CHE TIPO DI DOLORE PREFERISCI?
“Hola,
segnor Luca! Ma…que pasa alla mano? Que le pasò?”
“Oh ciao
Fernando, il mio domestico peruano preferito. Niente di preoccupante per me, è
la gattina che con i suoi artiglietti mi ha ferito le dita. Una si deve essere
infettata e si è formato il pus intorno all’unghia. Mi fa un male cane.”
“Siente mucho
dolor?”
“Sento una
pulsazione continua al dito, non posso nemmeno sfiorarlo. Speriamo guarisca
presto, questa mano lo sai quanto mi serve. E’ una piccolezza ma incredibile il
male che provoca.”
“Ma puede
guarir?”
“Certo, mi
hanno detto di immergere il dito in acqua tiepida e sale per mezzora e poi
spargere sopra la polvere antibiotica. Entro qualche giorno il pus dovrebbe
andarsene. Speriamo, non ne posso più. Anzi, mi prepari una scodella con l’acqua
tiepida e il sale? Così mentre fai i mestieri, io puccio la mano dentro.”
“….Segnor
Luca, nosotros in Perù tenemos un otro rimedio. Mas rapido.”
“Ah sì? E’ vero
che tu in Perù facevi il curandero. Ma…più rapido in che senso?”
“Vamos con
una aguja caliente en la piel e limpiamos toda la herida. En poco tiempo se
hace todo.”
“Alla vecchia
maniera quindi, si buca la pelle e si strizza finché esce sangue rosso. Ma poi con
cosa disinfetti?”
“Con la mia
Agua Florida, l’agua milagrosa que siempre llevo conmigo. Muy special.”
“Ah sì, me
ne avevi parlato, l’acqua di rose la chiamiamo noi . Ma come dici tu è
doloroso?”
“Poco tiempo
segnor. Usted que tipo de dolor gusta mas? Intenso y rapido o lungo y debil?”
“Ma funziona?
Oddio…voglio risolvere questo problema. Dai, facciamolo.”
Fernando si
mise subito all’opera. Aveva occhi diversi. Prese un ago dalla scatola per
cucire e, mentre lo arroventava sul
fuoco per la piccola operazione, io sistemavo tutto sul tavolo: l’ovatta, il
disinfettante, il cerotto.
“E’ pronto a
sufrir, segnor?”, disse con l’ago rovente tra le dita.
”Forza
Fernando, bucalo!”
Sono stati
minuti di dolore intenso. Fernando bucò la pelle e dopo iniziò a strizzare con
forza il dito malato, doveva far uscire tutto il pus fino al sangue. Io non
guardavo ma sentivo un dolore pazzesco
alla mano, come se me la martellassero. Intanto pensavo alle pellacce che mi avevano
preceduto: Dostojevsky davanti al plotone di esecuzione, mia madre che mi aveva partorito, i gladiatori
nell’arena. …Eppure in certi momenti mi sembrava di svenire, gemevo e mordevo ad
occhi chiusi il fazzoletto di tela.
Alla fine il
sangue iniziò a zampillare rosso vivo. Basta così, basta, non c’è più nulla da
togliere. Fernando disinfettò con cura usando l’Agua Florida e poi mise il
cerotto. Finito, è tutto finito.
Mi accasciai
e tolsi il fazzoletto dalla bocca. Come tutte le volte che un dolore era terminato,
provavo un senso di pace triste verso la vita.
Entro sera
il dito non mi faceva più male.
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