quando il sabato è venuta a rifarmi il letto."
"Mi devi dire qualcosa?"
"Niente."
"Guarda che io sparisco, eh? Chi è la zoccola che l''ha lasciato lì?"
"Ma non pens...oddio una scenata di gelosia e non c'entro niente..."
"Stai attento, stai molto attento."
"Ma...Non è che l'hai messo tu per vedere come reagivo?"
"QUESTO MI FA INCAZZARE!"

L'INNO DEL CORPO MOLLO

E questo è l'inno della sclerosi
Lo può cantare solo chi si è rotto i cosi
Se vi stupite la reazione e strana
Perché cascare è soprattutto cosa umana

Noi ci si casca sin dalla mattina
Si piscia poco sulla latrina
E dopo allegri si fa colazione
In carrozzina o abbarbicati sul bastone

Col corpo mollo andremo a faticare
Poi all'improvviso lui fa quello gli pare
E chi ci dice fai a modino
Noi si risponde meglio fare un pisolino

Chi si lamenta quando il suo parcheggio
E riservato a quello che sta molto peggio
Non ha capito che non è uno sfregio
Ma è fortunato a non avere il privilegio

E a chi proclama che la vita è bella
Noi lo guardiamo e lo picchiam con la stampella
Poi si va in strada e con il bastone
Col corpo mollo faccio la rivoluzione!