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domenica 30 ottobre 2016

CHE TIPO DI DOLORE PREFERISCI?

“Hola, segnor Luca! Ma…que pasa alla mano? Que le pasò?”
“Oh ciao Fernando, il mio domestico peruano preferito. Niente di preoccupante per me, è la gattina che con i suoi artiglietti mi ha ferito le dita. Una si deve essere infettata e si è formato il pus intorno all’unghia. Mi fa un male cane.”
“Siente mucho dolor?”
“Sento una pulsazione continua al dito, non posso nemmeno sfiorarlo. Speriamo guarisca presto, questa mano lo sai quanto mi serve. E’ una piccolezza ma incredibile il male che provoca.”
“Ma puede guarir?”
“Certo, mi hanno detto di immergere il dito in acqua tiepida e sale per mezzora e poi spargere sopra la polvere antibiotica. Entro qualche giorno il pus dovrebbe andarsene. Speriamo, non ne posso più. Anzi, mi prepari una scodella con l’acqua tiepida e il sale? Così mentre fai i mestieri, io puccio la mano dentro.”
“….Segnor Luca, nosotros in Perù tenemos un otro rimedio. Mas rapido.”
“Ah sì? E’ vero che tu in Perù facevi il curandero. Ma…più rapido in che senso?”
“Vamos con una aguja caliente en la piel e limpiamos toda la herida. En poco tiempo se hace todo.”
“Alla vecchia maniera quindi, si buca la pelle e si strizza finché esce sangue rosso. Ma poi con cosa disinfetti?”
“Con la mia Agua Florida, l’agua milagrosa que siempre llevo conmigo. Muy special.”  
“Ah sì, me ne avevi parlato, l’acqua di rose la chiamiamo noi . Ma come dici tu è doloroso?”
“Poco tiempo segnor. Usted que tipo de dolor gusta mas? Intenso y rapido o lungo y debil?”
“Ma funziona? Oddio…voglio risolvere questo problema. Dai, facciamolo.”
Fernando si mise subito all’opera. Aveva occhi diversi. Prese un ago dalla scatola per cucire e, mentre lo arroventava  sul fuoco per la piccola operazione, io sistemavo tutto sul tavolo: l’ovatta, il disinfettante, il cerotto.
“E’ pronto a sufrir, segnor?”, disse con l’ago rovente tra le dita.
”Forza Fernando, bucalo!”

Sono stati minuti di dolore intenso. Fernando bucò la pelle e dopo iniziò a strizzare con forza il dito malato, doveva far uscire tutto il pus fino al sangue. Io non guardavo  ma sentivo un dolore pazzesco alla mano, come se me la martellassero. Intanto pensavo alle pellacce che mi avevano preceduto: Dostojevsky davanti al plotone di esecuzione,  mia madre che mi aveva partorito, i gladiatori nell’arena. …Eppure in certi momenti mi sembrava di svenire, gemevo e mordevo ad occhi chiusi il fazzoletto di tela.
Alla fine il sangue iniziò a zampillare rosso vivo. Basta così, basta, non c’è più nulla da togliere. Fernando disinfettò con cura usando l’Agua Florida e poi mise il cerotto. Finito, è tutto finito.
Mi accasciai e tolsi il fazzoletto dalla bocca. Come tutte le volte che un dolore era terminato, provavo un senso di pace triste verso la vita.

Entro sera il dito non mi faceva più male.

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